Caterina

«Ho pensato in quella prima estate: fossi io la fede
sceglierei te come fortezza» Roberta Dapunt,
Le beatitudini della malattia, 2013


Caterina è il racconto di un progetto e contemporaneamente un libro d’artista.

È la traccia dell’esperienza che l’artista Cristina Pancini ha sviluppato per A più voci, il programma che Palazzo Strozzi dedica alle persone che vivono con l’Alzheimer.
Allo stesso tempo è un lavoro a più mani dove ogni aspetto è stato pensato e realizzato con cura paziente.

Punto di partenza è stata l’opera video Catherine’s Room, un polittico composto da cinque schermi di piccolo formato in cui l’artista americano Bill Viola rappresenta una donna impegnata in rituali quotidiani. L’esecuzione di queste azioni sembra assorbirla totalmente e sospenderla in un eterno e ciclico presente.

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Per quest’opera Bill Viola si è ispirato alla predella della tavola Caterina da Siena fra quattro beate domenicane, realizzata alla fine del XIV secolo e attribuita al pittore senese Andrea di Bartolo. Santa Caterina è al centro, l’unica a essere frontale. Nella mano destra, oltre al crocifisso, sembra avere delle lettere. Sotto, nella (finta) predella sono raffigurate scene di vita delle beate, perlopiù ambientate in celle dove le donne vivono in solitudine la loro totalizzante esperienza mistica.

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Il progetto Caterina è iniziato con l’osservazione di queste due opere esposte a Palazzo Strozzi nell’ambito della mostra Bill Viola Rinascimento elettronico (marzo – luglio 2017) e dalla riflessione sulle possibilità che le persone con Alzheimer hanno di vivere la propria relazione con il mondo.

Con il progredire del viaggio nella demenza la mente non è più una stanza ordinata e sicura, diventa uno spazio sconosciuto. Il mondo risulta sempre più inconoscibile. Uscire diviene sempre più difficile. La relazione con gli altri può essere fonte di rassicurazione, stupore, o minaccia, sempre meno di reciproca identificazione. Eppure si ha bisogno degli altri, del mondo che ci circonda fuori da noi stessi. Sono lo sguardo e le parole degli altri che ci dicono chi siamo, che ci confermano che siamo.

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Attraverso quattro postazioni, una sala di Palazzo Strozzi si è trasformata nel territorio di un viaggio, un percorso di conoscenza reciproca a due (ogni anziano con il proprio caregiver), un cammino di scoperta degli angoli, dei soffitti, degli oggetti e di tutto quello che abita un luogo, compresi noi stessi. Le quattro postazioni sono state punti di riferimento da esplorare a coppie in base ad alcune indicazioni date sotto forma di lettera: osservare la stanza per trovarne gli infiniti panorami; sceglierne uno e fotografarlo; guardare fuori (dalla finestra) e raccontare quello che si vede o quello che si immagina possa esserci (un racconto a occhi chiusi, a voce bassa); entrare in relazione con alcuni oggetti posti su un tavolo: guardare, toccare, spostare una mela, un lenzuolo, aghi e filo, un libro, una candela, un abat-jour o un ramo di ciliegio; scrivere su un quaderno il proprio indirizzo di casa.

I quattro spazi sono stati anche una “sala d’attesa” prima di oltrepassare la porta ed entrare nell’ultima postazione, la quinta, dove è avvenuto l’incontro con l’artista: una nuova Caterina. È una giovane donna, un po’ meno giovane della Santa, ma più giovane della Catherine di Bill Viola. Come loro ha trascorso del tempo confinata nei propri pensieri e del mondo ha guardato ben poco.

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Caterina-Cristina è in fondo alla stanza ed è seduta sotto a una grande finestra. Guarda fuori. Su un tavolo ad aspettare ogni coppia ci sono un taccuino, una penna e un’altra lettera. Nella lettera Caterina ha raccontato un desiderio: uscire. Cosa deve sapere qualcuno che sta per mettersi in viaggio dopo un lungo periodo di separazione dal mondo? Caterina si è affidata ai visitatori, ha chiesto suggerimenti alla loro esperienza. Questo suo affidarsi ha restituito agli anziani un’insospettata capacità di empatia, immedesimazione e consiglio. Ha rivelato il loro genuino desiderio di relazione. Molti si sono fatti carico della responsabilità di guidarla. Riprendendo la tradizione dell’Album Amicorum le pagine del taccuino si sono riempite: “trova una buona sorella”, “annusa il profumo di una rosa”, “non perdere di vista il cielo e il mare”, “andare, via, muoversi, senza fermarsi”. E Caterina è uscita.

I taccuini l’hanno accompagnata e guidata nei suoi viaggi. Come la Santa e come Catherine ha scritto lettere, una per ogni coppia che ha conosciuto in quella stanza, una per ogni consiglio ricevuto e indirizzo lasciato. Ha raccolto immagini per i suoi visitatori e le ha restituite attraverso le parole. Con le sue lettere ha cercato di farle entrare nelle loro abitazioni.

Tracce dell’esperienza Caterina sono raccolte in un volume il cui contenitore crea uno spazio, una stanza, che tiene al suo interno le frasi e le espressioni, la scrittura e le immagini. Si apre all’esterno per restituire tutta la storia e raccontarla.

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Clicca sulle immagini per scaricare i pdf dei testi

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La pubblicazione Caterina nasce come una collaborazione tra:
Fondazione Palazzo Strozzi e Boîte Editions

Sponsor tecnico:
Gruppo Cordenons

Progetto grafico:
Roberta Cesani

Elaborazioni sonore:
Federico Primavera

Fotografie:
Simone Mastrelli e Martino Margheri

Caterina è un progetto di:
Cristina Pancini

A più voci è a cura di:
Irene Balzani, Luca Carli Ballola, Michela Mei

Hanno preso parte al progetto:
Virginia Galli, Simone Mastrelli, Azzurra Simoncini, Isaura Baronti e Cinzia Pratesi, Enrico Serci e Angela Poppi, Remo Bruni e Rosella Vignali, Antonio Cera e Lucia Betti, Valmaro Macciani e Cecilia Grappone, Imelda (Diva) Tizzi, Antonella Cantini e Sandra Passini, Angela Reali Vannucci e Maria Claudia Cangioli, Nicolò Muscau e Anna Trebbioli, Alberto Ceccarelli e Ania Wielgosz, Giuseppe Barberini e Debora Anziani, Giuseppina (Gina) Giordani e Camelia Manuela Porumb, Vittorio Cappelli e Germana Mazzara, Anna Degli Innocenti e Sara Napoli, Graziella Cursi e Paola Landi, Iliana Ferretti e Matteo Bianconcini, Liliana Tacchi e Anna Soncini, Lorenza Ferro e Viktoria Shtefano, Germando Fallani e Alessandra Marmugi, Roberto Giani e Maria Luisa Calvelli, Cristina Arrighetti e Cosimo Righini, Adriana Tuci e Serena Fusi, Mirella Noccioli e Maria Statello, Piera Capecchi e Barbara Fedeli, Rita Sanna e Elena Grimaldi, Sonia Montelatici e Matteo Bianconcini