Alla scoperta del Cinquecento a Firenze

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Nell’aprile del 1940 la Mostra del Cinquecento Toscano inaugurò Palazzo Strozzi come spazio espositivo e nel 1980, nelle sale dello stesso palazzo, Il primato del disegno fece comprendere la varietà, complessità e qualità dell’arte fiorentina del sedicesimo secolo; sulla seconda metà insiste oggi Il Cinquecento a Firenze ultimo atto di una trilogia a cura di chi scrive, iniziata con Bronzino nel 2010 e proseguita con Pontormo e Rosso Fiorentino nel 2014.

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La rassegna attuale celebra un’epoca eccezionale per virtù culturali e per estro intellettuale, all’interno della quale, fra le molte vie possibili, è stata scelta quella del confronto fra le istanze della vasariana ‘maniera moderna’ e quelle della controriforma. Una stagione unica, segnata da un lato dagli esiti del concilio di Trento e dall’altro dalla figura di Francesco I de’ Medici, uno dei più geniali rappresentanti del mecenatismo di corte in Europa, aperto al mito e alle scienze, qui ricordato a cinquant’anni dalla pubblicazione del fondamentale Principe dello Studiolo di Luciano Berti.

Diciannove impegnativi interventi di restauro eseguiti in occasione della mostra, hanno permesso di restituire leggibilità a opere fondamentali, spesso in condizioni precarie per complessi problemi di conservazione. Dopo l’esposizione sarà riconsegnato al godimento pubblico un patrimonio di qualità straordinaria, per lo più finora ingiustamente negletto.

width=Veduta della prima sala della mostra, in primo piano il Dio fluviale di Michelangelo

Le prime due sale riassumono quanto è stato presentato nelle mostre su Bronzino e Pontormo e Rosso, esibendo opere che in esse non erano esposte e accostando capolavori degli anni Venti del Cinquecento creati da artisti che sarebbero stati maestri indiscussi di tutto un secolo, a cominciare da Andrea del Sarto e Michelangelo.

Le meditazioni svolte da Andrea nella Pietà di Luco (1523-1524) furono cruciali negli anni che videro la Chiesa di Roma ribadire, al cospetto di dissensi e dinieghi divulgati dal pensiero luterano, principi fondamentali come la presenza reale di Cristo nell’ostia consacrata. Andrea fu modello di stile per i pittori fiorentini: da quelli spregiudicati cresciuti alla sua ombra (Pontormo e Rosso, appunto) a quelli annoverati nella genealogia ideale che da Pontormo prende le mosse per proseguire col Bronzino e pervenire ad Alessandro Allori, fino a intaccare il Seicento. Le opere di Andrea furono copiate e studiate per decenni, non solo per le loro doti stilistiche, ma anche per aver con largo anticipo mostrato quella chiarezza espositiva e quel modo accostante d’offrirsi che erano ricercati dal concilio di Trento.

width=Andrea del Sarto, Compianto su Cristo morto (Pietà di Luco), 1523-1524, olio su tavola, Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria Palatina

Anche Michelangelo fu modello di riferimento imprescindibile per gli artisti, soprattutto per le opere della Sagrestia Nuova, lasciata incompiuta al momento della partenza per Roma nel 1534, ma qui evocata dal Dio fluviale (1526-1527 circa) dopo il restauro. Il Mercurio di Bandinelli indica da subito la compresenza in mostra di temi sacri e profani.

width=Veduta della mostra, in primo piano: Baccio Bandinelli, Mercurio, ante 1512, Parigi, Musée du Louvre, Département des Sculptures

In un’esedra si squadernano in un confronto inedito, da manuale di storia dell’arte e come in un trittico ideale, tre capisaldi di tutta l’arte occidentale: la Deposizione dalla croce di Volterra del Rosso Fiorentino (1521), la Deposizione di Santa Felicita del Pontormo (1525-1528) e il Cristo deposto di Besançon del Bronzino (1543-1545 circa).

Al pari di Andrea del Sarto nella Pietà di Luco, anche il Pontormo sceglie di rendere esplicita la presenza del corpo di Cristo nell’ostia consacrata immaginandosi due angeli che ne depongono il cadavere sull’altare sottostante: la pala di Santa Felicita viene a porsi lungo una linea storico-figurativa che unisce la visione naturalistica di Andrea del Sarto alle riflessioni teologiche che il Bronzino svolge un ventennio dopo nella cappella di Eleonora in Palazzo Vecchio, quando si confronta con lo stesso soggetto.

Percorso diverso sarà quello del Rosso, che troverà pochi seguaci nella Firenze granducale per il suo linguaggio arcaizzante eppure spregiudicato.

width=Veduta della mostra con le Deposizioni di Rosso Fiorentino, Pontormo e Bronzino a confronto

La seconda parte della sala offre un panorama delle arti fiorentine fino alla prima edizione delle Vite di Giorgio Vasari, stampata nel 1550, con opere di Cellini, Salviati e Vasari stesso. Viene dunque presentata la nascita, fra il 1530 e il 1550, di quei linguaggi che verranno poi fatti propri dagli artisti di Francesco I e Ferdinando I de’ Medici.

Carlo Falciani e Antonio Natali
Curatori della mostra Il Cinquecento a Firenze

width=Veduta della mostra con le opere di Cellini, Salviati e Vasari

Per chi desidera scoprire il resto del percorso espositivo restano ancora pochissimi giorni. La mostra, giudicata dalla critica come la migliore del 2017, resterà aperta tutti i giorni fino a domenica 21 gennaio 2018.

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Il Cinquecento a Firenze in 5 capolavori

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Dal 21 settembre 2017 al 21 gennaio 2018, Palazzo Strozzi celebra l’arte del Cinquecento a Firenze, un’eccezionale epoca culturale e di estro intellettuale, tra “maniera moderna” e controriforma, tra la committenza dei Medici e della Chiesa.

Ultimo atto d’una trilogia di mostre, a cura di Carlo Falciani e Antonio Natali, iniziata con Bronzino nel 2010 e Pontormo e Rosso Fiorentino nel 2014, Il Cinquecento a Firenze riunisce un totale di oltre settanta capolavori tra dipinti e sculture, di cui diciassette restaurati per l’occasione – uno straordinario dialogo fra opere di artisti come Michelangelo, Bronzino, Giorgio Vasari, Rosso Fiorentino, Pontormo, Santi di Tito, Giambologna, Bartolomeo Ammannati.

Abbiamo selezionato per voi 5 capolavori fra le opere esposte a Palazzo Strozzi in questa grande mostra.

 

Andrea del Sarto, Compianto su Cristo morto (Pietà di Luco)

Siglata con il monogramma delle due A intrecciate, la tavola – restaurata per la mostra – fu eseguita per il monastero camaldolese di San Pietro a Luco di Mugello, dove l’artista si era rifugiato per sottrarsi all’epidemia pestilenziale che imperversava a Firenze. Opera di straordinaria chiarezza, è una riflessione sul tema del mistero dell’incarnazione eucaristica, fondamentale nella Chiesa dopo Lutero.

width=Andrea del Sarto, Compianto su Cristo morto (Pietà di Luco), 1523-1524, olio su tavola, Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria Palatina

 

Alessandro Allori, Cristo e l’adultera

La tavola fu commissionata per la cappella di famiglia da Giovan Battista Cini, consigliere di Cosimo de’ Medici, drammaturgo che partecipò agli apparati per le nozze di Francesco e Giovanna d’Austria e in quell’occasione entrò forse in contatto con Allori. L’artista ambienta la scena in un’aulica architettura fiorentina, ma non rinuncia ai dettagli raffinati di tessuti, frange e merletti.
Il restauro dell’opera è stato reso possibile grazie al generoso contributo di Friends of Florence.

width=Alessandro Allori, Cristo e l’adultera, 1577, olio su tavola, Firenze, Basilica di Santo Spirito

 

Giambologna, Crocifisso

Giambologna volle questo Crocifisso per la propria cappella funeraria nel coro della Santissima Annunziata. Il Cristo venne fuso probabilmente il 21 marzo 1598 insieme ai rilievi della base del monumento a Cosimo I di piazza della Signoria. Il Cristo morente, ancora privo del colpo sul costato, è pretesto per rappresentare un perfetto corpo atletico ma anche un sentimento di pietà controriformata.
Il restauro dell’opera è stato reso possibile grazie al generoso contributo di Friends of Florence.

width=Giambologna, Crocifisso, 1598, Bronzo, Firenze, Basilica della Santissima Annunziata

 

Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, La Notte

La Notte è trasposizione in pittura dell’analoga figura scolpita da Michelangelo per la tomba di Giuliano de’ Medici, duca di Nemours, nella Sagrestia Nuova. Inserita in uno scenario notturno, del marmo ripropone il copricapo con la stella e la mezzaluna, la maschera svelata dalla Notte e la civetta. Tosini ha inoltre aggiunto una clessidra, una lanterna e due maschere, simboli del tempo notturno e dell’inganno.

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Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, La Notte, 1555-1565, olio su tavola, Roma, Galleria Colonna

 

Bartolomeo Ammannati, Ercole e Anteo

Il gruppo era sulla fontana grande della villa di Castello, nel giardino voluto da Cosimo de’ Medici. Ammannati nel dicembre del 1559 aveva pronto il modello per la fusione, avvenuta pochi mesi dopo. Il mito dell’eroe greco rispondeva al programma celebrativo di Ercole-Cosimo: la statua ne illustrava la vittoria sui nemici, simboleggiata dall’alto fiotto d’acqua che usciva dalla bocca di Anteo morente.

width=Bartolomeo Ammannati, Ercole e Anteo, 1559-1560, bronzo, Firenze, Villa medicea della Petraia

 

Orario mostra
Tutti i giorni inclusi i festivi dalle ore 10.00 alle ore 20.00 (ultimo ingresso alle 19.00).
Ogni giovedì dalle ore 10.00 alle ore 23.00 (ultimo ingresso alle 22.00).

Se volete evitare qualsiasi coda ed entrare direttamente in mostra, è possibile acquistare il biglietto online.

 

 

Il Fuorimostra del Cinquecento a Firenze e in Toscana

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Dal 21 settembre 2017 al 21 gennaio 2018 Palazzo Strozzi ospita Il Cinquecento a Firenze, una straordinaria mostra che celebra l’arte fiorentina del XVI secolo tra “maniera moderna” e controriforma, sacro e profano, attraverso oltre settanta dipinti e sculture tra cui capolavori assoluti di Michelangelo, Andrea del Sarto, Giorgio Vasari, Santi di Tito, Alessandro Allori, Giambologna, provenienti dall’Italia e dall’estero, molti dei quali restaurati per l’occasione ed esposti a confronto per la prima volta insieme, come le tre Deposizioni di Pontormo, Rosso Fiorentino e Bronzino.

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Al fine di esaltare la fondamentale rete di collaborazioni con musei e istituzioni del territorio e la collaborazione con la Direzione Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, Palazzo Strozzi propone il FUORIMOSTRA del Cinquecento a Firenze e in Toscana: un ampio itinerario tra luoghi di Firenze e della Toscana che si pone l’obiettivo di valorizzare mete e beni del territorio e celebrare una stagione unica per la storia dell’arte. Un periodo segnato dalle grandi imprese volute da Francesco I de’ Medici, il più geniale rappresentante del mecenatismo di corte in Europa, e dalle straordinarie commissioni destinate ad ambienti ecclesiastici a seguito delle nuove norme stabilite dal concilio di Trento.
width=Veduta della cappella privata della duchessa Eleonora di Toledo a Palazzo Vecchio

L’esposizione trova così una diretta prosecuzione in diversi luoghi di Firenze e della Toscana, in musei e istituzioni fiorentini fra i quali la Basilica della Santissima Annunziata, la Basilica di San Marco, la Basilica di Santa Croce, la Basilica e il complesso di Santa Maria Novella, il Museo di Palazzo Vecchio e le Gallerie degli Uffizi a Firenze, ma anche con le città di Arezzo, Prato e Volterra, permettendo la creazione di specifiche collaborazioni culturali con l’obiettivo di valorizzare luoghi quali ad esempio la Casa Museo Ivan Bruschi, la Chiesa e convento dei Santi Vincenzo Ferrer e Caterina de’ Ricci e la Pinacoteca e Museo civico di Volterra.

width=Veduta della Tribuna degli Uffizi
width=Veduta della Pinacoteca e del Museo civico di Volterra

Il FUORIMOSTRA del Cinquecento a Firenze e in Toscana (sempre scaricabile e gratuito) vi condurrà, grazie a una guida e a una mappa, in un itinerario con cui scoprire e approfondire l’arte di questo periodo.

Scarica il Fuorimostra

Il Cinquecento a Firenze. Un viaggio attraverso l’arte e la cultura

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Non è la prima volta che Palazzo Strozzi ospita una mostra sul Cinquecento fiorentino: nel 1940 proprio una “Mostra del Cinquecento toscano” inaugurò l’utilizzo del palazzo, appena venduto dalla famiglia Strozzi, come spazio espositivo.

Più recentemente, le due epocali rassegne sul Bronzino, nel 2010, e sul Pontormo e il Rosso Fiorentino, nel 2014, hanno contribuito ad affermare il prestigio internazionale della nostra istituzione.

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La mostra odierna vuole essere continuazione e conclusione dello straordinario viaggio attraverso l’arte e la cultura a Firenze cominciato con le due esposizioni appena citate e chiudere così una ideale trilogia sulla “maniera” fiorentina a cura di Antonio Natali e Carlo Falciani.

Il percorso parte con confronti tra capolavori assoluti, opere che non si era riusciti a ottenere in prestito nelle precedenti esposizioni, come quello tra la Pietà di Luco di Andrea del Sarto e il Dio fluviale di Michelangelo o quello triplo, letteralmente “da manuale”, che vede protagonisti la visionaria Deposizione dalla croce del Rosso Fiorentino, l’allucinata Deposizione del Pontormo e la raffinatissima Deposizione del Bronzino, tornata “a casa” per quest’occasione dopo che Cosimo I la donò a Nicolas Perrenot de Granvelle, segretario dell’imperatore Carlo V: dialoghi irripetibili che trovano in Palazzo Strozzi il perfetto scenario in cui compiersi.

La mostra continua percorrendo tutto il XVI secolo in modo grandioso ed emozionante senza soluzione di continuità, alternando capolavori dei più grandi maestri a quelli di artisti forse meno noti al grande pubblico ma sempre di un tenore qualitativo altissimo, fornendo perciò il contesto ideale per l’apprezzamento storico di questo splendente autunno del Rinascimento.width=Il Compianto su Cristo morto (Pietà di Luco) di Andrea del Sarto, esposto insieme al Dio fluviale di Michelangelo

width=Veduta della sala della mostra che espone le tre Deposizioni a confronto

 

Gli oltre settanta dipinti e sculture esposti provengono da musei internazionali e da importanti collezioni private: un’opportunità quindi per vedere riuniti capolavori raramente accessibili. Inoltre, numerose grandi pale d’altare, abitualmente ospitate da chiese toscane e non solo, trovano in mostra un’occasione per essere riportate a nuova vita, attraverso una campagna di restauri senza precedenti per Palazzo Strozzi: esempio di come la nostra attività espositiva, oltre a portare sul territorio un notevole impatto economico prodotto dalle nostre mostre e dalle collaborazioni e sinergie messe in atto, arricchisca anche il nostro patrimonio artistico.

width=Veduta della sala della mostra a Palazzo Strozzi dedicata agli Altari della controriforma. Molte delle opere esposte sono state restaurate per l’occasione.

 

Dopo i grandi successi ottenuti portando a Firenze la grande arte contemporanea, Palazzo Strozzi si riaccosta oggi al passato, ma con un approccio nuovo e sperimentale: non solo per celebrare Firenze e la sua grande storia, ma anche per riscoprire una generazione di artisti e un periodo storico che rappresenta un riferimento per una riflessione sul mecenatismo, sul rapporto tra arte e potere e su quello tra sacro e profano, alla luce delle nuove istanze tridentine che portarono a una profonda rimeditazione dei modelli e degli insegnamenti dei grandi maestri di inizio Cinquecento.

“Il Cinquecento a Firenze” rappresenta perciò un’opportunità speciale per celebrare il ruolo di Palazzo Strozzi come piattaforma d’eccellenza per l’arte e la cultura, volta all’innovazione, tra passato e presente, e alla valorizzazione del patrimonio storico artistico.

Arturo Galansino
Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozziwidth=

Dieci motivi per visitare Il Cinquecento a Firenze

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Primi giorni di apertura per Il Cinquecento a Firenze. Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna, a Palazzo Strozzi fino al 21 gennaio 2018.
Una straordinaria mostra dedicata all’arte del Cinquecento a Firenze che mette in dialogo oltre settanta opere di artisti come Michelangelo, Bronzino, Giorgio Vasari, Rosso Fiorentino, Pontormo, Santi di Tito, Giambologna, Bartolomeo Ammannati. La celabrazione di una eccezionale epoca culturale, tra “maniera moderna” e controriforma, tra la commitenza dei Medici e della Chiesa.

Fra le tante ragioni per visitare Il Cinquecento a Firenze, ci siamo divertiti a selezionare i dieci motivi che rendono questa mostra davvero imperdibile.

 

1. Le tre Deposizioni di Pontormo, Rosso Fiorentino e Bronzino riunite per la prima volta nella storia.

width=Veduta della sala della mostra che espone le tre Deposizioni a confronto

 

2. L’ampio ventaglio di pittori e scultori che rappresentano l’intero secolo.

3. Il Cristo deposto del Bronzino proveniente da Besançon: la tavola, collocata nella Cappella di Eleonora di Toledo di Palazzo Vecchio nell’estate del 1545, fu inviata in dono in Francia nel settembre dello stesso anno e da allora non è più tornata a Firenze.

width=Bronzino, Cristo deposto, 1543-1545 circa, Besançon, Musée des Beaux-Arts et d’Archéologie

 

4. Il Dio fluviale di Michelangelo che col restauro ha recuperato la cromia chiara evocatrice del marmo.

width=Michelangelo Buonarroti, Dio fluviale, 1526-1527 circa, Firenze, Accademia delle Arti del Disegno (in deposito presso Museo di Casa Buonarroti)

 

5. Le pale d’altare più significative del secondo Cinquecento riunite per la prima volta in una rassegna a seguito di eccezionali restauri.

6. Le opere più belle di Santi di Tito, uno degli artisti da riscoprire in quelle virtù poetiche che ne fanno uno dei più grandi del Cinquecento.

7. La sala delle Allegorie come esempio altissimo di pittura profana.

width=Veduta della sala dedicata alle Allegorie e ai Miti a Palazzo Strozzi

 

8. Venere e Amore di Alessandro Allori, uno dei vertici della pittura profana del secondo Cinquecento.

9. La Fata Morgana di Giambologna, proveniente dal parco della villa del committente e mecenate Bernardo Vecchietti e ora in collezione privata.

width=Giambologna, Fata Morgana, 1572, Collezione privata, Courtesy of Patricia Wengraf Ltd.

 

10. L’ultima pala dipinta dal Bronzino mai esposta finora e quasi ignota, che è stata restaurata per l’occasione.

width=Veduta di una sala della mostra a Palazzo Strozzi, sulla parete di fondo l’Immacolata Concezione di Bronzino

 

Il Cinquecento a Firenze vi aspetta a Palazzo Strozzi fino al 21 gennaio 2018, siete tutti invitati a condividere con noi i vostri personali motivi per visitare (o per non visitare) questa mostra irripetibile.

Aspettando Il Cinquecento a Firenze

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Manca pochissimo all’apertura della mostra Il Cinquecento a Firenze. Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna, una straordinaria mostra dedicata all’arte del Cinquecento a Firenze, espressione di una stagione unica per la storia dell’arte.

L’esposizione, che aprirà le sue porte al pubblico da giovedì 21 settembre a Palazzo Strozzi, comprenderà oltre 70 tra dipinti e sculture, per un totale di 41 artisti, grazie a una fondamentale rete di collaborazioni creata sia con musei e istituzioni del territorio che a livello internazionale.

width=Nelle sale di Palazzo Strozzi si troveranno a dialogare, in un percorso cronologico e tematico tra “maniera moderna” e controriforma, opere sacre e profane dei grandi maestri del secolo come Michelangelo, Pontormo e Rosso Fiorentino, ma anche di pittori quali Giorgio Vasari, Jacopo Zucchi, Giovanni Stradano, Girolamo Macchietti, Mirabello Cavalori e Santi di Tito e scultori come Giambologna e Bartolomeo Ammannati.
Artisti capaci di giocare su più registri espressivi – dall’ispirazione religiosa alle passioni comuni – mediando la propria formazione, avvenuta sui grandi maestri d’inizio secolo, con le istanze di un mondo che affrontava un complesso cambiamento verso una nuova visione sia della natura sia dell’espressione artistica.

width=Santi di Tito, Resurrezione, 1574 circa, Firenze, Basilica di Santa Croce

 

width=Rosso Fiorentino, Deposizione dalla croce, 1521, Volterra, Pinacoteca e Museo Civico

 

Grandi protagoniste della mostra saranno celebri opere come il Cristo deposto di Bronzino, eccezionale prestito del Musée des Beaux-Arts et d’Archéologie di Besançon, la Deposizione di Pontormo della Chiesa di Santa Felicita a Firenze, la Deposizione dalla croce di Rosso Fiorentino da Volterra, la Resurrezione di Santi di Tito, proveniente dalla Basilica di Santa Croce di Firenze e il Dio fluviale di Michelangelo.
Attraverso sezioni dedicate ai temi centrali della riflessione artistica, Il Cinquecento a Firenze costituisce un’occasione straordinaria per confrontare opere celeberrime studiate da un punto di vista inedito, presentate accanto ad altre di artisti oggi meno noti ma il cui lavoro ha contribuito a determinare il ricco e complesso panorama del periodo.

width=Pontormo, Deposizione, 1525-1528, Firenze, Chiesa di Santa Felicita

 

L’importante campagna di restauri condotta in occasione dell’esposizione, molte le opere di grande rilevanza coinvolte, ha visto in prima fila i membri della Fondazione Friends of Florence e altri importanti benefattori come la Moretti Fine Art e la Banca Federico Del Vecchio.
Un’opportunità per questi capolavori che necessitavano da tempo di interventi lunghi e complessi.

width=Michelangelo Buonarroti, Dio fluviale, 1526-1527 circa, Firenze, Accademia delle Arti del Disegno (in deposito presso il Museo di Casa Buonarroti)

 

Il Cinquecento a Firenze. Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna dal 21 settembre 2017 al 21 gennaio 2018 a Palazzo Strozzi.