We shall overcome

di Arturo Galansino

In programma a Palazzo Strozzi per la primavera 2021, la mostra American Art 1961-2001 racconterà, attraverso più di cento importanti opere provenienti dalle collezioni del Walker Art Center di Minneapolis, quarant’anni di storia americana, dalla guerra in Vietnam fino all’attacco alle Twin Towers.
In questa narrazione verrà dato ampio spazio ai temi della diversità e della lotta per i diritti: valori fondanti e, allo stesso tempo, profondamente contraddittori nella costruzione dell’identità culturale americana. E proprio le opere di alcuni degli artisti presenti in mostra ci appaiono in questi giorni in tutta la loro drammatica attualità.

Kerry James Marshall, “BY ANY MEANS NECESSARY”, 1998.
Minneapolis, Walker Art Center

Ripreso da numerosi video, il tragico evento dell’arresto che lo scorso 25 maggio, a Minneapolis, ha portato alla morte di George Floyd, afroamericano di 46 anni, ha dato il via a una serie di crescenti e sempre più violente proteste in tutte le grandi città americane. Le immagini, ormai virali, diffuse e condivise da tutti i media americani e internazionali, mostrano come siano inascoltate le grida di aiuto di Floyd, schiacciato a terra sul collo dal ginocchio di uno degli agenti fino a non riuscire più a respirare. Si tratta dell’ennesimo abuso di potere da parte della polizia nei confronti di un cittadino di colore, e quello che gli Stati Uniti stanno oggi vivendo riporta alla mente i fatti che si susseguirono a Los Angeles tra il 1991 e il 1992 a partire dalla diffusione del video del pestaggio da parte della polizia di un altro uomo di colore, Rodney King. Il processo agli agenti si era concluso con un verdetto di quasi totale assoluzione e per oltre un mese si sono susseguite numerose azioni di protesta, sanguinosi scontri e violenti saccheggi in tutta la città californiana. Questi fatti e i tanti casi di violenze razziste perpetrate dalle autorità, che nei primi anni Novanta iniziarono a essere documentati e condivisi anche dai principali media, crearono un ampio dibattito pubblico nella società americana, che trovò eco anche nel mondo dell’arte. 

Gary Simmons, Us and Them, 1991
Minneapolis, Walker Art Center

Durante gli anni Novanta impegno civico e sociale entrarono con forza al centro del dibattito artistico grazie a figure provenienti da comunità tradizionalmente emarginate, come quelle LGBTQ, afroamericana e nativa. È in questo contesto che artisti di colore come Glenn Ligon, Gary Simmons o Kara Walker si sono imposti nel panorama artistico americano dimostrando la capacità di poter unire storia dell’arte e attualità in un linguaggio di forte impatto e suggestione. 

Una ampia sezione della mostra American Art 1961-2001 metterà in luce queste figure che hanno dimostrato con le loro opere una forza espressiva senza precedenti, figlia di ingiustizie e tensioni che ancora oggi sono lontane da essere risolte. Uno dei principali interpreti di questo nuovo corso dell’arte americana è Kerry James Marshall, le cui opere saranno tra le protagoniste della mostra di Palazzo Strozzi. 

Kerry James Marshall, “WE SHALL OVERCOME”, 1998
Minneapolis, Walker Art Center

Artista afroamericano nato nel 1955 a Birmingham (Alabama) e cresciuto a Los Angeles, Marshall spazia dall’astrazione al fumetto, tra pittura, installazione, video e fotografia, e si è imposto negli anni Novanta come uno dei più importanti artisti in grado di raccontare la storia (e il presente) dell’identità nera negli Stati Uniti. Tra le sue opere che saranno esposte a Palazzo Strozzi, spiccano le celebri stampe che hanno per soggetto slogan storici del movimento per i diritti civili degli anni Cinquanta e Sessanta, alcuni pacifisti e identitari, altri militanti e di lotta: ‘Black is Beautiful’, ‘Black Power’, ‘We Shall Overcome’, ‘By Any Means Necessary’ e ‘Burn Baby Burn’. L’appropriazione di frasi provenienti da un contesto storico passato come quello della lotta al segregazionismo diviene strumento di attualizzazione di una battaglia mai in realtà vinta e conclusa. E quelle parole, ancora oggi, risuonano come attuali e vibranti nella loro perdurante irrisolutezza.

Kerry James Marshall, “BLACK POWER”, 1998
Minneapolis, Walker Art Center

Gli eventi di questi giorni testimoniano nella loro tragicità le profonde tensioni che animano ancora oggi l’America e, con essa, gran parte del mondo occidentale. Tutto ciò pone le istituzioni culturali di fronte alla possibilità di raccontare l’oggi attraverso l’arte contemporanea, prendere posizione e partecipare al dibattito pubblico. Da sempre Palazzo Strozzi si impegna a parlare ai propri pubblici dei temi più rilevanti e urgenti del nostro presente e mai come in questi ultimi mesi è risultato evidente che il ruolo di un’istituzione che voglia contare nel proprio tempo impone il dovere di assumersi questa responsabilità.