Voci che uniscono

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di Irene Balzani e Nicoletta Salvi

La fruizione di un’opera d’arte sollecita facoltà sensoriali e aree motorie diverse: quando osserviamo un quadro, una scultura, un’installazione o un video non solo i nostri occhi ma tutto il nostro corpo è coinvolto e attivato. È su questo principio che si basa Corpo libero, progetto della Fondazione Palazzo Strozzi dedicato all’inclusione delle persone con Parkinson nato grazie al confronto con le esperienze di Dance Well della Città di Bassano del Grappa e del Centro Parkinson di Villa Margherita (Kos Care) di Vicenza, con il supporto del Fresco Parkinson Institute.

In occasione di ogni mostra è organizzato un calendario di appuntamenti condotti da educatori museali e insegnanti di danza che propongono la sperimentazione di varie forme di relazione con l’arte. La parola e il linguaggio corporeo diventano modalità per esplorare le opere esposte nelle sale di Palazzo Strozzi, che costituiscono il punto di partenza dell’esperienza.

Attraverso la danza si entra in relazione con le opere esposte e si crea un dialogo con gli altri partecipanti fatto di gesti e azioni. Ogni movimento è un modo per comunicare e un potente mezzo per costruire un gruppo che ogni volta si è fatto più unito fino a diventare una vera “collettività danzante”. Studi medici come quelli del dottor Daniele Volpe hanno dimostrato come la danza aiuti le persone con il morbo di Parkinson producendo un impatto positivo sul sistema neurologico e sulle prestazioni fisiche toccate dalla malattia. Il progetto Corpo libero parte da ciò sfruttando l’arte come strumento di espressione per lasciarsi andare, ognuno con le proprie fragilità. Sebbene con una prerogativa strettamente creativa e non terapeutica, Corpo libero, nelle parole di uno degli stessi partecipanti, diviene “un’eccezionale risposta di libertà a un corpo che tenderebbe sempre più a imprigionarmi”.

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Corpo Libero, performance per la mostra Natalia Goncharova. Foto Giulia Del Vento

Abbiamo incontrato le sculture del Verrocchio, osservato i quadri di Natalia Goncharova, vissuto le performance di Marina Abramović. Questi incontri sono stati occasioni per ridurre l’isolamento che può essere conseguenza della malattia, nel confronto con gli altri partecipanti e con altri visitatori. Osservare e produrre gesti e azioni ha suggerito nuovi possibili modi di avvicinarsi all’arte. E anche per questo a conclusione di ogni esposizione è stata organizzata una performance pubblica nelle sale: azioni a coppie o collettive vivevano in stretto dialogo con le opere esposte, mentre la forza del gruppo aumentava nel sostenersi a vicenda fino quasi a respirare insieme come un unico organismo.

Con le restrizioni imposte dall’attuale emergenza sanitaria, Corpo libero ha dovuto trovare una nuova forma che permettesse di rimanere connessi gli uni agli altri e garantisse una continuità nella pratica della danza. Attraverso un gruppo WhatsApp appositamente creato, Corpi liberi – a casa, sono stati condivisi contenuti legati alla mostra di Tomás Saraceno, che ancora nessuno aveva avuto modo di vedere, e pratiche di danza. È stato scelto come formato l’audio, che, rispetto al video, apre a una maggiore libertà interpretativa da parte di chi ascolta.

Il distanziamento ha richiesto di trovare una modalità alternativa a un’esperienza che fino a quel momento era incentrata sul contatto, sulla presenza fisica e sulla dimensione corale, una nuova strada che possa mantenere salde le due anime del progetto: l’arte e la danza, da esperire ognuno nella propria casa. In questa nuova dimensione domestica, come ha detto Laura Scudella, una delle insegnanti di danza del gruppo Corpo libero, è stato fondamentale “percepire l’assenza dell’opera come un arricchimento della nostra sfera immaginativa e come un riconoscimento della possibilità di fraintendimento”.

Settimana dopo settimana la modalità audio è diventata più familiare e gli esercizi proposti hanno rotto simbolicamente l’isolamento cui tutti eravamo costretti. Partecipare insieme, anche se a distanza, ha aumentato il senso di appartenenza e ha unito il gruppo in modo nuovo.

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Un incontro di Corpo Libero per la mostra Verrocchio, il maestro di Leonardo. Foto Giulia Del Vento

Il 17 settembre è stato possibile incontrarci di nuovo in presenza nel cortile di Palazzo Strozzi sotto l’installazione Thermodynamic Constellation di Tomás Saraceno. Ritrovarsi ha significato sperimentare un nuovo modo di stare insieme, pur mantenendoci a distanza: nascondere i sorrisi dietro alle mascherine, cercare negli sguardi le emozioni e quindi prestare ancora più attenzione ai gesti propri e altrui.

Il contatto fisico crea vicinanza e relazione ed è simbolo di rispetto e ascolto reciproco. Permettere ad altri di entrare nel proprio spazio significa affidarsi, secondo un processo graduale. Il Covid-19 ha bruscamente interrotto questo percorso e ha cambiato le nostre percezioni: toccarsi e stare vicini sono diventati qualcosa di potenzialmente pericoloso. Per questo motivo anche in presenza è stato necessario trasformare le modalità di interazione, evitando contatti ravvicinati ma continuando lo stesso a “toccare” gli altri in modo nuovo. Le installazioni di Saraceno ci hanno aiutato in questa delicata fase di transizione in quanto parlano, coinvolgono emotivamente, attivano reazioni profonde anche attraverso la distanza che intercorre con l’osservatore e secondo un’idea di interazione che non si basa sul contatto fisico: gli intrecci di sguardi negli specchi di Connectome; le Tillandsie di Flying Gardens che vivono appoggiate su altre piante senza danneggiarle, i grovigli di segni di luce e ombra delle tele dei ragni.

Oggi, 25 novembre 2020, celebriamo la giornata nazionale del Parkinson con la restituzione pubblica della nuova dimensione del progetto nata in occasione della mostra Tomás Saraceno. Aria. Riprendendo il formato che aveva caratterizzato i mesi del lockdown, è stato chiesto a ciascun partecipante di condividere la suggestione più evocativa, il ricordo più vivido, la sensazione più forte lasciata dall’arte di Tomás Saraceno attraverso una traccia audio. Come nelle ragnatele collettive della sala Webs of At-tent(s)ion, tutte le voci sono state unite in un’unica composizione, Ensemble. Questa condivisione vuole superare i confini della mostra e di Palazzo Strozzi, poiché è pensata per essere ascoltata, interpretata o trasformata in gesto e movimento da chiunque la senta. Ensemble non vuole solo raccontare un’esperienza vissuta ma desidera farne vivere una nuova, trasportando altre persone nei mondi esplorati dai partecipanti di Corpo libero.

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Corpo Libero: together again, 17 settembre 2020, in occasione della mostra Tomás Saraceno. Aria. Foto Giulia Del Vento

Ensemble fa parte del palinsesto della giornata nazionale del Parkinson organizzata da Dance Well in diretta sulla pagina Facebook di Dance Well. Il programma in dettaglio è consultabile alla pagina dell’evento.

Le voci di Ensamble sono di: Fiora, Giorgio, Raniero, Marco, Lavinia, Cristina, Ginevra, Valentino, Nicoletta, Chiara, Irene, Ada, Azzurra, Laura, Fabio, Ilaria, Maho, Amina, Nicoletta, Enzo, Alessandro, Alessandro, Margherita, Laura.
Montaggio audio a cura di Carola Haupt
Musiche: Kai Engel, Ketsa, Blue Dot Sessions (released under CC BY-NC 4.0)

In copertina: Corpo Libero: together again, 17 settembre 2020, in occasione della mostra Tomás Saraceno. Aria. Foto Giulia Del Vento

Distanziamento fisico, non sociale

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di Irene Balzani

Oggi, lunedì 18 maggio 2020, si celebra la Giornata Internazionale dei Musei, quest’anno intitolata “Musei per l’uguaglianza: diversità e inclusione” con l’obiettivo di sottolineare l’importanza cruciale delle istituzioni culturali nel loro servizio alla società e al suo sviluppo. È in questa direzione che da sempre si muove il lavoro di Palazzo Strozzi, anche durante l’emergenza sanitaria di questo periodo che ha stravolto le nostre abitudini e il nostro stile di vita portando anche alla chiusura temporanea dei nostri spazi. E proprio in questi mesi, tra le nostre iniziative, abbiamo lavorato anche per cercare di raggiungere chi è maggiormente colpito dalla situazione attuale e che normalmente partecipa ai nostri progetti di accessibilità, in particolare attraverso una ridefinizione “a distanza” dei nostri progetti dedicati a persone con Alzheimer e con Parkinson. Queste iniziative sono state ripensate per impedire che la necessaria distanza fisica che dobbiamo tenere in questo periodo, non si traduca in isolamento, contro il rischio che il distanziamento di cui parliamo quotidianamente diventi esclusione sociale.

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A più voci, foto Giulia Del Vento

Fin dall’inizio del lockdown, per A più voci, il progetto dedicato e costruito insieme alle persone che vivono con l’Alzheimer e i loro carer, abbiamo coinvolto tutti i partecipanti, sia chi vive in famiglia sia chi abita in Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) o case di riposo. Come per le attività in presenza abbiamo lavorato con gli educatori geriatrici, insieme alle artiste che hanno collaborato negli anni a questo progetto. A tutti abbiamo fatto una proposta: continuare a ispirarsi all’arte e provare a stare in rete attraverso l’uso dell’email e con un gruppo WhatsApp appositamente creato. L’utilizzo di uno schermo, che si tratti di computer o smartphone può costituire una barriera per chi non ha confidenza con i mezzi tecnologici, per questo la scelta è avvenuta dopo riflessioni e confronti, per cercare di non escludere nessuno. I due canali sono stati usati per veicolare alcune proposte legate a progetti artistici. Il primo invito è stato quello di condividere ciò che si osserva dalla propria finestra, diventata, nei giorni di isolamento, il nostro occhio sul mondo. Il secondo è stato raccontarsi attraverso un angolo della propria casa. Il terzo, infine, rivelare i nostri “erbari domestici”. L’ispirazione in questo caso viene dai fiori della Dama dal mazzolino che avevamo avuto modo di ammirare nella mostra dedicata a Verrocchio, il maestro di Leonardo e dal laboratorio che aveva proposto in quell’occasione l’artista Caterina Sbrana.

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Verrocchio, il maestro di Leonardo. Exhibition view.
Foto Alessandro Moggi
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Contributi dei partecipanti al progetto A più voci – alla finestra

Abbiamo ricevuto oltre quaranta contributi tra fotografie e testi come: “ho aperto un libro di scuola di mio nonno, classe 1876, ed è apparsa una piccolissima viola, che emozione”, “custodisco con cura il mio orto”, “la bellezza delle piccole cose è ciò che mi fa sentire forte”. Angoli di giardino, vasi sui balconi o fiori secchi tra le pagine dei libri sono state attentamente osservate per diventare esempi di quella che Gilles Clément definisce “arte involontaria”. Quest’arte, scrive l’autore del Manifesto del Terzo Paesaggio, “galleggia sulla superficie delle cose. È un’arte senza statuto, senza discorso, è disarmata, si espone in fretta e subito scompare. È un effimero e sottile stato dell’essere. Talvolta una luce. Prima di tutto, è uno sguardo”. Le immagini e le parole inviate sono poi diventate gli appunti di un erbario comune e condiviso in cui questa dimensione collettiva “ci fa sentire ancora più vicini, ancora meno soli”, scrive una delle partecipanti. Tutti questi contributi, raccolti durante il periodo di lockdown, sono convogliati in un racconto unico, scandito da diversi stimoli proposti di settimana in settimana.

Scarica: A più voci - alla finestra
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Contributi dei partecipanti al progetto A più voci – alla finestra

Un’altra proposta “a distanza” è quella di Corpo libero, il progetto dedicato all’inclusione delle persone con il Parkinson che unisce arte, parola e danza. Oltre all’importanza di rimanere in rete in questo caso abbiamo riflettuto sull’esigenza di dare continuità alla pratica della danza che, come numerosi studi confermano, porta benefici soprattutto a chi vive con il morbo di Parkinson. Stimolati da quello che stava facendo il gruppo Dance Well di Bassano del Grappa, abbiamo iniziato a proporre attività da fare a casa, sempre lavorando insieme agli insegnanti di danza che fanno parte del progetto. Anche in questo caso il confronto con i partecipanti è essenziale: riunioni virtuali permettono di incontrarci, valutare nuove idee. Da questo dialogo è nata la volontà di provare a sperimentare partendo dalla mostra di Tomás Saraceno, che gran parte delle persone non ha ancora avuto la possibilità di visitare.

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Riunione dei partecipanti a Corpo libero a distanza

Tutti i giovedì alle 15.00 vengono inviate immagini di un lavoro dell’artista e due file audio collegati tra loro: uno relativo all’opera stessa e l’altro dedicato a una pratica motoria da mettere in atto, una sorta di esercizio fisico di dialogo con l’opera d’arte a distanza. Il progetto non mira a sostituire l’esperienza in mostra con l’arte, che rimane punto di partenza imprescindibile, ma stimola riflessioni e apre a nuove suggestioni. Riprese e amplificate negli esercizi, queste suggestioni sono utilizzate per potenziare il coordinamento e il ritmo. La pratica è pensata per essere svolta individualmente ma tutti nello stesso momento, così che abbia anche una dimensione collettiva.

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Corpo libero, foto Giulia Del Vento

A più voci e Corpo libero nella loro edizione “a distanza” sono due proposte nate come temporanee ma sono percorsi in divenire che potrebbero essere utilizzati anche in futuro per continuare a mantenere un legame con chi, per varie ragioni, non possono partecipare fisicamente alle attività di Palazzo Strozzi. Cruciale nell’identità stessa della nostra istituzione, l’accessibilità è un valore che deve rimane centrale dell’identità dei musei e delle istituzioni culturali. La crisi che stiamo attraversando può forse aiutarci a riflettere per trovare nuove soluzioni, modelli e possibili sviluppi per una sempre più ampia idea di inclusione alla cultura.