Scopri i vantaggi per chi conserva i biglietti delle mostre

Continuano i vantaggi per chi conserva i biglietti delle mostre di Palazzo Strozzi. Tantissime sono infatti le agevolazioni per chi visita Il Cinquecento a Firenze e Utopie Radicali in corso a Palazzo Strozzi fino al 21 gennaio 2018, in un itinerario ricco di collaborazioni con musei, istituzioni culturali, teatri e partner locali.

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Fra questi vantaggi, i possessori dei biglietti delle mostre e gli Amici di Palazzo Strozzi avranno diritto al biglietto ridotto fino al 25% per gli spettacoli della Stagione 2017/2018 presso il Teatro della Pergola ad esclusione della domenica, e sulle attività museali e per famiglie. Inoltre è previsto uno sconto sui biglietti della rassegna dedicata all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico presso il Saloncino della Pergola (dall’11 al 25 gennaio 2018).
Allo stesso modo i possessori del biglietto o abbonamento della stagione 2017/2018 del Teatro della Toscana godranno di una riduzione sul biglietto d’ingresso a Il Cinquecento a Firenze a Palazzo Strozzi (€ 9,50 invece di € 12,00).

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Fondazione Palazzo Strozzi e Museo Salvatore Ferragamo propongono una speciale convenzione nel segno dell’arte: i possessori del biglietto delle mostre a Palazzo Strozzi potranno accedere al Museo con uno sconto del 50%, mentre i visitatori del Museo Salvatore Ferragamo godranno della riduzione di prima fascia sul biglietto d’ingresso a Il Cinquecento a Firenze e Utopie Radicali.

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Speciali sconti sono inoltre riservati ai possessori del solo biglietto della mostra Il Cinquecento a Firenze, i quali potranno visitare il Museo di Palazzo Vecchio al prezzo ridotto di € 8,00 invece di € 10,00, e la mostra Vasari, Jacone e la maniera bizzarra alla Casa Museo Ivan Bruschi di Arezzo con biglietto scontato di € 3,00 invece di € 5,00.

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Mercato Centrale Firenze e Palazzo Strozzi rafforzano il loro legame in occasione della mostra Utopie Radicali, che fino al 21 Gennaio 2018 sarà visitabile negli spazi della Strozzina.
Proprio in occasione della mostra, al Mercato Centrale Firenze sarà esposta una installazione della serie Urboeffimeri di UFO, il gruppo più ironico e dirompente nello scenario dell’architettura radicale fiorentina, fondato nel 1967 sull’onda della contestazione studentesca che coinvolse la facoltà di architettura di Firenze.

Nell’ambito di questa collaborazione, i visitatori di Palazzo Strozzi riceveranno una mappa delle botteghe del mercato e avranno diritto ad un calice di vino da consumare all’interno del Mercato Centrale. Per tutti gli ospiti del Mercato Centrale sarà possibile ritirare presso l’infopoint uno sconto del 20% sull’acquisto del biglietto delle mostre.

 

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Tanti altri vantaggi, riduzioni e occasioni vi aspettano fino alla chiusura delle mostre, trovate tutti gli aggiornamenti alla pagina dedicata.

Orari mostre
Il Cinquecento a Firenze tutti i giorni inclusi i festivi dalle ore 10.00 alle ore 20.00, ogni giovedì dalle ore 10.00 alle ore 23.00
Utopie Radicali tutti i giorni inclusi i festivi dalle ore 12.00 alle ore 20.00, ogni giovedì dalle ore 10.00 alle ore 23.00
La biglietteria chiude un’ora prima delle sale.

 

Regala Palazzo Strozzi. Regala l’arte e la cultura!

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Fare un regalo a Natale che rispecchi le passioni di chi lo riceve è un gesto che dimostra più attenzione rispetto a tanti altri oggetti comprati in un negozio.
Conosci qualcuno appassionato d’arte e cultura? Quest’anno puoi fargli un regalo speciale: un anno di mostre insieme a Palazzo Strozzi.

Durante il periodo natalizio sarà infatti possibile acquistare la tessera Amico di Palazzo Strozzi, un modo unico per essere protagonista di tutte le nostre esposizioni, eventi e inaugurazioni usufruendo di vantaggi esclusivi fra i quali:

  • ingresso individuale gratuito illimitato alle mostre
  • un invito alle inaugurazioni valido per due persone
  • partecipazione alle visite guidate gratuite dedicate agli Amici
  • newsletter dedicata
  • convenzioni con altri musei/istituzioni

È possibile scegliere fra diverse tipologie di membership: Individuale, Special (dedicata agli under 26 e over 65 anni), Coppie, Famiglie, Amici+ e Patron.

La tessera Amico di Palazzo Strozzi è acquistabile presso la biglietteria nel cortile del Palazzo oppure online a partire da € 30,00.

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È inoltre possibile regalare l’ingresso ad una sola delle nostre mostre in corso o future.
Chi lo riceverà potrà entrare nelle sale quando desidera, saltando la coda!
Puoi acquistare i biglietti della mostra Il Cinquecento a Firenze, aperta fino al 21 gennaio 2018, oppure della prossima mostra Nascita di una nazione, dedicata alle tendenze artistiche in Italia tra la fine del secondo conflitto mondiale e il Sessantotto (dal 16 marzo 2018).

Prezzo a biglietto comprensivo della busta natalizia € 12,00
Anche i biglietti sono acquistabili presso la biglietteria di Palazzo Strozzi oppure online.

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Sia che tu decida di regalare la tessera Amico di Palazzo Strozzi oppure i biglietti delle mostre, il tuo regalo ti sarà consegnato in una speciale busta natalizia, disponibile solo presso la biglietteria di Palazzo Strozzi.

Maggiori informazioni:
amici@palazzostrozzi.org
Tel. 055 2645155

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Il Cinquecento a Firenze in 5 capolavori

Dal 21 settembre 2017 al 21 gennaio 2018, Palazzo Strozzi celebra l’arte del Cinquecento a Firenze, un’eccezionale epoca culturale e di estro intellettuale, tra “maniera moderna” e controriforma, tra la committenza dei Medici e della Chiesa.

Ultimo atto d’una trilogia di mostre, a cura di Carlo Falciani e Antonio Natali, iniziata con Bronzino nel 2010 e Pontormo e Rosso Fiorentino nel 2014, Il Cinquecento a Firenze riunisce un totale di oltre settanta capolavori tra dipinti e sculture, di cui diciassette restaurati per l’occasione – uno straordinario dialogo fra opere di artisti come Michelangelo, Bronzino, Giorgio Vasari, Rosso Fiorentino, Pontormo, Santi di Tito, Giambologna, Bartolomeo Ammannati.

Abbiamo selezionato per voi 5 capolavori fra le opere esposte a Palazzo Strozzi in questa grande mostra.

 

Andrea del Sarto, Compianto su Cristo morto (Pietà di Luco)

Siglata con il monogramma delle due A intrecciate, la tavola – restaurata per la mostra – fu eseguita per il monastero camaldolese di San Pietro a Luco di Mugello, dove l’artista si era rifugiato per sottrarsi all’epidemia pestilenziale che imperversava a Firenze. Opera di straordinaria chiarezza, è una riflessione sul tema del mistero dell’incarnazione eucaristica, fondamentale nella Chiesa dopo Lutero.

 width=Andrea del Sarto, Compianto su Cristo morto (Pietà di Luco), 1523-1524, olio su tavola, Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria Palatina

 

Alessandro Allori, Cristo e l’adultera

La tavola fu commissionata per la cappella di famiglia da Giovan Battista Cini, consigliere di Cosimo de’ Medici, drammaturgo che partecipò agli apparati per le nozze di Francesco e Giovanna d’Austria e in quell’occasione entrò forse in contatto con Allori. L’artista ambienta la scena in un’aulica architettura fiorentina, ma non rinuncia ai dettagli raffinati di tessuti, frange e merletti.
Il restauro dell’opera è stato reso possibile grazie al generoso contributo di Friends of Florence.

 width=Alessandro Allori, Cristo e l’adultera, 1577, olio su tavola, Firenze, Basilica di Santo Spirito

 

Giambologna, Crocifisso

Giambologna volle questo Crocifisso per la propria cappella funeraria nel coro della Santissima Annunziata. Il Cristo venne fuso probabilmente il 21 marzo 1598 insieme ai rilievi della base del monumento a Cosimo I di piazza della Signoria. Il Cristo morente, ancora privo del colpo sul costato, è pretesto per rappresentare un perfetto corpo atletico ma anche un sentimento di pietà controriformata.
Il restauro dell’opera è stato reso possibile grazie al generoso contributo di Friends of Florence.

 width=Giambologna, Crocifisso, 1598, Bronzo, Firenze, Basilica della Santissima Annunziata

 

Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, La Notte

La Notte è trasposizione in pittura dell’analoga figura scolpita da Michelangelo per la tomba di Giuliano de’ Medici, duca di Nemours, nella Sagrestia Nuova. Inserita in uno scenario notturno, del marmo ripropone il copricapo con la stella e la mezzaluna, la maschera svelata dalla Notte e la civetta. Tosini ha inoltre aggiunto una clessidra, una lanterna e due maschere, simboli del tempo notturno e dell’inganno.

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Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, La Notte, 1555-1565, olio su tavola, Roma, Galleria Colonna

 

Bartolomeo Ammannati, Ercole e Anteo

Il gruppo era sulla fontana grande della villa di Castello, nel giardino voluto da Cosimo de’ Medici. Ammannati nel dicembre del 1559 aveva pronto il modello per la fusione, avvenuta pochi mesi dopo. Il mito dell’eroe greco rispondeva al programma celebrativo di Ercole-Cosimo: la statua ne illustrava la vittoria sui nemici, simboleggiata dall’alto fiotto d’acqua che usciva dalla bocca di Anteo morente.

 width=Bartolomeo Ammannati, Ercole e Anteo, 1559-1560, bronzo, Firenze, Villa medicea della Petraia

 

Orario mostra
Tutti i giorni inclusi i festivi dalle ore 10.00 alle ore 20.00 (ultimo ingresso alle 19.00).
Ogni giovedì dalle ore 10.00 alle ore 23.00 (ultimo ingresso alle 22.00).

Se volete evitare qualsiasi coda ed entrare direttamente in mostra, è possibile acquistare il biglietto online.

 

 

Utopie Radicali. Oltre l’architettura

Utopie Radicali. Oltre l’architettura: Firenze 1966-1976 presenta per la prima volta insieme tutti gli architetti radicali di Firenze, a mezzo secolo di distanza dalla loro nascita e diffusione tra 1966 e 1976. Questa generazione di artisti, inizialmente studenti legati principalmente alla facoltà di Architettura di Firenze, è la prima in Italia a portare avanti una nuova visione della disciplina architettonica, alla ricerca di un inedito connubio tra l’utopia architettonica e la ricerca basata sulle tecnologie più avanzate.  width=
In diverse occasioni l’attività espositiva di Palazzo Strozzi ha toccato il tema della Firenze del dopoguerra
, un periodo in cui la nostra città era culturalmente vivacissima e contraddittoria. Nella mostra del 2016 su La grande arte dei Guggenheim, abbiamo visto come in Strozzina, nel 1949, venne presentata quasi in anteprima per l’Italia la collezione di Peggy Guggenheim, e come questa venne accolta con perplessità e ironia dalla gran parte dei fiorentini. Con la stessa circospezione, negli anni Settanta, il mondo culturale locale guardò all’esperienza di art/tapes/22, l’innovativo centro di video arte che portò in città molti artisti di calibro internazionale, tra cui il giovanissimo Bill Viola, come abbiamo raccontato nell’appena conclusa mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico.

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Queste due recenti esposizioni di Strozzi hanno rappresentato un ottimo preambolo per calarsi nell’atmosfera rievocata da Utopie Radicali.
Il movimento dell’architettura radicale nasce nella Facoltà fiorentina in quel 1966 segnato in città dal disastro dell’alluvione, da cui si è ripartiti per una riconsiderazione degli spazi urbani, e ha incontrato le provocazioni e il fermento del Sessantotto. In quelle aule, straordinario laboratorio ideale, è maturata una tendenza che, non solo in Europa, aveva già manifestato la necessità di un ripensamento della disciplina architettonica, che venne riformulata dando origine a un’architettura “spontanea” anche attraverso ironici happening che volevano, anche politicamente, riappropriarsi degli spazi pubblici.

Il pensiero critico dell’utopia radicale non è stato fenomeno locale, essendosi disseminato in ambito internazionale e diventando promotore dell’abbattimento delle frontiere disciplinari grazie a connessioni tra arti visive, musica e letteratura. Il movimento si è inoltre sviluppato in maniera spontanea, in un “ordinato disordine”, in una “ribellione pensata”, derivati dalla volontà di cancellare il passato e riformulare il presente.

 width= width=Vedute della mostra Utopie Radicali


La mostra fornisce la possibilità di riconsiderare personaggi e azioni che hanno caratterizzato un’epoca in cui Firenze si confrontava col panorama internazionale non solo in ambito architettonico, ma anche artistico e politico
. Utopie Radicali costituisce una straordinaria occasione, attraverso l’Osservatorio per le Arti Contemporanee, di una stretta collaborazione con la Fondazione CR Firenze, cui siamo legati in un progetto che vuol fare sempre più di Firenze una moderna capitale culturale. Una collaborazione allargata al Comune nella condivisione della volontà di riscoperta del passato recente della città, così importante anche per le più aggiornate esperienze internazionali che da quel periodo traggono ispirazione.

 width= width=Vedute della mostra Utopie Radicali

 

La Fondazione Palazzo Strozzi desidera perciò ringraziare i curatori Pino Brugellis, Gianni Pettena, Alberto Salvadori, e con loro Elisabetta Trincherini, per aver pensato a una mostra in grado di interessare un pubblico differenziato e anche di sollecitare nuovi dibattiti.

Arturo Galansino
Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi

 width=Installazione della serie Urboeffimeri del gruppo UFO nel cortile di Palazzo Strozzi

 

La mostra Utopie Radicali è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Fondazione CR Firenze e Osservatorio per le Arti Contemporanee. Con il supporto di Comune di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Associazione Partners Palazzo Strozzi e Regione Toscana e con la collaborazione scientifica di CCA-Centre Canadien d’Architecture. Con la partecipazione di Gervasi S.p.A e Mercato Centrale Firenze.

Foto Dario Lasagni

Il Fuorimostra del Cinquecento a Firenze e in Toscana

Dal 21 settembre 2017 al 21 gennaio 2018 Palazzo Strozzi ospita Il Cinquecento a Firenze, una straordinaria mostra che celebra l’arte fiorentina del XVI secolo tra “maniera moderna” e controriforma, sacro e profano, attraverso oltre settanta dipinti e sculture tra cui capolavori assoluti di Michelangelo, Andrea del Sarto, Giorgio Vasari, Santi di Tito, Alessandro Allori, Giambologna, provenienti dall’Italia e dall’estero, molti dei quali restaurati per l’occasione ed esposti a confronto per la prima volta insieme, come le tre Deposizioni di Pontormo, Rosso Fiorentino e Bronzino.

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Al fine di esaltare la fondamentale rete di collaborazioni con musei e istituzioni del territorio e la collaborazione con la Direzione Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, Palazzo Strozzi propone il FUORIMOSTRA del Cinquecento a Firenze e in Toscana: un ampio itinerario tra luoghi di Firenze e della Toscana che si pone l’obiettivo di valorizzare mete e beni del territorio e celebrare una stagione unica per la storia dell’arte. Un periodo segnato dalle grandi imprese volute da Francesco I de’ Medici, il più geniale rappresentante del mecenatismo di corte in Europa, e dalle straordinarie commissioni destinate ad ambienti ecclesiastici a seguito delle nuove norme stabilite dal concilio di Trento.
 width=Veduta della cappella privata della duchessa Eleonora di Toledo a Palazzo Vecchio

L’esposizione trova così una diretta prosecuzione in diversi luoghi di Firenze e della Toscana, in musei e istituzioni fiorentini fra i quali la Basilica della Santissima Annunziata, la Basilica di San Marco, la Basilica di Santa Croce, la Basilica e il complesso di Santa Maria Novella, il Museo di Palazzo Vecchio e le Gallerie degli Uffizi a Firenze, ma anche con le città di Arezzo, Prato e Volterra, permettendo la creazione di specifiche collaborazioni culturali con l’obiettivo di valorizzare luoghi quali ad esempio la Casa Museo Ivan Bruschi, la Chiesa e convento dei Santi Vincenzo Ferrer e Caterina de’ Ricci e la Pinacoteca e Museo civico di Volterra.

 width=Veduta della Tribuna degli Uffizi
 width=Veduta della Pinacoteca e del Museo civico di Volterra

Il FUORIMOSTRA del Cinquecento a Firenze e in Toscana (sempre scaricabile e gratuito) vi condurrà, grazie a una guida e a una mappa, in un itinerario con cui scoprire e approfondire l’arte di questo periodo.

Scarica il Fuorimostra

Utopie Radicali
Gli artisti in mostra

Dal 20 ottobre 2017 al 21 gennaio 2018 gli spazi della Strozzina di Palazzo Strozzi ospitano Utopie Radicali, la mostra che celebra la straordinaria stagione creativa fiorentina del movimento radicale tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento.

In un caleidoscopico dialogo tra oggetti di design, video, installazioni, performance e narrazioni il percorso riunisce per la prima volta le opere visionarie di gruppi e personalità quali Archizoom, Remo Buti, 9999, Gianni Pettena, Superstudio, UFO e Zziggurat.


ARCHIZOOM

Il gruppo fondato a Firenze nel 1966 da Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Daganello e Massimo Morozzi (ai quali si aggiungono nel ’68, Lucia e Dario Bartolini) partecipa alla “Global Tools” e prima si afferma per la ricerca di un’architettura improntata ad analizzare e migliorare il territorio e la società mediante una relazione diretta con essi. I molteplici progetti, spesso provocatori, da loro ideati, oltre a essere stati ispirazione per architetti e designer, sono diventati iconici manifesti dell’arte italiana degli anni ’70 e lo sono ancora oggi. Fondamentale apporto al dibattito teorico del movimento Radicale è stato dato da tutto il gruppo e in particolare dalle Radical Notes di Andrea Branzi su «Casabella».

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Archizoom Associati, Safari, 1968, Firenze, Centro Studi Poltronova

 

REMO BUTI

Artigiano e ceramista prima ancora di laurearsi in architettura, è stato tra i più innovativi docenti dell’università di Architettura di Firenze dove tiene il corso di Arredamento e Architettura degli Interni facendosi portavoce della “liberazione della fantasia contro la tirannia del sistema economico”. Con altri radicali, è tra i fondatori della contro-scuola di design “Global Tools”. Parallelamente all’attività di docenza, la più amata, si afferma professionalmente vincendo numerosi premi Internazionali di urbanistica, architettura e design. È presente alle Biennali di Venezia e Triennali di Milano grazie alle sue ricerche progettuali dalla spiccata componente visiva e comunicativa.

 width=Remo Buti, Piatti di Architettura, 1962-1975, Firenze, Collezione Remo Buti

 

GIANNI PETTENA

Architetto, artista e critico, professore di Storia dell’Architettura Contemporanea all’Università di Firenze e di Progettazione alla California State University, co-fondatore della“Global Tools”. Il suo lavoro ha assunto la forma di progetti di design, d’architettura, d’installazioni museali e performances. Non rinnega la formazione di architetto ma è da sempre convinto della necessità di ripensare il significato della disciplina. Fin dagli anni Sessanta si avvicina più degli altri radicali alla concettualità della ricerca radicale austriaca preferendo gli strumenti e i linguaggi delle arti visive a quelli della progettazione architettonica.

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Gianni Pettena, Rumble Sofa, 1966, Collezione privata

 

SUPERSTUDIO

Il gruppo fondato a Firenze nel 1967 da Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo di Francia, Roberto Magris, Piero Frassinelli, Alessandro Magris e Alessandro Poli (che fa parte del gruppo dal 1970 al ’72) ha svolto attività di ricerca teorica sulla progettazione, ha lavorato nel campo dell’architettura e del design con allestimenti, costruzioni, mobili e oggetti e ha partecipato alla fondazione della “Global Tools”. Ha prodotto progetti utopici sugli atti ‘fondamentali’ alla ricerca di una rifondazione filosofica e antropologica dell’architettura.

 

 width=Superstudio, Bazaar, 1968, Casalguidi (Pistoia), Giovannetti Collezioni


UFO

Il gruppo fondato nel 1967, all’interno dell’Università di Architettura di Firenze, da Lapo Binazzi, Riccardo Foresi, Titti (Vittorio) Maschietto, Carlo Bachi, Patrizia Cammeo e Sandro Gioli (1967-1968) ha operato una spettacolarizzazione dell’architettura nel tentativo di trasformarla in evento, azione di “guerriglia” urbana e ambientale. In questo ambito nascono gli Urboeffimeri (1968), architetture gonfiabili in scala reale calate sul centro storico della città. Gli oggetti e il design d’interni sono caratterizzati da una vena pop che rivela tutta l’ironia nei confronti del design convenzionale.

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UFO, Urboeffimero 6, Piazza del Duomo, 1968, Firenze, Archivio UFO di Lapo Binazzi

 

9999

Il gruppo nasce a Firenze nel ’68 inizialmente composto da Paolo Coggiola, Andrea Gigli, Giovanni Sani, Mario Preti, Paolo Galli, Fabrizio Fiumi, Paolo Caldini, si chiamano 1999. Nel ’71 Coggiola, Preti, Sani e Gigli ne escono ed entra il fotografo Giorgio Birelli. Nell’estate del ’68 il gruppo aveva inaugurato il proprio studio, spazio di progettazione e ideazione sulla collina di Marignolle, il 25 settembre di quell’anno ha luogo l’Happening Progettuale su Ponte Vecchio, intervento urbano di reinterpretazione di un luogo fortemente connotato. Nel ’69 viene progettato lo Space Electronic, spazio libero e autogestito direttamente dal gruppo nel quale si susseguono manifestazioni sperimentali, performance teatrali e concerti. Nel ’72 con il progetto della Casa-Orto partecipano alla mostra al MoMA Italy the New Domestic Landscape.

 width=9999, Meeting tra Mao e Nixon a Graz, 1971 San Casciano Val di Pesa (Firenze), Archivio 9999

 

ZZIGGURAT

Il gruppo si costituisce nel 1969 grazie alla collaborazione di Alberto Breschi, Giuliano Fiorenzuoli e Roberto Pecchioli. Il lavoro di Zziggurat si caratterizza per l’interesse predominante nei confronti dell’architettura, della sua dimensione urbana, dei suoi strumenti espressivi e comunicativi, filtrati dalle esperienze dell’arte. In quest’ottica partecipano a concorsi e mostre tra cui Triennale di Milano (’73) e Biennale di Venezia (’78). Nel 1971 il gruppo partecipa al seminario Vita, morte e miracoli dell’architettura organizzato all’interno dello Space Electronic e nel ’73 fa parte dei fondatori della “Global Tools”. Zziggurat pur partendo da astrazioni utopiche ha nel progetto realmente costruito e permanente l’obiettivo principale del suo operare.

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Zziggurat, Alberto Breschi, Roberto Pecchioli, La città di foglie, 1972, Firenze, Archivio Alberto Breschi

 

Scopri la mostra e gli eventi legati a Utopie Radicali, a Palazzo Strozzi fino al 21 gennaio 2018.
La mostra è prodotta e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Fondazione CR Firenze e Osservatorio per le Arti Contemporanee.

Il Cinquecento a Firenze. Un viaggio attraverso l’arte e la cultura

Non è la prima volta che Palazzo Strozzi ospita una mostra sul Cinquecento fiorentino: nel 1940 proprio una “Mostra del Cinquecento toscano” inaugurò l’utilizzo del palazzo, appena venduto dalla famiglia Strozzi, come spazio espositivo.

Più recentemente, le due epocali rassegne sul Bronzino, nel 2010, e sul Pontormo e il Rosso Fiorentino, nel 2014, hanno contribuito ad affermare il prestigio internazionale della nostra istituzione.

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La mostra odierna vuole essere continuazione e conclusione dello straordinario viaggio attraverso l’arte e la cultura a Firenze cominciato con le due esposizioni appena citate e chiudere così una ideale trilogia sulla “maniera” fiorentina a cura di Antonio Natali e Carlo Falciani.

Il percorso parte con confronti tra capolavori assoluti, opere che non si era riusciti a ottenere in prestito nelle precedenti esposizioni, come quello tra la Pietà di Luco di Andrea del Sarto e il Dio fluviale di Michelangelo o quello triplo, letteralmente “da manuale”, che vede protagonisti la visionaria Deposizione dalla croce del Rosso Fiorentino, l’allucinata Deposizione del Pontormo e la raffinatissima Deposizione del Bronzino, tornata “a casa” per quest’occasione dopo che Cosimo I la donò a Nicolas Perrenot de Granvelle, segretario dell’imperatore Carlo V: dialoghi irripetibili che trovano in Palazzo Strozzi il perfetto scenario in cui compiersi.

La mostra continua percorrendo tutto il XVI secolo in modo grandioso ed emozionante senza soluzione di continuità, alternando capolavori dei più grandi maestri a quelli di artisti forse meno noti al grande pubblico ma sempre di un tenore qualitativo altissimo, fornendo perciò il contesto ideale per l’apprezzamento storico di questo splendente autunno del Rinascimento. width=Il Compianto su Cristo morto (Pietà di Luco) di Andrea del Sarto, esposto insieme al Dio fluviale di Michelangelo

 width=Veduta della sala della mostra che espone le tre Deposizioni a confronto

 

Gli oltre settanta dipinti e sculture esposti provengono da musei internazionali e da importanti collezioni private: un’opportunità quindi per vedere riuniti capolavori raramente accessibili. Inoltre, numerose grandi pale d’altare, abitualmente ospitate da chiese toscane e non solo, trovano in mostra un’occasione per essere riportate a nuova vita, attraverso una campagna di restauri senza precedenti per Palazzo Strozzi: esempio di come la nostra attività espositiva, oltre a portare sul territorio un notevole impatto economico prodotto dalle nostre mostre e dalle collaborazioni e sinergie messe in atto, arricchisca anche il nostro patrimonio artistico.

 width=Veduta della sala della mostra a Palazzo Strozzi dedicata agli Altari della controriforma. Molte delle opere esposte sono state restaurate per l’occasione.

 

Dopo i grandi successi ottenuti portando a Firenze la grande arte contemporanea, Palazzo Strozzi si riaccosta oggi al passato, ma con un approccio nuovo e sperimentale: non solo per celebrare Firenze e la sua grande storia, ma anche per riscoprire una generazione di artisti e un periodo storico che rappresenta un riferimento per una riflessione sul mecenatismo, sul rapporto tra arte e potere e su quello tra sacro e profano, alla luce delle nuove istanze tridentine che portarono a una profonda rimeditazione dei modelli e degli insegnamenti dei grandi maestri di inizio Cinquecento.

“Il Cinquecento a Firenze” rappresenta perciò un’opportunità speciale per celebrare il ruolo di Palazzo Strozzi come piattaforma d’eccellenza per l’arte e la cultura, volta all’innovazione, tra passato e presente, e alla valorizzazione del patrimonio storico artistico.

Arturo Galansino
Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi width=

Dieci motivi per visitare Il Cinquecento a Firenze

Primi giorni di apertura per Il Cinquecento a Firenze. Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna, a Palazzo Strozzi fino al 21 gennaio 2018.
Una straordinaria mostra dedicata all’arte del Cinquecento a Firenze che mette in dialogo oltre settanta opere di artisti come Michelangelo, Bronzino, Giorgio Vasari, Rosso Fiorentino, Pontormo, Santi di Tito, Giambologna, Bartolomeo Ammannati. La celabrazione di una eccezionale epoca culturale, tra “maniera moderna” e controriforma, tra la commitenza dei Medici e della Chiesa.

Fra le tante ragioni per visitare Il Cinquecento a Firenze, ci siamo divertiti a selezionare i dieci motivi che rendono questa mostra davvero imperdibile.

 

1. Le tre Deposizioni di Pontormo, Rosso Fiorentino e Bronzino riunite per la prima volta nella storia.

 width=Veduta della sala della mostra che espone le tre Deposizioni a confronto

 

2. L’ampio ventaglio di pittori e scultori che rappresentano l’intero secolo.

3. Il Cristo deposto del Bronzino proveniente da Besançon: la tavola, collocata nella Cappella di Eleonora di Toledo di Palazzo Vecchio nell’estate del 1545, fu inviata in dono in Francia nel settembre dello stesso anno e da allora non è più tornata a Firenze.

 width=Bronzino, Cristo deposto, 1543-1545 circa, Besançon, Musée des Beaux-Arts et d’Archéologie

 

4. Il Dio fluviale di Michelangelo che col restauro ha recuperato la cromia chiara evocatrice del marmo.

 width=Michelangelo Buonarroti, Dio fluviale, 1526-1527 circa, Firenze, Accademia delle Arti del Disegno (in deposito presso Museo di Casa Buonarroti)

 

5. Le pale d’altare più significative del secondo Cinquecento riunite per la prima volta in una rassegna a seguito di eccezionali restauri.

6. Le opere più belle di Santi di Tito, uno degli artisti da riscoprire in quelle virtù poetiche che ne fanno uno dei più grandi del Cinquecento.

7. La sala delle Allegorie come esempio altissimo di pittura profana.

 width=Veduta della sala dedicata alle Allegorie e ai Miti a Palazzo Strozzi

 

8. Venere e Amore di Alessandro Allori, uno dei vertici della pittura profana del secondo Cinquecento.

9. La Fata Morgana di Giambologna, proveniente dal parco della villa del committente e mecenate Bernardo Vecchietti e ora in collezione privata.

 width=Giambologna, Fata Morgana, 1572, Collezione privata, Courtesy of Patricia Wengraf Ltd.

 

10. L’ultima pala dipinta dal Bronzino mai esposta finora e quasi ignota, che è stata restaurata per l’occasione.

 width=Veduta di una sala della mostra a Palazzo Strozzi, sulla parete di fondo l’Immacolata Concezione di Bronzino

 

Il Cinquecento a Firenze vi aspetta a Palazzo Strozzi fino al 21 gennaio 2018, siete tutti invitati a condividere con noi i vostri personali motivi per visitare (o per non visitare) questa mostra irripetibile.

Aspettando Il Cinquecento a Firenze

Manca pochissimo all’apertura della mostra Il Cinquecento a Firenze. Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna, una straordinaria mostra dedicata all’arte del Cinquecento a Firenze, espressione di una stagione unica per la storia dell’arte.

L’esposizione, che aprirà le sue porte al pubblico da giovedì 21 settembre a Palazzo Strozzi, comprenderà oltre 70 tra dipinti e sculture, per un totale di 41 artisti, grazie a una fondamentale rete di collaborazioni creata sia con musei e istituzioni del territorio che a livello internazionale.

 width=Nelle sale di Palazzo Strozzi si troveranno a dialogare, in un percorso cronologico e tematico tra “maniera moderna” e controriforma, opere sacre e profane dei grandi maestri del secolo come Michelangelo, Pontormo e Rosso Fiorentino, ma anche di pittori quali Giorgio Vasari, Jacopo Zucchi, Giovanni Stradano, Girolamo Macchietti, Mirabello Cavalori e Santi di Tito e scultori come Giambologna e Bartolomeo Ammannati.
Artisti capaci di giocare su più registri espressivi – dall’ispirazione religiosa alle passioni comuni – mediando la propria formazione, avvenuta sui grandi maestri d’inizio secolo, con le istanze di un mondo che affrontava un complesso cambiamento verso una nuova visione sia della natura sia dell’espressione artistica.

 width=Santi di Tito, Resurrezione, 1574 circa, Firenze, Basilica di Santa Croce

 

 width=Rosso Fiorentino, Deposizione dalla croce, 1521, Volterra, Pinacoteca e Museo Civico

 

Grandi protagoniste della mostra saranno celebri opere come il Cristo deposto di Bronzino, eccezionale prestito del Musée des Beaux-Arts et d’Archéologie di Besançon, la Deposizione di Pontormo della Chiesa di Santa Felicita a Firenze, la Deposizione dalla croce di Rosso Fiorentino da Volterra, la Resurrezione di Santi di Tito, proveniente dalla Basilica di Santa Croce di Firenze e il Dio fluviale di Michelangelo.
Attraverso sezioni dedicate ai temi centrali della riflessione artistica, Il Cinquecento a Firenze costituisce un’occasione straordinaria per confrontare opere celeberrime studiate da un punto di vista inedito, presentate accanto ad altre di artisti oggi meno noti ma il cui lavoro ha contribuito a determinare il ricco e complesso panorama del periodo.

 width=Pontormo, Deposizione, 1525-1528, Firenze, Chiesa di Santa Felicita

 

L’importante campagna di restauri condotta in occasione dell’esposizione, molte le opere di grande rilevanza coinvolte, ha visto in prima fila i membri della Fondazione Friends of Florence e altri importanti benefattori come la Moretti Fine Art e la Banca Federico Del Vecchio.
Un’opportunità per questi capolavori che necessitavano da tempo di interventi lunghi e complessi.

 width=Michelangelo Buonarroti, Dio fluviale, 1526-1527 circa, Firenze, Accademia delle Arti del Disegno (in deposito presso il Museo di Casa Buonarroti)

 

Il Cinquecento a Firenze. Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna dal 21 settembre 2017 al 21 gennaio 2018 a Palazzo Strozzi.

 

Bill Viola. Rinascimento elettronico in altri 5 capolavori

Fra pochissimi giorni chiuderà Bill Viola. Rinascimento elettronico (a Palazzo Strozzi fino a domenica 23 luglio), la mostra che celebra il maestro indiscusso della videoarte contemporanea.

In questo articolo, esplorando spiritualità, esperienza e percezione, abbiamo selezionato per voi 5 capolavori del videoartista americano fra le opere esposte a Palazzo Strozzi in questa grande mostra.

L’umanità è protagonista delle sue installazioni: persone, corpi e volti caratterizzati da uno stile poetico e fortemente simbolico in cui l’uomo è chiamato a interagire con forze ed energie della natura come l’acqua e il fuoco, la luce e il buio, il ciclo della vita e quello della rinascita.

 

The Greeting

Due donne conversano davanti a edifici industriali. Sono interrotte da una terza che le due salutano, ma che una sola conosce. Si alza una leggera brezza e la luce muta quando la nuova arrivata si rivolge all’amica e – ignorando l’altra – le sussurra: «Can you help me. I need to speak to you right now» . (Puoi aiutarmi, ho bisogno di parlarti subito). Con imbarazzo vengono fatte le presentazioni.
Le azioni sono mostrate in un rallentamento estremo e il video estende i quarantacinque secondi reali dell’incontro fino a dieci minuti di proiezione, così ogni variazione è esaminata nei minimi particolari. Il linguaggio inconscio del corpo e le sfumature di sguardi e gesti vengono accentuati, gli edifici sembrano violare le leggi della prospettiva, a tratti lo sfondo passa in primo piano e nei punti più bui si scorgono altre figure. Azioni e intenzioni dei personaggi non trovano una spiegazione e il significato dell’evento resta sospeso.
Il video, ispirato alla Visitazione del Pontormo qui per la prima volta mostrata in un confronto diretto, è stato esposto alla Biennale di Venezia del 1995 riscuotendo grande successo. The Greeting rappresenta un punto di svolta nella carriera di Viola, sia per il recupero della tradizione pittorica rinascimentale che per l’utilizzo di attori, scenografie e produzioni di tipo cinematografico.

 width=Bill Viola, The Greeting, 1995, Courtesy Bill Viola Studio

 

Four Hands

L’opera appartiene alla serie The Passions, che ha origine nel 1998 quando Viola è borsista del Getty Research Institute di Los Angeles per lavorare sulla rappresentazione delle passioni. L’artista si ispira all’arte sacra del Medioevo e Rinascimento per mostrare quanto di essa sopravviva nel linguaggio contemporaneo delle espressioni.
In Four Hands gli schermi presentano immagini in movimento delle mani di un ragazzino, di una donna e un uomo di mezza età e di una donna più anziana che compiono gesti lenti, familiari e insoliti, influenzati da fonti che vanno dalle mudrā buddhiste alle tavole chirologiche inglesi del Seicento. Le mani di tre generazioni rappresentano le diverse fasi della vita umana.

 width=Bill Viola, Four Hands, 2001, Courtesy Bill Viola Studio

 

Emergence

In Emergence, commissionata dal Getty Museum e parte della serie The Passions, due donne vegliano ai lati di un pozzo. La più giovane si gira verso il sacello da cui compare prima la testa e poi il corpo, pallidissimo, di un giovane che, sollevandosi, fa traboccare l’acqua. Anche l’anziana si volta e assiste all’emersione dell’uomo che, affiorato interamente, cadrebbe se non fosse sostenuto dalle donne che lo depongono per terra coprendolo con un telo: una ne poggia la testa sulle ginocchia, l’altra ne abbraccia il corpo.
Viola si è ispirato all’affresco del Cristo in pietà di Masolino da Panicale del Museo della Collegiata di Empoli, ma – poiché il video non è un’immagine ferma e unica – ha contaminato Emergence con altre suggestioni del passato, derivate dai sarcofagi romani, dalla Pala Baglioni di Raffaello, dalla Pietà Rondanini di Michelangelo, dalla Morte di Marat di David.
L’acqua che sgorga dal sepolcro è simbolo di morte e insieme riferimento alla fuoriuscita dei liquidi amniotici durante il parto, e crea così una narrazione circolare tra l’inizio e la fine della vita. Viola unisce qui pensiero cristiano e spiritualità orientale in un originale sincretismo.

 width=Bill Viola, Emergence, 2002, Courtesy Bill Viola Studio

 

The Deluge

In The Deluge numerosi passanti camminano con tranquillità davanti a un edificio appena restaurato, nella luce limpida dell’equinozio autunnale, impegnati in attività quotidiane, ma l’accelerazione crescente dei movimenti delle persone si accompagna poi alla sensazione di catastrofe imminente. Un fragore precede la discesa a precipizio delle scale degli abitanti della casa che cercano di evitare una cascata torrenziale che erompe dalle porte e dalle finestre, travolgendoli. Gli ultimi, infatti, hanno atteso troppo nella sicurezza delle case e devono correre per salvarsi, mentre il diluvio si abbatte con forza sul loro mondo privato. Poi la violenza e la furia si placano e l’acqua lentamente si ritira, lasciando l’edificio intatto e la strada pulita: quando tutto è finito il sole risplende sull’asfalto asciutto.
Viola evoca, con questa seconda sequenza di Going Forth By Day esposta in mostra, i cicli pittorici del passato e l’archetipo mitico del diluvio biblico, utilizzando la monumentalità e il suono per condurre lo spettatore a meditare sulla condizione umana.

 width=Bill Viola, The Deluge (Going Forth By Day), 2002, Courtesy Bill Viola Studio

 

Martyrs series

Il termine greco per martire significa “testimone”, ma oggi i mass media trasformano tutti noi in testimoni delle sofferenze altrui. Le vite dei martiri del passato, improntate all’azione, possono contribuire a fare luce sull’inerzia della vita moderna.
Queste quattro figure, mostrando la capacità dell’uomo di sopportare la sofferenza pur di tener fede ai propri principi, rappresentano gli ideali di forza d’animo, perseveranza, resistenza, fino all’accettazione della morte. Sono infatti pronti a sacrificare la vita in nome di un valore superiore. Il riferimento non è ai martiri in senso cristiano ma alle sofferenze della condizione umana.
Nonostante il progressivo e sempre più violento scatenarsi degli elementi naturali, i quattro rimangono saldi nella loro determinazione, nel drammatico passaggio attraverso la morte per arrivare alla luce.

 width=Bill Viola, Earth Martyr, Air Martyr, Fire Martyr, Water Martyr (Martyrs series), 2014, Courtesy Bill Viola Studio

 

Orario mostra
Tutti i giorni inclusi i festivi dalle ore 10.00 alle ore 20.00 (ultimo ingresso alle 19.00).
Ogni giovedì dalle ore 10.00 alle ore 23.00 (ultimo ingresso alle 22.00).

Se volete evitare qualsiasi coda ed entrare direttamente in mostra, è possibile acquistare il biglietto online.