Dall’arte alla scienza: i ragni nel mondo biologico

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Ricercatrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Malayka Picchi è stata coinvolta nella preparazione della mostra Tomás Saraceno. Aria come consulente per comprendere al meglio i ragni e le loro caratteristiche.

Sono rimasta affascinata, lo devo ammettere.
Io, abituata a osservare i ragni all’aperto o allo stereoscopio, ho avuto un immenso piacere nel vedere come queste piccole creature siano state delle muse ispiratrici per un grande artista come Saraceno. La seta finemente intrecciata, tesa e vibrante dei ragni come opera d’arte.
Da entomologa non avevo mai visto la ragnatela con gli occhi di un artista, o meglio – la natura tutta è arte, soprattutto il microcosmo – non avevo mai pensato a come un artista vede la ragnatela e come, volutamente e visionariamente, la spinge a essere qualcosa di più. Tanto reale quanto astratta. Saraceno è riuscito ad andare oltre la mera biologia funzionale della ragnatela. Ha creato qualcosa di unico: ha unito in modo profondo l’aracnologia con l’arte. Con l’arte, il linguaggio scientifico si colora, si abbellisce e raggiunge i cuori anche di coloro che sono terrorizzati dai ragni, svelando il loro reale fascino. Infatti, questi animali generano delle profonde scosse emotive nelle persone. Ignorati dai più, fonte di terrore per molti altri, ma esiste una minoranza che li osserva con occhi curiosi, in cerca di forme e comportamenti che lasciano incantati.
Quello dei ragni è un gruppo antico e vasto. Sono degli artropodi (e non insetti) che appartengono al grande mondo degli aracnidi, lo stesso mondo di cui fanno parte le zecche, gli scorpioni e altre svariate e bizzarre forme, meno conosciute perché difficili – se non impossibili – da incontrare in Italia. Nel mondo esistono più di 48mila specie e ogni giorno se ne scoprono di nuove; l’Italia si difende bene con le sue 1677 specie finora conosciute. Sono animali predatori (a eccezione della sola specie Bagheera kiplingi che integra la propria dieta con pinnule di acacia), in cima alla catena alimentare, che regolano la quantità di insetti. In poche parole, se non ci fossero i ragni saremo completamente invasi dagli insetti: un recente studio ha evidenziato che, nel mondo, annualmente, i ragni mangiano tra i 400 e gli 800 milioni di tonnellate di insetti. Tra questi anche quelli che potrebbero far fuori le nostre scorte di cibo. Sono degli utili alleati in agricoltura, sebbene l’utilizzo di sostanze di sintesi li riduca drasticamente come numero e come specie.

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Tomás Saraceno, TREMOR, 2019-in corso, Courtesy l’artista, © Studio Tomás Saraceno
In basso, nella carta, le differenti fasi della costruzione di una ragnatela.

La caratteristica fondamentale dei ragni, che viene ripresa e reinterpretata da Saraceno, riguarda la capacità di generare e usano in modi differenti la seta: una proteina che concilia resistenza ed elasticità, che i ragni utilizzano per catturare le prede, costruire dei ripari o per proteggere la prole. In base alla funzione, possono regolare le qualità della seta secreta per la ragnatela. La spirale di cattura deve trattenere le prede, ma senza rompersi. Quindi dovrà essere capace di dissipare l’energia dell’urto, mentre la cornice e i fili di ancoraggio devono essere forti e resistenti tali da sorreggerne la struttura. La seta viene poi talvolta lavorata e increspata o arricchita di gocce di colla che aumentano la possibilità che la preda rimanga nella ragnatela.
La biodiversità nel mondo dei ragni riguarda anche la ragnatela, non solo per la qualità della seta, ma anche per le forme che questi modellano pazientemente. Ci sono quelli precisi e ordinati come gli Araneidae, che tessono ragnatele regolari e verticali, con il ragno che sovente si trova al centro ad attendere una vibrazione, uno stimolo che indichi la presenza di una preda incappata casualmente nella trappola. Oppure ci sono quelli più estrosi come i Theridiidae, che costruiscono ragnatele irregolari e su più direzioni. Poi, ci sono gli estremisti, come i ragni del genere Mastophora che utilizzano un solo filo di seta con una piccola goccia di colla per catturare al lazo le falene; o ancora i rappresentanti del genere Deinopis che, mentre con le zampe posteriori restano appesi a qualche sostegno, con la seta costruiscono tante cornicette quadrate, una dentro l’altra, che trattengono con le zampe anteriori e scagliano sulla preda quando questa incappa nella rete di fili di avvertimento, diligentemente costruita in prossimità del suolo.
Una biodiversità che permette ai ragni di colonizzare molti ambienti diversi con successo. Un esempio straordinario di adattamento riguarda il ragno palombaro, Argyroneta acquatica, che, come suggerisce il nome, si è adattato a vivere in acqua dolce. Riesce a passare la maggior parte della vita sott’acqua grazie alla capacità di trattenere un piccolo strato di aria sul proprio corpo e a ricaricarlo all’occorrenza.

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Tomás Saraceno, Outer Space seems not so Unfamiliar, 2014, Courtesy l’artista

Invece, parlando di guinness dei primati, provate a immagine la più grande ragnatela esistente. Quando può essere grande? Caerostris darwinii, una specie del Madagascar, costruisce una ragnatela che ha un filo di ancoraggio di venticinque metri, con una spirale di cattura ampia ben tre metri quadrati. Questo “lenzuolo” di ragnatela le serve per intercettare gli insetti che sfarfallano dai grandi fiumi, costruendo sopra l’alveo la propria trappola.
Il mondo degli aracnidi è fatto così; sembrano esseri di poco conto, ma in realtà hanno mille peculiari sfumature piene di fascino.
Vi invito a scoprirlo questo mondo, così da vivere la mostra di Saraceno come farebbe un vero aracnofilo.

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Tomás Saraceno, Webs of At-tent(s)ion, 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Ela Bialkowska, OKNOstudio

In copertina: Tomás Saraceno, Particular Matter(s), 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Studio Tomás Saraceno