Modernismo: il racconto di sala sei

Dal 1912 Natalia Goncharova si interessa per un breve periodo a temi urbani e moderni – macchine, fabbriche, velocità – anche quale risposta al Futurismo, di cui però contesta l’esaltazione della guerra e il maschilismo del gruppo, che non permette a donne di farne parte. Ne condivide invece la volontà di scandalizzare, come quando nel 1913, insieme ad altri artisti futuristi, di cui viene definita leader, passeggia per le strade più eleganti di Mosca con il volto e il corpo dipinti, in una performance ante litteram. Ai temi legati alla modernità, gli artisti russi associano altre tendenze dell’arte dell’Europa Occidentale, come le prospettive frammentate del Cubismo, creando uno stile definito Cubofuturismo. Foto di Alessandro Moggi Contemporaneamente appaiono nelle opere di Natalia Goncharova elementi raggisti, ancora prima che ne sia formulata la teoria da Larionov nei due manifesti Raggisti e Futuristi e Raggismo, pubblicati nel 1913 ma datati all’anno precedente. Il Raggismo (lučizm, da luč, “raggio”), primo movimento d’arte astratta di origine russa, crea forme spaziali come risultato dell’intersezione di fasci luminosi riflessi dagli oggetti: l’attenzione è concentrata sui raggi e i soggetti si riconoscono con difficoltà, tramutati in pura astrazione per suggerire un mondo oltre il visibile. Natalia Goncharova è tra i primi a compiere un ulteriore passo verso l’arte non figurativa, ispirandosi al tema dell’energia e ai processi invisibili della trasformazione fisica della materia.
Lunga vita allo stile raggista che abbiamo creato – libero dalle forme concrete e che si sviluppa secondo le leggi pittoriche Mikhail Larionov, Natalia Goncharova, 1913
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