“Marina Abramović. The Cleaner”. Una mostra per tutti

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Per la nostra istituzione e per il pubblico fiorentino e italiano la mostra Marina Abramović. The Cleaner è un’occasione irripetibile di incontro con un’artista fondamentale del nostro tempo, così come lo sono state recentemente le mostre di Ai Weiwei e Bill Viola tenutesi a Palazzo Strozzi rispettivamente nel 2016 e 2017.

La mostra di Marina Abramović a Firenze ci pone nuovamente di fronte a delle questioni a cui è necessario rispondere attraverso un lavoro di progettazione: come possiamo rendere l’incontro tra le sensazionali opere di Marina Abramović e il pubblico ancora più significativo? Come possiamo rendere il contesto dell’esperienza adatto a tutte le diverse tipologie di persone che quotidianamente entrano a Palazzo Strozzi?

Per rispondere a queste domande è opportuno considerare quella che è la missione di un’istituzione come la Fondazione Palazzo Strozzi: rendere l’arte accessibile al più ampio numero di persone possibile tenendo presente la diversità di ogni visitatore.

Cosa può offrire la mostra, per esempio, a una scuola, a un gruppo di adolescenti, a degli studenti universitari, a una famiglia, a una persona con disabilità? È necessario essere consapevoli e prepararsi alle diverse sensibilità, al diverso bagaglio di informazioni, alle diverse necessità del visitatore della mostra.

Tenendo chiaro in mente il nostro obiettivo, abbiamo deciso di non farci spaventare dal contenuto talvolta forte di alcune delle opere esposte, mantenendo tutta l’offerta per il pubblico che caratterizza le mostre di Palazzo Strozzi e rilanciando con nuovi progetti. Questo ha richiesto un lavoro diverso di progettazione delle attività e la preparazione di percorsi appositi che permettano anche alle categorie di pubblico più sensibili a certi contenuti di accedere alla mostra.

I nuovi progetti EDU dedicati alla mostra

width=Le famiglie con bambini trovano anche per questa mostra un calendario di attività a loro dedicate con i laboratori Oggetti magici (per famiglie con bambini tra i 3 e i 6 anni) e Vestirsi d’energia (per famiglie con bambini tra i 7 e i 12 anni).

In occasione della mostra di Marina Abramović, l’offerta di visite guidate e laboratori per le scuole, dall’infanzia all’università, è stata potenziata e diversificata con nuove attività in classe per la scuola primaria (Come diventare un’opera d’arte) e una nuova proposta con laboratorio in mostra dedicata agli studenti della scuola superiore che saranno invitati a sperimentare l’uso del proprio corpo per avvicinarsi ulteriormente alle opere di Marina Abramović (Corpi in azione).

Il Kit mostra, sempre disponibile gratuitamente al Punto Info, è stato pensato stavolta per adulti e giovani dai 14 anni in sù che, da soli o in gruppo, avranno voglia di mettersi in gioco e visitare la mostra con uno strumento inteso per stimolare l’approfondimento dei contenuti e l’interazione con le opere.

Proseguono anche i progetti speciali di accessibilità dedicati a persone con disabilità come Connessioni, A più voci (per persone con Alzheimer e chi se ne prende cura) e Sfumature, per ragazzi con disturbi dello spettro autistico). A questi si aggiunge un nuovo progetto, Corpo libero. Vivere l’arte con il Parkinson, dedicato alle persone con Parkinson che prende avvio proprio in occasione della mostra di Marina Abramović. Una nuova scommessa di Palazzo Strozzi che non poteva trovare contesto più adatto per trovare il suo inizio.

Per scoprire queste e tutte le altre proposte per il pubblico legate alla mostra Marina Abramović. The Cleaner vi invitiamo a visitare la sezione Educazione.

Marina Abramović a Firenze

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Palazzo Strozzi ospita per la prima volta in Italia una retrospettiva completa delle opere di Marina Abramović, che è considerata universalmente uno degli artisti viventi più rappresentativi della performance art. Ci troviamo di fronte a un’artista che a partire dagli anni Settanta ha lasciato un segno evidente nella scenario artistico mondiale e il suo lavoro viene spesso preso come esempio di riferimento da artisti di tutto il mondo che oggi hanno l’opportunità di formarsi attraverso il suo metodo.

La fama di Marina Abramović deriva anche dal suo status di artista che è riuscita a fuoriuscire dai circuiti talvolta ristretti dell’arte, avvicinando attraverso le suo opere così toccanti quella larga fascia di pubblico che non frequenta abitualmente il mondo dell’arte contemporanea. Il motivo di questo successo dipende da fattori diversi, tra cui la capacità di promuovere la sua figura attraverso eventi espositivi di prim’ordine come la mostra organizzata dal MoMA di New York nel 2010, The Artist Is Present, a cui è seguita la distribuzione al cinema del noto documentario che ne riprende il titolo. Ma il motivo principale della sua fama risiede sicuramente nel modo in cui quest’artista ha saputo utilizzare la propria immagine, il proprio corpo e la propria storia personale all’interno dei sui lavori, tramite i quali stabilisce con i visitatori delle sue mostre un rapporto speciale basato sull’empatia. 

Marina Abramović. Biografia

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width=1946

Nasce il 30 novembre a Belgrado, ex Jugoslavia, in una famiglia benestante. I genitori Vojo e Danica, entrambi partigiani durante la Seconda guerra mondiale, fanno parte della dirigenza del Partito comunista del generale Tito. Marina passa i primi anni con la nonna materna, Milica, e viene profondamente influenzata dalla sua fede ortodossa.

1952

Nasce il fratello Velimir e Marina va a vivere con i genitori. La sua vita sotto il severo controllo materno è emotivamente molto difficile.

1953-1958

Sin da piccola Marina è incoraggiata a esprimere se stessa in modo creativo: a dodici anni le viene regalata la prima scatola di colori.

1960-1965

Pratica il disegno e la pittura: spesso rappresenta nature morte con fiori e ritratti figurativi.

1965-1970

Studia all’Accademia di Belle Arti di Belgrado. Le espressioni figurative diventano sempre più astratte.

1970-1973

Perfeziona gli studi all’Accademia di Belle Arti di Zagabria. Comincia a usare il corpo come strumento artistico e a dedicarsi al suono e all’arte performativa.

1971

Sposa l’artista concettuale Neša Paripović, ma continua a vivere con la madre.

1973

Incontra Joseph Beuys prima a Edimburgo e poi al Centro culturale studentesco di Belgrado (SKĆ). Gli happening di Beuys la colpiscono profondamente. Collabora con Hermann Nitsch. Nello stesso anno presenta la performance Rhythm 10 al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Borghese a Roma.

1974

Allo SKĆ presenta Rhythm 5. Rhythm 4 è presentata alla Galleria Diagramma di Milano, mentre l’ultima opera della serie, Rhythm 0, viene presentata nella galleria Studio Morra di Napoli.

1975

Va ad Amsterdam per partecipare a un incontro internazionale di artisti performativi e vi conosce l’artista tedesco Ulay (Frank Uwe Laysiepen, nato nel 1943).

1976

Ventinovenne, divorzia da Paripović, abbandona la famiglia e il suo clima repressivo e si trasferisce ad Amsterdam con Ulay.

1977-1979

Marina e Ulay creano la serie Relation Works. Scrivono il manifesto Art Vital, che stabilisce la direzione della loro pratica artistica. Decidono di essere in perpetuo movimento e nei tre anni successivi vivono e lavorano in un furgone, mentre viaggiano in tutta Europa.

1980-1981

La coppia si trasferisce in un appartamento di Amsterdam, inserendosi nella vita artistica della città. Vanno in Australia dove vivono per nove mesi presso la tribù Pintupi nel Gran Deserto Victoria. Influenzati dalla cultura aborigena, creano la performance Nightsea Crossing.

1982

Nightsea Crossing è allestita a Documenta 7 di Kassel e in altri musei e spazi espositivi a Colonia, Düsseldorf, Berlino, Amsterdam, Chicago e Toronto. Per praticare la tecnica meditativa vipassana, Abramović e Ulay vanno a Bodhgaya, in India, dove incontrano il Dalai Lama e il suo principale mentore, il tulku Kyabje Ling Rinpoche.

1983

Marina e Ulay invitano il lama tibetano Ngawang Soepa Lucyar e lo sciamano aborigeno Charlie Watuma Taruru Tjungurrayi, loro compagno di viaggio nel Gran Deserto Victoria, a partecipare a una nuova versione di Nightsea Crossing.

1985

A Firenze, Gastkünstlern a Villa Romana, Marina e Ulay provano (insieme a Mr Mondo e a Michael Laub) la pièce Fragilissimo, che sarebbe dovuta andare in scena al Teatro Niccolini: l’esecuzione fiorentina non ha luogo, ma l’opera viene presentata ad Amsterdam e Stoccolma.

1986

La coppia di artisti va in Cina per la prima volta. Dal momento del viaggio nell’outback australiano del 1980 i due lavorano al progetto di una performance lungo la Grande Muraglia cinese.

1988

Dopo anni di preparativi, ha inizio la camminata lungo la Grande Muraglia cinese per l’opera The Lovers. Marina parte dall’estremità orientale della Muraglia, mentre Ulay inizia dal lato occidentale e procede in direzione opposta. La performance sancisce la definitiva conclusione della loro relazione e collaborazione artistica, durata dodici anni.

1989

Le nuove opere di Marina Abramović da sola sono una serie di oggetti interattivi, noti come Transitory Objects. Le opere vengono esposte, tra gli altri, al Museum of Modern Art di Oxford, allo Städtische Kunsthalle di Düsseldorf e al Museum of Modern Art di Montreal.

1990

Si trasferisce a Parigi, mantenendo l’appartamento di Amsterdam. Viene invitata a partecipare alla famosa esposizione Magiciens de la Terre al Centre Pompidou di Parigi. Poco dopo nello stesso museo viene allestito The Lovers.

1991

Si reca in Brasile per continuare il lavoro sui Transitory Objects.

1992-1993

L’opera The Biography, diretta da Charles Atlas, viene rappresentata per la prima volta a Madrid e successivamente a Documenta 9 di Kassel.

1994

The Biography è rappresentata in teatri di Parigi, Atene, Amsterdam e Anversa. Marina Abramović e Charles Atlas vanno a Belgrado per lavorare alla futura pièce Delusional, anch’essa basata sulla vita di Marina.

1995

Retrospettiva al Museum of Modern Art di Oxford.

1996

Festeggia il cinquantesimo compleanno con il vernissage di Marina Abramović: Objects, Performance, Video, Sound, retrospettiva organizzata allo Stedelijk Museum voor Aktuele Kunst di Gent.

1997

È invitata a rappresentare Serbia e Montenegro nel Padiglione jugoslavo della Biennale di Venezia, ma interrompe la collaborazione in contrasto sul soggetto dell’opera. La performance Balkan Baroque viene allestita quindi in un sottoscala del Padiglione Centrale ai Giardini, causando scalpore. Viene premiata con il Leone d’oro.

1998

Crea il laboratorio Cleaning the House, una serie di esercizi basati su concentrazione e pratica mentale.

2000

Il padre Vojo muore di tumore.

2001

In collaborazione con la Triennale di Arte Contemporanea Echigo-Tsumari in Giappone viene inaugurato il progetto interattivo Dream House come installazione permanente. Performance Mambo a Marienbad, realizzata nell’ex ospedale neuropsichiatrico di Volterra.

2002

The House with the Ocean View viene presentata alla Sean Kelly Gallery di New York: passa dodici giorni in silenzio, digiuno ed esposizione totale, sempre davanti al pubblico.

2004

L’Art Institute di Chicago le conferisce un dottorato onorario. L’artista torna a Belgrado per il progetto video Balkan Erotic Epic.

2005

Seven Easy Pieces viene presentata al Solomon R. Guggenheim Museum di New York. L’opera si compone di sette reinterpretazioni di performance degli artisti VALIE EXPORT, Vito Acconci, Bruce Nauman, Gina Pane, Josef Beuys e della stessa Abramović. Il progetto è il risultato del suo lavoro sulle re-performance, pensate per conservare le performance.

2006

Marina acquista una proprietà a Hudson (New York), che diventa residenza privata e punto di incontro per artisti performativi.

2007

La madre Danica muore a Belgrado.

2010

Il MoMA di New York inaugura la grande retrospettiva The Artist is Present, con molte re-performance delle sue opere e per l’intera durata della mostra propone la nuova e intensa The Artist is Present. Nello stesso anno fonda il Marina Abramović Institute (MAI), con lo scopo di operare attraverso le scienze, per creare una piattaforma teorica e pratica di arte performativa.

2011

The Artist is Present è allestita al Garage Center for Contemporary Culture di Mosca. La pièce autobiografica The Life and Death of Marina Abramović viene rappresentata per la prima volta al Manchester International Festival.

2012

Il documentario Marina Abramović: The Artist is Present viene presentato al Sundance Film Festival. L’esposizione Marina Abramović, Balkan Stories è organizzata alla Kunsthalle di Vienna.

2014

L’esposizione 512 Hours viene presentata alla Serpentine Gallery di Londra. Il progetto comprende una serie di esercizi interattivi che partono dal processo creativo dell’artista stessa e continuano con la partecipazione del pubblico.

2015

Le due grandi esposizioni Terra Comunal/Communal Land e Private Archaeology vengono inaugurate alla SESC Pompeia di São Paulo e al Museum of Old and New Art in Tasmania.

2016

Presso Penguin viene pubblicata l’autobiografia Walk Trhough Walls. A Memoir. La versione italiana Marina Abramović. Attraversare i muri. Un’autobiografia, esce l’anno successivo.

2017-2018

Marina Abramović. The Cleaner viene presentata al Moderna Museet di Stoccolma. La retrospettiva si sposta al Louisiana Museum of Modern Art a Humlebæk, in Danimarca e alla Bundeskunsthalle di Bonn, in Germania. Nel marzo 2018 Marina Abramović è a Firenze per preparare la mostra a Palazzo Strozzi.