Utopie Radicali
Gli artisti in mostra

Dal 20 ottobre 2017 al 21 gennaio 2018 gli spazi della Strozzina di Palazzo Strozzi ospitano Utopie Radicali, la mostra che celebra la straordinaria stagione creativa fiorentina del movimento radicale tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento.

In un caleidoscopico dialogo tra oggetti di design, video, installazioni, performance e narrazioni il percorso riunisce per la prima volta le opere visionarie di gruppi e personalità quali Archizoom, Remo Buti, 9999, Gianni Pettena, Superstudio, UFO e Zziggurat.


ARCHIZOOM

Il gruppo fondato a Firenze nel 1966 da Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Daganello e Massimo Morozzi (ai quali si aggiungono nel ’68, Lucia e Dario Bartolini) partecipa alla “Global Tools” e prima si afferma per la ricerca di un’architettura improntata ad analizzare e migliorare il territorio e la società mediante una relazione diretta con essi. I molteplici progetti, spesso provocatori, da loro ideati, oltre a essere stati ispirazione per architetti e designer, sono diventati iconici manifesti dell’arte italiana degli anni ’70 e lo sono ancora oggi. Fondamentale apporto al dibattito teorico del movimento Radicale è stato dato da tutto il gruppo e in particolare dalle Radical Notes di Andrea Branzi su «Casabella».

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Archizoom Associati, Safari, 1968, Firenze, Centro Studi Poltronova

 

REMO BUTI

Artigiano e ceramista prima ancora di laurearsi in architettura, è stato tra i più innovativi docenti dell’università di Architettura di Firenze dove tiene il corso di Arredamento e Architettura degli Interni facendosi portavoce della “liberazione della fantasia contro la tirannia del sistema economico”. Con altri radicali, è tra i fondatori della contro-scuola di design “Global Tools”. Parallelamente all’attività di docenza, la più amata, si afferma professionalmente vincendo numerosi premi Internazionali di urbanistica, architettura e design. È presente alle Biennali di Venezia e Triennali di Milano grazie alle sue ricerche progettuali dalla spiccata componente visiva e comunicativa.

width=Remo Buti, Piatti di Architettura, 1962-1975, Firenze, Collezione Remo Buti

 

GIANNI PETTENA

Architetto, artista e critico, professore di Storia dell’Architettura Contemporanea all’Università di Firenze e di Progettazione alla California State University, co-fondatore della“Global Tools”. Il suo lavoro ha assunto la forma di progetti di design, d’architettura, d’installazioni museali e performances. Non rinnega la formazione di architetto ma è da sempre convinto della necessità di ripensare il significato della disciplina. Fin dagli anni Sessanta si avvicina più degli altri radicali alla concettualità della ricerca radicale austriaca preferendo gli strumenti e i linguaggi delle arti visive a quelli della progettazione architettonica.

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Gianni Pettena, Rumble Sofa, 1966, Collezione privata

 

SUPERSTUDIO

Il gruppo fondato a Firenze nel 1967 da Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo di Francia, Roberto Magris, Piero Frassinelli, Alessandro Magris e Alessandro Poli (che fa parte del gruppo dal 1970 al ’72) ha svolto attività di ricerca teorica sulla progettazione, ha lavorato nel campo dell’architettura e del design con allestimenti, costruzioni, mobili e oggetti e ha partecipato alla fondazione della “Global Tools”. Ha prodotto progetti utopici sugli atti ‘fondamentali’ alla ricerca di una rifondazione filosofica e antropologica dell’architettura.

 

width=Superstudio, Bazaar, 1968, Casalguidi (Pistoia), Giovannetti Collezioni


UFO

Il gruppo fondato nel 1967, all’interno dell’Università di Architettura di Firenze, da Lapo Binazzi, Riccardo Foresi, Titti (Vittorio) Maschietto, Carlo Bachi, Patrizia Cammeo e Sandro Gioli (1967-1968) ha operato una spettacolarizzazione dell’architettura nel tentativo di trasformarla in evento, azione di “guerriglia” urbana e ambientale. In questo ambito nascono gli Urboeffimeri (1968), architetture gonfiabili in scala reale calate sul centro storico della città. Gli oggetti e il design d’interni sono caratterizzati da una vena pop che rivela tutta l’ironia nei confronti del design convenzionale.

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UFO, Urboeffimero 6, Piazza del Duomo, 1968, Firenze, Archivio UFO di Lapo Binazzi

 

9999

Il gruppo nasce a Firenze nel ’68 inizialmente composto da Paolo Coggiola, Andrea Gigli, Giovanni Sani, Mario Preti, Paolo Galli, Fabrizio Fiumi, Paolo Caldini, si chiamano 1999. Nel ’71 Coggiola, Preti, Sani e Gigli ne escono ed entra il fotografo Giorgio Birelli. Nell’estate del ’68 il gruppo aveva inaugurato il proprio studio, spazio di progettazione e ideazione sulla collina di Marignolle, il 25 settembre di quell’anno ha luogo l’Happening Progettuale su Ponte Vecchio, intervento urbano di reinterpretazione di un luogo fortemente connotato. Nel ’69 viene progettato lo Space Electronic, spazio libero e autogestito direttamente dal gruppo nel quale si susseguono manifestazioni sperimentali, performance teatrali e concerti. Nel ’72 con il progetto della Casa-Orto partecipano alla mostra al MoMA Italy the New Domestic Landscape.

width=9999, Meeting tra Mao e Nixon a Graz, 1971 San Casciano Val di Pesa (Firenze), Archivio 9999

 

ZZIGGURAT

Il gruppo si costituisce nel 1969 grazie alla collaborazione di Alberto Breschi, Giuliano Fiorenzuoli e Roberto Pecchioli. Il lavoro di Zziggurat si caratterizza per l’interesse predominante nei confronti dell’architettura, della sua dimensione urbana, dei suoi strumenti espressivi e comunicativi, filtrati dalle esperienze dell’arte. In quest’ottica partecipano a concorsi e mostre tra cui Triennale di Milano (’73) e Biennale di Venezia (’78). Nel 1971 il gruppo partecipa al seminario Vita, morte e miracoli dell’architettura organizzato all’interno dello Space Electronic e nel ’73 fa parte dei fondatori della “Global Tools”. Zziggurat pur partendo da astrazioni utopiche ha nel progetto realmente costruito e permanente l’obiettivo principale del suo operare.

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Zziggurat, Alberto Breschi, Roberto Pecchioli, La città di foglie, 1972, Firenze, Archivio Alberto Breschi

 

Scopri la mostra e gli eventi legati a Utopie Radicali, a Palazzo Strozzi fino al 21 gennaio 2018.
La mostra è prodotta e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Fondazione CR Firenze e Osservatorio per le Arti Contemporanee.