Marina Abramović: il mio cuore è con voi

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Italia, ti amo. Il mio cuore è con voi”: con queste parole Marina Abramović saluta tutti gli italiani in un video esclusivo per Palazzo Strozzi, inviato come personale contribuito al progetto IN CONTATTO. L’artista serba si unisce a Ai Weiwei e Tomás Saraceno inviando un messaggio di solidarietà e incoraggiamento sottolineando come gli italiani stiano dimostrando “grande coraggio e un profondo senso di comunità e umanità” e che la crisi globale del COVID-19 rappresenti un’emergenza ormai globale che ci deve servire come occasione di ripensamento del nostro rapporto con il pianeta: “la coscienza umana deve cambiare, il nostro approccio al mondo e al pianeta deve cambiare”.

Questo è il mio messaggio per l’Italia e per gli italiani, che io amo profondamente. Sappiamo che questo è un momento di crisi e che il virus ormai è ovunque. Ma allo stesso tempo dobbiamo imparare una lezione da questi disastri. Gli italiani stanno dimostrando grande coraggio, un profondo senso di comunità e umanità. Dobbiamo combattere insieme. È qualcosa che passerà e ciò che rimarrà sarà un’esperienza davvero importante: la coscienza umana deve cambiare, il nostro approccio al mondo e al pianeta deve cambiare. Questa è la lezione che dobbiamo imparare. Italia, ti amo. Il mio cuore è con voi.

Marina Abramović rappresenta una delle personalità più celebri e influenti dell’arte contemporanea globale. Con le sue opere, in oltre 50 anni di carriera, ha rivoluzionato l’idea di performance mettendo alla prova il proprio corpo, i suoi limiti e le sue potenzialità di espressione. La mostra Marina Abramović . The Cleaner del 2018 ha rappresentato un momento unico nella storia recente di Palazzo Strozzi per la sua capacità di coinvolgimento delle persone e per riflettere su concetti come vulnerabilità, empatia e fiducia, che oggi risuonano con forza e assumono un nuovo valore di ispirazione e riflessione.

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Foto Alessandro Moggi

Vedi anche

Siamo tutti sulla stessa barca

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di Riccardo Lami e Ludovica Sebregondi

“Siamo tutti sulla stessa barca” affermava Marina Abramović sul manifesto da lei creato nel 2018 e affisso sulla facciata di Palazzo Strozzi in occasione della mostra Marina Abramovic. The Cleaner, riflettendo sul fatto che «siamo tutti sullo stesso pianeta: chi ama il mare ama la terra e chi ama la terra ama il nostro futuro». Nel 2020 questo slogan, nato in una prospettiva ambientalista, sta acquistando un significato più ampio: un messaggio di speranza e fiducia reciproca insieme alla riflessione sulla necessità di fare fronte comune in un periodo tanto difficile. In queste settimane sono state innumerevoli le citazioni che ne sono state fatte, sui social media in primo luogo. A Firenze, su un muro del popolare mercato di Sant’Ambrogio è addirittura apparso un manifesto, firmato con un’esplicita dichiarazione di derivazione, “D’après Marina Abramović”.

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A sinistra: Marina Abramović, We’re All in the Same Boat, manifesto per Barcolana 50, 2018.
A destra: Michela Carlotta Tumiati, Lima, 2020.

Riflettendo sulla propria vita, Marina ha da sempre portato alla ribalta temi cruciali della condizione umana, riuscendo a comunicare come nessun altro artista col presente, interpretandone le contraddizioni e le urgenze. Alla fiducia nella comunità, ad aprirsi agli altri, Marina è arrivata partendo dalle prime performance nelle quali metteva alla prova la propria capacità di resistenza individuale e passando attraverso le performance insieme a Ulay. E tra queste oggi ci appare con grande forza e attualità contemporanea Rest Energy (1980), una prova estrema di fiducia, in cui per quattro minuti e venti secondi la vita di Marina era nelle mani di Ulay, creando un’indimenticabile immagine di tensione, metafora del nostro rapporto con l’altro.

«Io reggevo un grosso arco e Ulay ne tendeva la corda, reggendo tra le dita la base di una freccia puntata contro il mio petto. Eravamo entrambi in uno stato di tensione costante, ciascuno tirando dalla sua parte, con il rischio che, se Ulay avesse mollato la presa, avrei potuto trovarmi con il cuore trafitto. Nel frattempo, al nostro petto era attaccato un piccolo microfono, di modo che il pubblico sentisse il battito amplificato dei nostri cuori. E questi battevano sempre più veloci» (da Attraversare i muri, trad. it. 2016).

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Ulay/Marina Abramović, Rest Energy, 1980, Amsterdam, LIMA Foundation.
Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA, MAC/2017/034

Col tempo il flusso di energia, lo scambio profondo che in precedenza si creava tra lei e Ulay ha incluso sempre più persone alla ricerca di una «completa vulnerabilità e apertura nei confronti del pubblico». Manifesto ne è The Artist is Present tenutasi al MoMA di New York nel 2010 in cui di fronte all’artista serba, immobile e in silenzio, si sono alternate 1675 persone che erano invitate a sedersi di fronte a lei e a fissarla per tutto il tempo che volevano. In quell’occasione Marina ha percepito l’«enorme bisogno delle persone di avere anche solo un contatto». E nel marzo 2020 le sue parole che riflettono sul rapporto con l’altro risuonano come non mai.

«Verso la fine di The Artist is Present provavo una stanchezza mentale e fisica mai sentita. Inoltre, il mio punto di vista, tutto quello che prima mi era sembrato importante – la vita quotidiana, le cose che mi piacevano e quelle che non mi piacevano – erano cambiati completamente». Come in tutto il suo percorso artistico, Marina riflette sulla privazione per rivalutare l’essenziale. L’isolamento, il silenzio, il venire meno di un rapporto diretto con l’altro ci fanno capire l’importanza di restare in contatto e di dare valore allo sguardo e alla presenza di chi ci sta davanti.

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Marina Abramović, The Artist is Present, 2010, New York, Abramović LLC.
Photo Marco Anelli. Courtesy of Marina Abramović Archives e Sean Kelly, New York, MAC/2017/071

«Siamo così alienati gli uni dagli altri? In che modo la società ci ha resi così distanti? Ci mandiamo sms senza mai incontrarci, anche se viviamo a due passi. Ecco come nasce la solitudine delle persone. Non c’è stato un secondo in cui questa sedia è rimasta vuota. I visitatori in fila dormivano fuori dal museo, aspettando per ore e ore, anche per tornare ancora. Cosa stava succedendo? Io ti guardo, ti sento, vieni fotografato e tutti gli altri ti guardano, ti scrutano e tu non sai dove guardare, se non dentro di te. E nel momento in cui sei davvero dentro te stesso, in quel preciso momento tutte le tue emozioni e le tue sensazioni affiorano e ti travolgono. Ecco perché le persone iniziano a piangere: è un’esperienza totalizzante. Ciò non avviene nell’intimo delle nostre case, perché non siamo più in contatto con noi stessi. Ma sul palco che ho creato appositamente, è successo davvero qualcosa, qualcosa di diverso, che non avevo mai fatto prima». (Marina Abramović)

Tomás Saraceno: Per un suono lento dell’aria

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Protagonista della mostra inaugurata a Palazzo Strozzi il 22 febbraio 2020, Tomás Saraceno partecipa al progetto IN CONTATTO con uno speciale videomessaggio esclusivo: la descrizione di una delle sue opere, Particular Matter(s) Jam Session, che diviene un invito a riflettere in modo nuovo su concetti come condivisione, consapevolezza e solidarietà.

“Il nostro movimento influenza la velocità con cui le particelle si muovono nell’aria. Riduciamo i nostri spostamenti per rallentare lo spostamento delle particelle e aiutare tutti a stare più al sicuro. In solidarietà di Palazzo Strozzi, l’Italia e il Mondo, muoviamoci in modo diverso per un futuro migliore” (Tomás Saraceno)

 

Ciao, sono Tomás Saraceno e vi voglio parlare di una delle opere esposte a Palazzo Strozzi.
Quest’opera si basa su un fascio di luce che illumina ciò che fluttua nell’aria. Ci sono milioni e milioni di particelle che si muovono e il loro movimento è influenzato da come ci muoviamo.
Se, per esempio, parlo molto vicino… o se muovo alcune particelle del mio maglione… potete vedere molte più particelle rilasciate nell’aria. Se invece parlo un po’ più distante queste particelle iniziano a muoversi più lentamente. Quello che ascoltereste a Palazzo Strozzi, quello che ascoltate adesso in questo video, è il suono che queste particelle producono quando si muovono. Ogni volta che mi muovo più velocemente sentirete il suono con frequenza maggiore. È questo “bip bip bip”… Se ci muoviamo più lentamente le particelle producono un suono diverso. Questo è un modo per sonorizzare il modo in cui ci muoviamo sulla Terra o il movimento delle particelle nell’aria. Questo significa che se in questo momento dobbiamo muoverci più lentamente, il suono sarebbe diverso e le particelle si muoverebbero più lentamente. Questo significa solidarietà per tutte le persone in Italia, in Europa e nel mondo. Speriamo di diventare consapevoli delle nostre azioni, di come l’aria si muove oggi e di quanto il nostro movimento possa influenzare le cose, e anche di come possiamo limitare il movimento di alcune delle particelle che oggi sono diventate così dannose per molte persone sul pianeta Terra.

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Tomás Saraceno, Particular Matter(s), 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Ela Bialkowska, OKNOstudio

Artista visionario e poliedrico, la cui ricerca creativa unisce arte, scienze naturali e sociali, Tomás Saraceno (Argentina, 1973) invita a cambiare punto di vista sulla realtà e a entrare in connessione con elementi non umani come polvere, ragni o piante che diventano protagonisti delle sue installazioni e metafore del cosmo. In un percorso di opere immersive ed esperienze partecipative tra il cortile e il Piano Nobile, la mostra Tomás Saraceno. Aria esalta il contesto storico e simbolico di Palazzo Strozzi e di Firenze attraverso un profondo e originale dialogo tra Rinascimento e contemporaneità: dall’uomo al centro del mondo, all’uomo come parte di un universo in cui ricercare una nuova armonia.

Utopia e libertà: tra Italo Calvino e Tomás Saraceno

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di Arturo Galansino e Ludovica Sebregondi

«Ho amato Il barone rampante, la storia di un ragazzino che vive sugli alberi e non vuole più scendere sulla terraferma: un inno all’assenza di gravità, in un certo senso. Il concetto di leggerezza, nel mio lavoro, è strettamente connesso a quello di sospensione a mezz’aria» – Tomás Saraceno

È continuo e profondo il legame di Tomás Saraceno con lo scrittore Italo Calvino (1923-1985), autore che ha conosciuto fin da giovanissimo, quando con la famiglia abitava in Italia. Immagini, suggestioni e ispirazioni dal grande scrittore italiano sono rintracciabili in molte opere dell’artista argentino, già a partire da un collegamento immediato nel titolo del primo romanzo di Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno (1947), un riferimento diretto agli aracnidi tanto cari a Saraceno.

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Tomás Saraceno, Particular Matter(s) (dettaglio), 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Studio Tomás Saraceno

Saraceno e Calvino ci propongono visioni utopiche della realtà alla ricerca di una nuova libertà di pensiero e azione, un invito a ripensare in maniera poetica e collettiva il modo in cui abitiamo il mondo. «Prendete la vita con leggerezza, ché leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore» scrive Calvino nelle sue Lezioni americane (1988), un compendio dei valori che la letteratura deve avere nel nuovo millennio che era alle porte. Le ricerche di Saraceno procedono nella stessa direzione di leggerezza, utopia e determinata speranza. Proprio rileggendo il celebre saggio di Calvino si rintraccia un passaggio che sembra un compendio delle opere di Saraceno: «La poesia dell’invisibile, la poesia delle infinite potenzialità imprevedibili, così come la poesia del nulla nascono da un poeta che non ha dubbi sulla fisicità del mondo. Questa polverizzazione della realtà s’estende anche agli aspetti visibili, ed è là che eccelle la qualità poetica di Lucrezio: i granelli di polvere che turbinano in un raggio di sole in una stanza buia (II, 114-124); le minute conchiglie tutte simili e tutte diverse che l’onda mollemente spinge sulla bibula harena, sulla sabbia che s’imbeve (II, 374-376); le ragnatele che ci avvolgono senza che noi ce ne accorgiamo mentre camminiamo (III, 381-390)».

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Tomás Saraceno, Particular Matter(s) (dettaglio), 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Studio Tomás Saraceno

Le utopiche strutture architettoniche che caratterizzano il mondo di Saraceno ricordano Ottavia, la «città-ragnatela» delle Città invisibili (1972), «una città che, come tutte le città invisibili, è un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili». Ottavia è creata su «un precipizio in mezzo a due montagne scoscese: la città è sul vuoto, legata alle due creste con funi e catene e passerelle. Si cammina sulle traversine di legno, attenti a non mettere il piede negli intervalli, o ci si aggrappa alle maglie di canapa. Sotto non c’è niente per centinaia e centinaia di metri: qualche nuvola scorre; s’intravede più in basso il fondo del burrone. Questa è la base della città: una rete che serve da passaggio e da sostegno. Tutto il resto, invece d’elevarsi sopra, sta appeso sotto: scale di corda, amache, case fatte a sacco, attaccapanni, terrazzi come navicelle, otri d’acqua, becchi del gas, girarrosti, cesti appesi a spaghi, montacarichi, docce, trapezi e anelli per i giochi, teleferiche, lampadari, vasi con piante dal fogliame pendulo».

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Tomás Saraceno, Webs of At-tent(s)ion (dettaglio), 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Studio Tomás Saraceno

Ottavia è evocata dalla forma di alcune delle opere più celebri di Saraceno come l’installazione Webs of At-Tent(s)ion, emozionanti agglomerati di ragnatele prodotte da ragni di specie diverse, talvolta dense e coese, altre volte espanse e dilatate. I calviniani «vasi con piante dal fogliame pendulo» si ritrovano invece nelle biosfere in vetro da cui scendono le tillandsie di Flying Gardens. Queste piante, che sembrano sfidare la gravità, sono estremamente adattabili: sono infatti capaci di assorbire l’acqua e i nutrimenti dall’umidità atmosferica e si aggrappano ad altri tronchi o strutture, senza mai danneggiarle. Un esempio perfetto di resilienza e di convivenza.

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Tomás Saraceno, Flying Gardens, 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Ela Bialkowska, OKNOstudio

Ciascuno dei nove diversi ambienti che costituiscono la mostra di Palazzo Strozzi Tomás Saraceno. Aria è associata a una delle Arachnomancy Cards, suggestive e misteriose carte pensate dall’artista argentino come tarocchi legati alle figure del ragno e della ragnatela, che diventano metafore dei legami tra tutto ciò che esiste in natura, capaci di indicarci i nostri destini incrociati. Per la loro creazione Saraceno si ispira alla pratica del nggám in uso presso il popolo Mambila del Camerun, che utilizza ragni e ragnatele come simboli e strumenti di divinazione. Allo stesso tempo Saraceno sembra far riferimento a Il castello dei destini incrociati (1973) per cui Calvino, nella sua creazione, si è «applicato soprattutto a guardare i tarocchi con attenzione, con l’occhio di chi non sa cosa siano, e a trarne suggestioni e associazioni, a interpretarli secondo un’iconologia immaginaria». Le carte, infatti, non devono servire solo per «interrogare l’avvenire», ma possono aiutarci a tracciare il nostro passato e a spiegare chi siamo, come fanno i protagonisti del romanzo utilizzando gli Arcani maggiori.

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Tomás Saraceno, Arachnomancy Cards, 2019 (dettaglio). 58° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, Venezia, Italia. Courtesy the artist. © Studio Tomás Saraceno, 2019.

Un suggestivo collegamento tra Saraceno e Calvino appare anche nel caso di Museo Aero Solar, progetto collettivo dell’artista argentino che propone a diverse comunità del mondo di raccogliere e trasformare sacchetti di plastica in una mongolfiera che galleggia nell’aria, libera da combustibili fossili. Il progetto richiama la pagina conclusiva del Barone rampante (1957). Il romanzo narra la surreale storia di Cosimo Piovasco di Rondò, il quale decide di vivere la sua vita sugli alberi per staccarsi dalle regole imposte. Crea così un nuovo modo di vivere, in armonia con le sue inclinazioni e la natura, senza compromessi né ripensamenti. Non accetta di scendere a terra neppure in punto di morte e quando vede una mongolfiera «nel momento in cui la fune dell’ancora gli passò vicino, spiccò un balzo […] s’aggrappò alla corda, con i piedi sull’ancora e il corpo raggomitolato, e così lo vedemmo volar via, trascinato nel vento, frenando appena la corsa del pallone, e sparire verso il mare».

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Museo Aero Solar, (2007‐in corso), Prato, Italia, 2009, con Alberto Pesavento, Tomás Saraceno, Janis Elko, Till Hergenhahn, Giovanni Giaretta, Marco, Alessandro, Manuel Scano, Michela Sacchetto, and Matteo Mascheroni. Courtesy Museo Aero Solar and Aerocene Foundation. Photography by Janis Elko. Licensed under CC BY‐SA 4.0.

Un manifesto per il futuro: Thermodynamic Constellation

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di Arturo Galansino

Nonostante la mostra Tomás Saraceno. Aria sia chiusa da giorni, è ancora aperto il cortile di Palazzo Strozzi, un luogo che negli anni è diventato uno spazio pubblico, una vera e propria piazza del centro di Firenze. Qui si trova la grande installazione che Tomás Saraceno ha realizzato appositamente per Palazzo Strozzi: Thermodynamic Constellation.

 

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Tomás Saraceno, Thermodynamic Constellation, 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Studio Tomás Saraceno

 

Un manifesto per il futuro, questo è Thermodynamic Constellation. E oggi forse lo è ancora di più per chi ancora la scorge attraversando il cortile, passando vicino ai portoni di Palazzo Strozzi, oppure ne è coinvolto attraverso le innumerevoli immagini che sono state condivise sui social media. Le sfere che compongono l’installazione, legate tra loro in tensione reciproca, sono prototipi di reali palloni aerosolari in grado di fluttuare nell’atmosfera senza utilizzo di combustibili fossili. La parte superiore a specchio riflette le radiazioni solari, impedendo il surriscaldamento durante le ore diurne di volo, mentre la parte inferiore trasparente contribuisce a mantenere la temperatura all’interno dell’involucro durante il volo notturno, assorbendo il calore del pianeta che fornisce la spinta aerostatica. Alla base dell’opera non vi è solamente una ricerca artistica, ma anche uno studio scientifico dei materiali e delle leggi della fisica che dovrebbero governare questa sorta di danza delle sfere nell’aria. Tomás Saraceno, infatti, tra il 2014 e il 2015 è stato artista in residenza al Centre National d’Études Spatiales (Centro Nazionale di Studi Spaziali – CNES) in Francia, dove ha avuto l’opportunità di conoscere le caratteristiche e le qualità di specifici materiali in uso nell’industria aerospaziale.

 

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Tomás Saraceno, Thermodynamic Constellation, 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Ela Bialkowska, OKNOstudio

 

L’installazione unisce un profondo messaggio etico a un’estetica emozionante. La capacità di Tomás Saraceno di dominare lo spazio ha portato alla creazione di un lavoro che reinterpreta in modo avvolgente l’architettura di Palazzo Strozzi, dialogando con uno dei più alti esempi della cultura rinascimentale. La parte specchiante delle sfere, infatti, oltre a creare un senso di comunità riflettendo la nostra immagine, ci permette di osservare con occhi nuovi la simmetrica architettura quattrocentesca del palazzo, alterata come in un’anamorfosi barocca e mutevole nelle diverse ore del giorno. Anche oggi, a distanza, le sfere diventano uno spazio di partecipazione collettivo concettuale in cui precipitano insieme visione e fisicità.

 

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Tomás Saraceno, Thermodynamic Constellation, 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Ela Bialkowska, OKNOstudio

 

Le sculture volanti di Thermodynamic Constellation esplorano quali tipi di strutture sociopolitiche potrebbero nascere se potessimo navigare liberamente sui fiumi dell’atmosfera in una nuova era di armonia con l’aria e l’atmosfera: l’Aerocene. Tomás Saraceno lancia così la visione dell’Homo flotantis, una nuova generazione di essere umano nomade dell’aria, in sintonia con i ritmi planetari e atmosferici, che si lascia guidare – concettualmente e fisicamente – dall’aria.

Quest’opera, in cui tutto fluttua e si riflette, invitandoci a muoversi in maniera nuova, è un porto aperto verso il cielo. Creando un collegamento con i problemi del mondo contemporaneo, di cui le emergenze di questi giorni sono sintomi e conseguenza, Thermodynamic Constellation rappresenta una proposta, o una sfida, per un futuro diverso.

 

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Tomás Saraceno, Thermodynamic Constellation, 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Studio Tomás Saraceno

In calendario

Come in una ragnatela

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di Arturo Galansino

Palazzo Strozzi, come ogni istituzione culturale che voglia parlare al proprio tempo, si impegna a trattare i temi più rilevanti del presente. Ogni mostra d’arte contemporanea diventa così un’occasione per indagare il mondo in cui viviamo attraverso lo sguardo sensibile degli artisti.

La mostra Tomás Saraceno. Aria racchiude nei nostri spazi espositivi svariati ‘futuri’, immaginari e utopici ma allo stesso tempo estremamente veri e attuali. Si tratta di visioni fatte di armonia, di equilibrio, nelle quali le connessioni sono evidenti e la cooperazione necessaria.

Oggi, alla luce della situazione che stiamo vivendo, le installazioni dell’artista ci parlano, seppur dalla distanza siderale delle sale vuote, con una forza anche maggiore e una consapevolezza nuova.

Questo periodo d’emergenza ci porta infatti a fare alcune riflessioni sul nostro stile di vita, sul peso delle nostre azioni e sulla fragilità del nostro mondo. Siamo immersi in una realtà iperconnessa, virtualmente e fisicamente, e se dovessimo rappresentare i nostri legami e le interazioni sociali o le rotte che descrivono i nostri spostamenti potremmo ricorrere efficacemente all’immagine di una ragnatela. Facciamo talmente parte di questa struttura da non rendercene conto, e apriamo gli occhi soltanto quando essa viene minacciata o rischia di spezzarsi.

Oggi appare in tutta la sua evidenza che proprio l’iperconnessione e l’ipermobilità, associate all’individualismo, hanno contribuito all’aggravarsi della situazione che stiamo vivendo.

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Tomás Saraceno, Aerographies (dettaglio), 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Studio Tomás Saraceno

Tomás Saraceno, Webs of At-tent(s)ion (dettaglio), 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Ela Bialkowska, OKNOstudio

Secondo il celebre “effetto farfalla”, coniato nel 1962 dal matematico e metereologo Edward Lorenz, lo sbattere d’ali di una farfalla in Brasile può provocare un tornado in Texas. In termini più concreti, una piccola azione può riverberarsi e causare effetti ben più grandi. Pensiamo quindi alla vibrazione di un filo, a un semplice tocco. Quando questo è connesso ad una struttura più grande, l’intero sistema può vibrare, oscillare, rompersi. Se le connessioni sono minacciate, in qualsiasi modo, i danni all’intero complesso possono essere enormi.

Come si può vivere in equilibrio in questa realtà iperconnessa? Come si possono limitare i rischi? La via indicataci da Tomás Saraceno è quella dell’armonia. In qualsiasi futuro vogliamo vivere, noi umani dobbiamo imparare a vivere in simbiosi con tutti gli altri esseri, viventi e non viventi, umani e non umani. La ricerca di un equilibrio dinamico deve diventare il nostro obiettivo, la nostra ragion d’essere. Per raggiungerlo è necessario cooperare, compiendo gesti e azioni individuali che non tradiscano il bene comune e che vadano in una direzione collettiva.

Alcuni eventi possono disturbare l’equilibrio, minacciando pericolosamente il mondo in cui viviamo. È in casi come questi che ognuno può contribuire a mantenere l’equilibrio. Ogni azione porta a una reazione, nel male e nel bene. Come in un’orchestra affiatata, quando ogni musicista esegue la propria parte, il risultato è armonia: una risposta unitaria costituita da tanti singoli, diversi ma uniti.

È necessario essere consapevoli dei nostri comportamenti, delle nostre relazioni, dei nostri movimenti, e delle conseguenze che possono avere sugli altri. Questa presa di coscienza deve avvenire non soltanto per il nostro bene individuale, ma per quello di tutti.

Come in una ragnatela, siamo piccoli nodi, parte di un intreccio infinitamente più grande in cui, in una catena di azioni e reazioni, ogni nostro gesto fa vibrare l’intero sistema. Dobbiamo essere coscienti, e capaci, di farlo risuonare nel modo più armonico possibile. Dobbiamo essere una rete armonica di cui ogni singolo è parte essenziale.

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Tomás Saraceno, Connectome (dettaglio), 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Ela Bialkowska, OKNOstudio

Nelle prossime settimane continueremo a portare avanti queste visioni di futuro e di realtà delineate da Tomás Saraceno. Lo faremo in modi nuovi, a distanza, con la volontà di stimolare una riflessione attraverso il linguaggio che conosciamo meglio, quello dell’Arte.

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«Lampade e lampadine come alleate
nella caccia quotidiana collegano
modi di vivere in una dipendenza intrecciata.
La natura sembra preferire i rapporti
agli individui, nulla si crea da sé.
Chiedetevi quante moltitudini
racchiudete in voi.»

SYM(BIO)POETICS: Carta 3 di 33 di Aracnomanzia

Tomás Saraceno, Arachnomancy Cards, 2019
Courtesy the artist. © Studio Tomás Saraceno, 2019

In calendario

#StrozziNight
L’organizzazione di una serata dedicata ai giovani

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È un pomeriggio di inizio aprile a Palazzo Strozzi e 14 ragazzi tra i 17 e i 18 anni discutono animatamente sull’organizzazione dell’evento dedicato ai giovani che si terrà qui il 1° giugno: la #StrozziNight. La serata coinvolgerà gli spazi espositivi dedicati alla mostra Bill Viola. Rinascimento Elettronico e il cortile del Palazzo, con varie iniziative dedicate alla scoperta dell’artista da parte dei giovanissimi.

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Un evento conclusivo del nostro percorso di Alternanza scuola-lavoro, che durante l’anno ci ha permesso di scoprire il dietro le quinte dell’organizzazione di mostre ed eventi qui a Palazzo Strozzi. Nelle sale della mostra, noi studenti saremo a disposizione del pubblico per discutere e introdurre le opere esposte, mentre nel cortile sarà organizzato uno speciale aperitivo con dj-set di Biga e Millelemmi.

Coordinati dal team della Fondazione, noi ragazzi siamo stati incaricati della gestione di ogni fase organizzativa dell’evento, a partire dall’ideazione delle iniziative per la serata fino alla sua promozione anche attraverso i social media.

width=Momenti dell’incontro che porterà alla realizzazione dei materiali grafici della serata.

 

Dopo un’iniziale brainstorming per raccogliere idee in vista dell’evento, ciascuno di noi è stato collocato in un gruppo di lavoro, a seconda dei propri interessi e delle proprie capacità. Alcuni sono diventati i resposabili della promozione della #StrozziNight, ad esempio attraverso la realizzazione e la distribuzione di locandine e manifesti. Altri della sua comunicazione tramite i social network di Palazzo Strozzi, e dell’ideazione di un contest dedicato alla serata su Facebook e su Instagram. Altri ancora si sono occupati di documentare l’attività dei gruppi scattando foto per la Fondazione o scrivendo degli articoli per il blog di Palazzo Strozzi.

width=I ragazzi, divisi in team, lavorano con i tutor all’organizzazione della #StrozziNight.

 

«Un’inizitiva impegnativa» ha detto Fiammetta Nesta, “alternante” del Liceo Michelangiolo di Firenze, che si è occupata della promozione della #StrozziNight, «ma anche molto coinvolgente, che mi ha permesso di capire come ci si sente a far parte del retroscena di un evento». Secondo Giuliana di Bari, del liceo statale Machiavellli-Capponi, impegnata nella comunicazione online della serata, «L’organizzazione dei gruppi è stata molto efficace e ci ha permesso di vedere fin da subito i risultati del nostro lavoro, soprattutto per quanto riguarda la diffusione tramite i social».

width=Alcuni degli scatti realizzati per promuovere la serata tramite i canali social di Palazzo Strozzi.

 

Un progetto insomma che ci sembra aver colto al meglio il significato dell’Alternanza scuola-lavoro, dando la possibilità a noi studenti di sperimentare un ambito lavorativo, quello della gestione di eventi ed iniziative culturali, che a Firenze più che altrove è sempre più rilevante. Ma anche un’ottima occasione per mettersi alla prova ed entrare in contatto con artisti, nel nostro caso Ai Weiwei e Bill Viola, che sebbene non siano inclusi nel canonico programma di Storia dell’arte, esercitano una notevole influenza nel mondo in cui viviamo e che per questo è stato molto interessante approfondire.

Martina Venturini
“Alternante” dell’ISIS Machiavelli-Capponi di Firenze

Foto:
Rosa Bucher “alternante” del liceo classico Michelangiolo di Firenze
Veronica Cappelletti “alternante” dell’ISIS Capponi-Machiavelli

 

L’evento #StrozziNight vi aspetta a Palazzo Strozzi giovedì 1° giugno con una serata speciale dedicata ai giovani. Gli studenti coinvolti nel percorso di Alternanza Scuola-Lavoro prenderanno il controllo di Palazzo Strozzi!

L’evento si inserisce nel calendario di “AL-MUSEO”, serie di appuntamenti dedicati ai progetti di Alternanza Scuola-Lavoro organizzati all’interno dei musei toscani e promossi dalla Regione Toscana.

Vademecum della mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico

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In un percorso espositivo unitario tra Piano Nobile e Strozzina la mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico ripercorre – attraverso straordinarie esperienze di immersione tra spazio, immagine e suono – la carriera di questo maestro della videoarte, dalle prime sperimentazioni degli anni Settanta fino alle grandi installazioni successive al Duemila. Esplorando spiritualità, esperienza e percezione Viola indaga l’umanità: persone, corpi, volti sono i protagonisti delle sue opere, caratterizzate da uno stile poetico e fortemente simbolico in cui l’uomo è chiamato a interagire con forze opposte ed energie della natura come acqua e fuoco, luce e buio, e il ciclo di vita, morte e rinascita.

Per orientare il visitatore nella sua visita, Palazzo Strozzi ha realizzato il Booklet della mostra, contenente le piante del Piano Nobile e della Strozzina e i testi di approfondimento di ogni opera esposta in Bill Viola. Rinascimento elettronico. Il booklet è disponibile gratuitamente presso la biglietteria di Palazzo Strozzi oppure scaricabile a questo link.

width=La mostra trova la sua sede ideale nella cornice rinascimentale di Palazzo Strozzi, iniziando dal Piano Nobile, dove – oltre all’esposizione di alcune fra le più importanti opere di Bill Viola come The Crossing, The Path, e Inverted Birth – si crea uno straordinario dialogo tra antico e contemporaneo attraverso un inedito confronto diretto delle opere di Viola con quei capolavori di grandi maestri del passato che sono stati per lui fonte di ispirazione e hanno segnato l’evoluzione del suo linguaggio.

width=In mostra, per la prima volta, si potrà vedere dal vivo e nello stesso ambiente l’accostamento di The Greeting di Bill Viola e la Visitazione del Pontormo che lo ha ispirato, Catherine’s Room di Bill Viola insieme a Caterina da Siena e quattro beate domenicane del pittore tardogotico Andrea di Bartolo, il dialogo fra Emergence di Bill Viola e il Cristo in pietà di Masolino da Panicale che il video cita letteralmente, The Deluge di Bill Viola a confronto con Il Diluvio universale e recessione delle acque di Paolo Uccello, e Man Searching for Immortality/Woman Searching for Eternity di Bill Viola insieme alle due tavole Adamo ed Eva di Lukas Cranach.

width=Immagini della mostra al Piano Nobile. Foto Alessandro Moggi

Il percorso continua nella Strozzina dove si celebra la speciale relazione tra Bill Viola e la città di Firenze. È qui infatti che l’artista (nato a New York nel 1951 e il cui nonno era di origini italiane) ha lavorato agli inizi della sua carriera quando, tra il 1974 e il 1976, è stato direttore tecnico di art/tapes/22, straordinario centro di produzione e documentazione del video. Un periodo raccontato attraverso le foto di Gianni Melotti nella sala Firenze Settanta e alcuni lavori di Bill Viola di quegli anni come Eclipse e Il Vapore.
In mostra, fra le altre opere, anche The Reflecting Pool (1977-1979), vero e proprio manifesto dell’arte elettronica in cui Viola esplora caratteristiche e potenzialità del medium video e concentra le principali tematiche che svilupperà in seguito.

width=Immagini della mostra in Strozzina. Foto Alessandro Moggi

Inoltre tante sono le possibilità per rendere speciale la vostra visita a Bill Viola. Rinascimento elettronico a Palazzo Strozzi come il Kit Famiglie e il Kit Disegno, sempre disponibili gratuitamente al Punto Info in mostra.
Al Piano Nobile sono inoltre a disposizione dei visitatori due touchscreen interattivi che permettono di approfondire i temi, le opere in mostra e le speciali collaborazioni fuori Palazzo Strozzi, scoprire contenuti speciali dedicati alla biografia di Bill Viola, e anche inviare una cartolina digitale ai propri amici.
In Strozzina è presente infine una Sala Lettura, dedicata ai visitatori che vogliano approfondire la conoscenza di Bill Viola e delle sue opere, oppure a chi voglia un momento di pausa dalla visita.

width=La Sala Lettura. Foto Alessandro Moggi

Il rapporto di Viola con la storia e l’arte toscane viene inoltre esaltato attraverso importanti collaborazioni con musei e istituzioni quali il Grande Museo del Duomo, le Gallerie degli Uffizi, il Museo di Santa Maria Novella a Firenze, e con le città di Empoli e Arezzo.
Richiedi in biglietteria il Fuorimostra Bill Viola. Rinascimento elettronico che raccoglie queste collaborazioni e propone un itinerario con cui, a partire da Palazzo Strozzi e attraverso altri sei diversi luoghi del territorio, scoprire e approfondire l’arte di Bill Viola.
Continuate a seguirci per scoprire nel dettaglio questa pubblicazione e i luoghi coinvolti.

Conserva il biglietto della mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico

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Visitare la mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico non porta “solo” alla scoperta delle opere di uno dei più importanti artisti del nostro tempo, esposte a Palazzo Strozzi in un percorso espositivo unitario tra Piano Nobile e Strozzina. Tantissime sono infatti le agevolazioni per chi conserva il proprio biglietto, in un itinerario ricco di collaborazioni con musei, istituzioni culturali, teatri e partner locali.

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Fondazione Palazzo Strozzi e Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia propongono dal 9 aprile una speciale convenzione nel segno dell’arte contemporanea: ai possessori del biglietto della mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico è infatti concesso l’ingresso ridotto alla mostra Treasures from the Wreck of the Unbelievable (dal 9 aprile al 3 dicembre 2017) dell’artista Damien Hirst, a € 15,00 anziché € 18,00.
Allo stesso modo ai possessori del biglietto Treasures from the Wreck of the Unbelievable è concesso il biglietto ridotto a € 9,50 per la mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico.

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Dal 6 aprile la mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico trova una diretta prosecuzione nel Museo della Collegiata di Sant’Andrea a Empoli tramite l’esposizione dell’opera Sharon di Bill Viola. Il Museo accoglie abitualmente il Cristo in pietà di Masolino ora a Palazzo Strozzi, a conferma di una collaborazione culturale con l’obiettivo di valorizzare il territorio toscano.
I possessori del biglietto della mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico potranno acquistare l’ingresso ridotto a € 2,00 anziché € 3,00 per l’opera Sharon, mentre ai possessori del biglietto dell’opera è riservato il biglietto ridotto a € 9,50 per la mostra a Palazzo Strozzi. L’iniziativa si inserisce nel progetto Piccoli Grandi Musei della Fondazione CR Firenze.

width=Bill Viola, Sharon (dettaglio), 2013. Courtesy Bill Viola Studio

Per gli amanti della musica e del teatro è invece possibile, presentando il biglietto della mostra di Palazzo Strozzi, usufruire di speciali sconti all’Opera di Firenze della Stagione 2016/2017 dell’80° Maggio Musicale Fiorentino, dei concerti dell’ORT-Orchestra della Toscana della Stagione 2016/2017, e degli spettacoli organizzati dal Teatro della Toscana.

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Tanti altri vantaggi, riduzioni e occasioni vi aspettano fino alla chiusura di Bill Viola. Rinascimento elettronico a luglio, trovate tutti gli aggiornamenti alla seguente pagina dedicata.
Non vi rimane che conservare il biglietto e consultare tutti i programmi delle istituzioni culturali partner della Fondazione Palazzo Strozzi.

Bill Viola. Rinascimento elettronico e le opere dei grandi maestri del passato

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In occasione della mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico, nella cornice rinascimentale di Palazzo Strozzi, si crea uno straordinario dialogo tra antico e contemporaneo, attraverso un inedito confronto diretto delle opere di Viola con quei capolavori di grandi maestri del passato che sono stati per lui fonte di ispirazione e ne hanno segnato l’evoluzione del linguaggio.

Oltre al confronto fra The Greeting e la Visitazione del Pontormo che lo ha ispirato e di cui abbiamo parlato nel precedente articolo, in mostra, per la prima volta, si potrà vedere dal vivo l’accostamento di Emergence con il Cristo in pietà di Masolino da Panicale che il video cita letteralmente.
Emergence, con altri tre video presenti in mostra, appartiene alla serie “The Passions” (2000-2002), alla quale Bill cominciò a lavorare durante un periodo di ricerca al Getty Research Institute di Los Angeles diretto da Salvatore Settis, nel 1998. Qui l’artista lavorò per un anno alla rappresentazione delle passioni e delle sofferenze umane studiando assieme ad un gruppo di storici dell’arte ed accademici e osservando le opere della collezione.

width=La sala della mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico (Palazzo Strozzi, 10 marzo-23 luglio 2017) che espone il Cristo in pietà di Masolino da Panicale a confronto con The Emergence di Bill Viola. Foto Alessandro Moggi.

“The Passions” è collegata all’arte antica nei temi e nei formati. Ad esempio, Catherine’s Room è una vera e propria “video-predella” – ispirata da un’opera del pittore tardogotico senese Andrea di Bartolo, Caterina da Siena e quattro beate domenicane (Venezia, Gallerie dell’Accademia) – in cui la rappresentazione di gesti e azioni quotidiani all’interno della ripetuta scatola spaziale evoca l’inesorabile scorrere della vita dei personaggi femminili. La confidenza di Bill con l’arte senese risale a un soggiorno a Siena nel 1977. Spese molto tempo nella Pinacoteca Nazionale, dove conobbe i maestri senesi del Trecento e Quattrocento, sui quali afferma:

«Duccio, Lorenzetti, Giovanni di Paolo, il Maestro dell’Osservanza – tutti artisti molto diversi dai grandi nomi dell’arte fiorentina. La loro opera era in parte medievale, in parte rinascimentale, e rifuggiva dal realismo fotografico del metodo ottico in favore di una geometria soggettiva improntata sulle sensazioni e su una profonda spiritualità»
(Bill Viola intervistato da John G. Hanhardt).

width=width=Sopra Caterina da Siena fra quattro beate domenicane (Giovanna da Firenze, Vanna da Orvieto, Margherita da Città di Castello, Daniela da Orvieto) e scene delle vite di Andrea di Bartolo, 1394-1398 circa, Venezia, Gallerie dell’Accademia. Sotto Catherine’s Room di Bill Viola, 2001, Courtesy Bill Viola Studio.

L’ispirazione iniziale per Emergence non scaturì direttamente da un rimando a una tradizione iconografica “alta”. La prima idea era rappresentare semplicemente una donna in atto di sorreggere un uomo. Sarà soltanto in seguito, sfogliando libri su Masaccio e Masolino da Panicale, che incontrò una tavola a colori rappresentante l’affresco staccato di Empoli. L’artista ne fece uno schizzo e ripose il libro sullo scaffale: non era e non è mai stata sua intenzione “rifare” le opere antiche. Un giorno una foto di cronaca, in cui due donne tiravano fuori da un pozzo il cadavere di un uomo, gli fece tornare alla mente l’opera di Masolino: ne nacque una grande produzione con attori e macchine sceniche, dove la forma di un sepolcro rinascimentale si fondeva con quella di un pozzo; la presenza dell’acqua portava così un simbolo di vita in quell’immagine di morte, alludendo cristianamente alla Resurrezione. Bill scelse una delle sue attrici più collaudate e altri due performer più giovani, che in seguito avrebbero lavorato con lui nel monumentale ciclo Going Forth By Day (2002). Il ruolo dell’attore – un atletico trapezista – fu particolarmente gravoso: dovette passare molto tempo sott’acqua ed usare tutte le sue doti fisiche per riemergere in posizione rigida e ieratica da quel seppellimento all’inverso. Secondo Bill, questa scena:

«Al nostro occhio contemporaneo, sembra un annegamento; per il mio occhio interiore si tratta di ostetricia. Simili immagini hanno vita propria perché sono libere ed autonome» (Going Forth By Day, 2002).

width=A sinistra Emergence di Bill Viola, 2002, Courtesy Bill Viola Studio. A destra il Cristo in pietà di Masolino da Panicale (dettaglio), 1424, Empoli, Museo della Collegiata di Sant’Andrea.

La nostra selezione di opere include due lavori appartenenti alla serie Going Forth By Day. Si tratta di un’installazione “architettonica”, di notevoli dimensioni, composta da cinque grandi video proiettati su quattro pareti, creando un’esperienza spaziale totalizzante che Bill ha assimilato ai grandi cicli affrescati della tradizione centro-italiana, da Giotto a Luca Signorelli.
La scena più spettacolare di tutta la serie è probabilmente The Deluge, dove assistiamo all’esplosione di acqua che travolge una pura architettura classica ripresa frontalmente, spazzando via la quotidianità di una scena urbana popolata da varie persone diversamente affaccendate. A parte il dichiarato raffronto con l’ingarbugliato Giudizio universale di Signorelli a Orvieto, il repertorio visivo che sta dietro ad una tale invenzione affonda le sue radici nelle grandi scene “catastrofiche” della tradizione pittorica italiana, conosciute da Bill nelle sue peregrinazioni nel patrimonio delle chiese e dei musei fiorentini. Tra queste spicca, come capolavoro assoluto, l’affresco dipinto da Paolo Uccello per il Chiostro Verde di Santa Maria Novella che, con la sua monocromia, la geometrica architettura “metafisica” e i personaggi travolti dalle acque che non smettono di azzuffarsi, appare indiscutibilmente come l’antenato quattrocentesco del video di The Deluge.

width=La sala della mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico (Palazzo Strozzi, 10 marzo-23 luglio 2017) che espone Il Diluvio universale e recessione delle acque di Paolo Uccello a confronto con The Deluge di Bill Viola. Foto Alessandro Moggi.

Going Forth By Day è un epico “video-affresco” in cui Bill ha realizzato la sua composizione sin nei minimi dettagli cecando di catturare gli ideali storico-artistici creando, per rubare la definizione a John G. Hanhardt, un «Umanesimo del nostro tempo».
A questo concetto si rifanno anche le opere più recenti, come il dittico proiettato su grandi lastre di granito nero Man Searching for Immortality/Woman Searching for Eternity.
Il dittico si ispira, alla sensuale rappresentazione dei giovani corpi nudi di Adamo ed Eva, tipica della iconografia düreriana. Durante una illuminante visita al Prado nel 1984, resa celebre nei suoi racconti, Bill rimase particolarmente colpito da Adamo ed Eva di Albrecht Dürer; e quest’impressione decantò nella sua mente per una trentina d’anni, fino alla realizzazione di quest’opera in cui due anziani personaggi indagano alla luce di una torcia i loro corpi in disfacimento come in una vanitas contemporanea. Due belle tavole di Lukas Cranach ispirate a Dürer sono esposte vicine alla videoinstallazione.

Arturo Galansino
Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra

width=Sopra Man Searching for Immortality/Woman Searching for Eternity di Bill Viola ed Adamo ed Eva di Lukas Cranach, esposti a Palazzo Strozzi. Foto Alessandro Moggi.

Maggiori informazioni sulla mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico