Il progetto Zoom su Angelico, sviluppato dalla Fondazione Palazzo Strozzi e dalla Fondazione CR Firenze, nasce in occasione della grande mostra dedicata a Beato Angelico.
L’iniziativa invita a osservare con occhio attivo e attento le opere del frate pittore: la gestualità dei personaggi, le espressioni dei volti, i motivi dei tessuti e le raffinate decorazioni diventano protagonisti di un’esperienza che permette di comprendere da vicino l’unicità di ogni sua tavola.
All’interno del percorso espositivo a Palazzo Strozzi, una sala speciale ospita un grande schermo che raccoglie le immagini condivise sui social network dai visitatori con l’hashtag #ZoomSuAngelico. Il social wall trasforma la mostra in un racconto corale di sguardi e dettagli, creando un dialogo partecipativo tra i pubblici e i capolavori di Angelico.
Le fotografie più interessanti sono rilanciate anche dai canali ufficiali Instagram e Facebook di Palazzo Strozzi, offrendo un riconoscimento diretto alla creatività di chi partecipa e alimentando la condivisione online.
Il progetto si completa con un angolo editoriale dove è possibile sfogliare il catalogo della mostra e approfondirne i temi. In questo modo l’esperienza digitale e quella fisica si intrecciano, offrendo nuovi strumenti di conoscenza e coinvolgimento.
Fondazione CR Firenze sostiene Zoom su Angelico per incoraggiare a vivere un’esperienza personale con le opere di Beato Angelico e con il patrimonio artistico in modo attivo. Fin dalla sua nascita, Fondazione CR Firenze promuove l’interesse delle giovani generazioni per la cultura, stimola una partecipazione inclusiva all’arte e coinvolge la cittadinanza con linguaggi e strumenti contemporanei, in dialogo con i grandi temi sociali e culturali del presente.
Partecipa a Zoom su Angelico: fotografa i dettagli che più ti colpiscono, condividili online e diventa parte del racconto collettivo della mostra.
In copertina: Beato Angelico, Madonna dell’Umiltà e cinque angeli (det.), 1425 circa, Barcellona, Museu Nacional d’Art de Catalunya, Photo credits: © Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid