AI WEIWEI: A CASA MA UNITI

Come personale contributo esclusivo per il progetto di Palazzo Strozzi IN CONTATTO, Ai Weiwei invia un videomessaggio a Firenze e all’Italia. Un saluto e una personale riflessione sull’emergenza del Coronavirus, con un chiaro messaggio: “State a casa ma rimanete uniti”.

In questo momento difficile mi auguro che stiate bene. Come sappiamo tutti, il Coronavirus rappresenta una reale sfida in questi giorni così inconsueti. Molte persone stanno soffrendo. E non ci sono confini, nazionalità, classi sociali o religioni che possono eludere questo virus, quasi “democratico”.
Come sappiamo non esiste una soluzione chiara per qualcosa che è successo in modo così imprevedibile e quasi misterioso, creando tanta incertezza che sta influenzando profondamente la nostra vita e che ha provocato la morte di molte, molte persone.
Tutto questo continuerà ancora per un po’ e ci fa capire che la vita è fragile e che non possiamo mai dare per scontata una vita pacifica. Dobbiamo combattere, dobbiamo lottare. Ciò richiede solidarietà, richiede comprensione, ricerca scientifica, ma soprattutto richiede una nostra prospettiva sulla vita stessa.
La vita è una lotta e la vita è piena di cose inaspettate. Credo sia fondamentale in questo momento essere pienamente consapevoli della situazione che stiamo vivendo e assumere un atteggiamento positivo: state a casa ma rimanete uniti. Grazie.

Protagonista nel 2016 della grande mostra AI WEIWEI. LIBERO, che con il suo grande successo ha segnato un nuovo corso dedicato all’arte contemporanea della Fondazione Palazzo Strozzi, Ai Weiwei rappresenta una delle più influenti personalità del nostro tempo, tra attivismo politico e ricerca artistica, e un simbolo della lotta per la libertà di espressione.

 width=

Un manifesto per il futuro: Thermodynamic Constellation

di Arturo Galansino

Nonostante la mostra Tomás Saraceno. Aria sia chiusa da giorni, è ancora aperto il cortile di Palazzo Strozzi, un luogo che negli anni è diventato uno spazio pubblico, una vera e propria piazza del centro di Firenze. Qui si trova la grande installazione che Tomás Saraceno ha realizzato appositamente per Palazzo Strozzi: Thermodynamic Constellation.

 

 width=

Tomás Saraceno, Thermodynamic Constellation, 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Studio Tomás Saraceno

 

Un manifesto per il futuro, questo è Thermodynamic Constellation. E oggi forse lo è ancora di più per chi ancora la scorge attraversando il cortile, passando vicino ai portoni di Palazzo Strozzi, oppure ne è coinvolto attraverso le innumerevoli immagini che sono state condivise sui social media. Le sfere che compongono l’installazione, legate tra loro in tensione reciproca, sono prototipi di reali palloni aerosolari in grado di fluttuare nell’atmosfera senza utilizzo di combustibili fossili. La parte superiore a specchio riflette le radiazioni solari, impedendo il surriscaldamento durante le ore diurne di volo, mentre la parte inferiore trasparente contribuisce a mantenere la temperatura all’interno dell’involucro durante il volo notturno, assorbendo il calore del pianeta che fornisce la spinta aerostatica. Alla base dell’opera non vi è solamente una ricerca artistica, ma anche uno studio scientifico dei materiali e delle leggi della fisica che dovrebbero governare questa sorta di danza delle sfere nell’aria. Tomás Saraceno, infatti, tra il 2014 e il 2015 è stato artista in residenza al Centre National d’Études Spatiales (Centro Nazionale di Studi Spaziali – CNES) in Francia, dove ha avuto l’opportunità di conoscere le caratteristiche e le qualità di specifici materiali in uso nell’industria aerospaziale.

 

 width=

Tomás Saraceno, Thermodynamic Constellation, 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Ela Bialkowska, OKNOstudio

 

L’installazione unisce un profondo messaggio etico a un’estetica emozionante. La capacità di Tomás Saraceno di dominare lo spazio ha portato alla creazione di un lavoro che reinterpreta in modo avvolgente l’architettura di Palazzo Strozzi, dialogando con uno dei più alti esempi della cultura rinascimentale. La parte specchiante delle sfere, infatti, oltre a creare un senso di comunità riflettendo la nostra immagine, ci permette di osservare con occhi nuovi la simmetrica architettura quattrocentesca del palazzo, alterata come in un’anamorfosi barocca e mutevole nelle diverse ore del giorno. Anche oggi, a distanza, le sfere diventano uno spazio di partecipazione collettivo concettuale in cui precipitano insieme visione e fisicità.

 

 width=

Tomás Saraceno, Thermodynamic Constellation, 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Ela Bialkowska, OKNOstudio

 

Le sculture volanti di Thermodynamic Constellation esplorano quali tipi di strutture sociopolitiche potrebbero nascere se potessimo navigare liberamente sui fiumi dell’atmosfera in una nuova era di armonia con l’aria e l’atmosfera: l’Aerocene. Tomás Saraceno lancia così la visione dell’Homo flotantis, una nuova generazione di essere umano nomade dell’aria, in sintonia con i ritmi planetari e atmosferici, che si lascia guidare – concettualmente e fisicamente – dall’aria.

Quest’opera, in cui tutto fluttua e si riflette, invitandoci a muoversi in maniera nuova, è un porto aperto verso il cielo. Creando un collegamento con i problemi del mondo contemporaneo, di cui le emergenze di questi giorni sono sintomi e conseguenza, Thermodynamic Constellation rappresenta una proposta, o una sfida, per un futuro diverso.

 

 width=

Tomás Saraceno, Thermodynamic Constellation, 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Studio Tomás Saraceno

In calendario

Come in una ragnatela

di Arturo Galansino

Palazzo Strozzi, come ogni istituzione culturale che voglia parlare al proprio tempo, si impegna a trattare i temi più rilevanti del presente. Ogni mostra d’arte contemporanea diventa così un’occasione per indagare il mondo in cui viviamo attraverso lo sguardo sensibile degli artisti.

La mostra Tomás Saraceno. Aria racchiude nei nostri spazi espositivi svariati ‘futuri’, immaginari e utopici ma allo stesso tempo estremamente veri e attuali. Si tratta di visioni fatte di armonia, di equilibrio, nelle quali le connessioni sono evidenti e la cooperazione necessaria.

Oggi, alla luce della situazione che stiamo vivendo, le installazioni dell’artista ci parlano, seppur dalla distanza siderale delle sale vuote, con una forza anche maggiore e una consapevolezza nuova.

Questo periodo d’emergenza ci porta infatti a fare alcune riflessioni sul nostro stile di vita, sul peso delle nostre azioni e sulla fragilità del nostro mondo. Siamo immersi in una realtà iperconnessa, virtualmente e fisicamente, e se dovessimo rappresentare i nostri legami e le interazioni sociali o le rotte che descrivono i nostri spostamenti potremmo ricorrere efficacemente all’immagine di una ragnatela. Facciamo talmente parte di questa struttura da non rendercene conto, e apriamo gli occhi soltanto quando essa viene minacciata o rischia di spezzarsi.

Oggi appare in tutta la sua evidenza che proprio l’iperconnessione e l’ipermobilità, associate all’individualismo, hanno contribuito all’aggravarsi della situazione che stiamo vivendo.

 width= width=

Tomás Saraceno, Aerographies (dettaglio), 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Studio Tomás Saraceno

Tomás Saraceno, Webs of At-tent(s)ion (dettaglio), 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Ela Bialkowska, OKNOstudio

Secondo il celebre “effetto farfalla”, coniato nel 1962 dal matematico e metereologo Edward Lorenz, lo sbattere d’ali di una farfalla in Brasile può provocare un tornado in Texas. In termini più concreti, una piccola azione può riverberarsi e causare effetti ben più grandi. Pensiamo quindi alla vibrazione di un filo, a un semplice tocco. Quando questo è connesso ad una struttura più grande, l’intero sistema può vibrare, oscillare, rompersi. Se le connessioni sono minacciate, in qualsiasi modo, i danni all’intero complesso possono essere enormi.

Come si può vivere in equilibrio in questa realtà iperconnessa? Come si possono limitare i rischi? La via indicataci da Tomás Saraceno è quella dell’armonia. In qualsiasi futuro vogliamo vivere, noi umani dobbiamo imparare a vivere in simbiosi con tutti gli altri esseri, viventi e non viventi, umani e non umani. La ricerca di un equilibrio dinamico deve diventare il nostro obiettivo, la nostra ragion d’essere. Per raggiungerlo è necessario cooperare, compiendo gesti e azioni individuali che non tradiscano il bene comune e che vadano in una direzione collettiva.

Alcuni eventi possono disturbare l’equilibrio, minacciando pericolosamente il mondo in cui viviamo. È in casi come questi che ognuno può contribuire a mantenere l’equilibrio. Ogni azione porta a una reazione, nel male e nel bene. Come in un’orchestra affiatata, quando ogni musicista esegue la propria parte, il risultato è armonia: una risposta unitaria costituita da tanti singoli, diversi ma uniti.

È necessario essere consapevoli dei nostri comportamenti, delle nostre relazioni, dei nostri movimenti, e delle conseguenze che possono avere sugli altri. Questa presa di coscienza deve avvenire non soltanto per il nostro bene individuale, ma per quello di tutti.

Come in una ragnatela, siamo piccoli nodi, parte di un intreccio infinitamente più grande in cui, in una catena di azioni e reazioni, ogni nostro gesto fa vibrare l’intero sistema. Dobbiamo essere coscienti, e capaci, di farlo risuonare nel modo più armonico possibile. Dobbiamo essere una rete armonica di cui ogni singolo è parte essenziale.

 width=

Tomás Saraceno, Connectome (dettaglio), 2020. Installation view of Aria, Palazzo Strozzi, Florence, 2020. © Photography by Ela Bialkowska, OKNOstudio

Nelle prossime settimane continueremo a portare avanti queste visioni di futuro e di realtà delineate da Tomás Saraceno. Lo faremo in modi nuovi, a distanza, con la volontà di stimolare una riflessione attraverso il linguaggio che conosciamo meglio, quello dell’Arte.

 width=

«Lampade e lampadine come alleate
nella caccia quotidiana collegano
modi di vivere in una dipendenza intrecciata.
La natura sembra preferire i rapporti
agli individui, nulla si crea da sé.
Chiedetevi quante moltitudini
racchiudete in voi.»

SYM(BIO)POETICS: Carta 3 di 33 di Aracnomanzia

Tomás Saraceno, Arachnomancy Cards, 2019
Courtesy the artist. © Studio Tomás Saraceno, 2019

In calendario

Natalia Goncharova:
com’è andata la mostra

Si è chiusa a Palazzo Strozzi, Natalia Goncharova tra Gauguin, Matisse e Picasso la straordinaria retrospettiva che ha ripercorso la vita di questa artista controcorrente e la sua produzione artistica a confronto con opere di celebri artisti che sono stati per lei punti di riferimento come Paul Gauguin, Henri Matisse, Pablo Picasso, Umberto Boccioni.

Curata da Ludovica Sebregondi, Fondazione Palazzo Strozzi, Matthew Gale, Head of Displays e Natalia Sidlina, Curator, International Art, Tate Modern in quattro mesi di programmazione, la mostra ha raggiunto il traguardo di oltre 85.000 visitatori, riscuotendo allo stesso tempo un grandissimo successo di pubblico e di critica attirando fin dalla sua apertura l’attenzione della stampa con una presenza sulle principali testate locali e nazionali, per la qualità delle opere esposte, ma anche per il tema trattato.

 /><figcaption><em>Ludovica Sebregondi, curatrice della mostra</em></figcaption></figure>
<p>Nata dalla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi e la Tate Modern di Londra, la rassegna ha permesso di raccontare la straordinaria vivacità di un’artista originale e innovativa, vera e propria <em>enfant terrible</em> dell’avanguardia, attraverso un percorso di 130 opere, in prestito da importanti collezioni e istituti nazionali e internazionali.</p>
<p>Dall’analisi sui visitatori emerge un altissimo gradimento, con il <strong>99%</strong> del pubblico che si dichiara pienamente soddisfatto dell’esperienza. Anche in occasione di questa mostra si evidenzia la forte presenza di <strong>pubblico femminile</strong> che <strong>supera il 70%</strong> del totale visitatori e quella del <strong>pubblico under 30</strong> che si assesta al <strong>30%</strong>. Preminente la partecipazione del <strong>pubblico locale</strong>, che raggiunge il <strong>45%</strong> del totale dei visitatori seguita in ordine percentuale dal <strong>pubblico turista 34%</strong> e dal <strong>pubblico escursionista 22%</strong> (in visita a Firenze per una sola giornata). Altro indicatore significativo è la percentuale del pubblico fidelizzato e la sua volontà di ritorno: <strong>il 70% del totale visitatori</strong> dichiara di aver già visitato in passato delle mostre a Palazzo Strozzi e <strong>il 98%</strong> di loro dichiara di voler tornare in occasione di mostre future. Il dato è particolarmente interessante in quanto mette in evidenza i risultati di un processo di fidelizzazione che Palazzo Strozzi ha alimentato negli anni in parallelo al processo di allargamento e diversificazione dell’utenza.</p>
<p>Le attività legate alla mostra hanno registrato una grande partecipazione. I <strong>gruppi</strong> che hanno visitato la mostra sono stati in <strong>totale 852</strong>, contribuendo con circa <strong>18.750 presenze</strong>; ben <strong>455</strong> sono stati i <strong>gruppi di adulti</strong> per un <strong>totale di circa 10.000 visitatori</strong> e, di questi <strong>3000</strong> hanno seguito le visite guidate organizzate dalla Fondazione. <strong>Oltre 397</strong> sono state le <strong>classi delle scuole</strong> provenienti da tutta Italia, per un <strong>totale di circa 9500 studenti</strong> che hanno visitato la mostra e aderito alle iniziative della Fondazione. Nello stesso periodo sono stati avviati i <strong>progetti annuali nelle scuole della Toscana</strong> (<strong><em>Educare al presente e Vagabondi efficaci</em></strong>) che coinvolgeranno entro la fine dell’anno scolastico <strong>75 classi.</strong><br />
Grande successo anche per i <strong>laboratori dedicati alle famiglie</strong> (a Palazzo Strozzi, nelle biblioteche di Firenze e al Mercato Centrale), che hanno visto la partecipazione di <strong>circa 600 persone</strong>, così come per i materiali interpretativi di supporto alla visita <strong><em>Kit Famiglie</em></strong> e <strong><em>Il Kit Disegno</em></strong>, che hanno visto il coinvolgimento di <strong>1200 persone</strong>. I <strong>progetti educativi per adulti</strong> (<strong><em>Pausa d’arte e La scuola dell’arte</em></strong>), hanno coinvolto <strong>più di 200 persone</strong>. È confermato l’impegno e il successo della Fondazione Palazzo Strozzi per rendere le proprie mostre sempre più accessibili attraverso la realizzazione di numerosi progetti. <strong><em>A più voci</em></strong> per persone con Alzheimer, <strong><em>Sfumature</em></strong> per ragazzi e ragazze con disturbi dello spettro autistico, <strong><em>Connessioni</em></strong> per disabilità intellettive e disagio psichico, e <strong><em>Corpo libero</em></strong> un percorso di danza dedicato all’inclusione delle persone con Parkinson hanno raggiunto <strong>800 presenze</strong>.</p>
<p>Palazzo Strozzi è particolarmente attento alla <strong>comunicazione via social</strong> e in occasione della mostra <strong>oltre 445.000 persone</strong> sono state raggiunte su <strong>Facebook</strong> e <strong>in media quasi 4.000 persone</strong> sono state interessante da ogni nuovo post. Stesso trend si registra su <strong>Instagram: 482.000 persone</strong> sono state raggiunte e <strong>circa 9.000</strong> ogni volta che veniva pubblicato un nuovo aggiornamento, collezionando un <strong>totale di circa 27.000 like</strong> su tutti i contenuti. Il <strong>filtro Instagram IamNatalia</strong> realizzato appositamente in occasione della mostra ha totalizzato <strong>oltre 40.000 visualizzazioni</strong>, è stato usato <strong>1.900 volte</strong> e condiviso da <strong>circa 400 persone</strong>. <strong>Oltre 7.500</strong> sono state le foto condivise dagli utenti utilizzando l’hashtag della mostra <strong>#NataliaGoncharova. </strong>Durante il periodo della mostra, le visualizzazioni della pagina del sito <a href=www.palazzostrozzi.org relativa alla mostra Natalia Goncharova sono state 150.000 in linea rispetto alle mostre passate.

 /><figcaption><em>Arturo Galansino direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi</em></figcaption></figure>
<p>La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Tate Modern, Londra con la collaborazione dell’Ateneum Art Museum, Helsinki. Con il sostegno di Comune di Firenze, Regione Toscana e Camera di Commercio di Firenze. Con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze.</p>
<p><em>“Il successo della mostra conferma la capacità di Palazzo Strozzi di proporre progetti di ricerca che diventano occasioni di scambio e di dibattito in grado di attrarre il grande pubblico e non solo gli specialisti”</em> dichiara <strong>Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi</strong>. <em>“Con questa esposizione Palazzo Strozzi è tornato a puntare su un’artista donna come Natalia Goncharova, una delle prime figure femminili a imporsi nel panorama artistico internazionale, contribuendo a far conoscere la sua vita controcorrente e la sua produzione artistica e includendola così nell’olimpo delle artiste che hanno cambiato la storia dell’arte. L’ottimo risultato ottenuto conferma la validità dell’offerta della Fondazione, che si pone così sempre più come un punto di riferimento tra le istituzioni culturali a livello internazionale, promuovendo la città di Firenze e la Regione Toscana come destinazioni per la grande arte moderna e contemporanea Il progetto è stato realizzato grazie alla sinergia con la Tate Modern di Londra, confermando la vocazione di Palazzo Strozzi nel creare progetti di livello e internazionalità in costante dialogo con le più importanti istituzioni culturali mondiali”.</em></p>
<p><em>“Sono in molti ad averci ringraziato per aver fatto conoscere un’artista finora poco nota in Italia, ma che ha avuto un ruolo fondamentale non solo nel mondo del balletto, ma nell’intera arte figurativa di primo Novecento”</em> dichiara <strong>Ludovica Sebregondi, curatrice della versione fiorentina della mostra</strong> “<em>Un successo dovuto anche all’allestimento coinvolgente, colorato, con la carta da parati che ha fatto da fil rouge tra le sale. Le fotografie a introduzione della mostra che ne hanno ripercorso la biografia controcorrente, e i video tratti da film dell’epoca, hanno contribuito a far accostare a un mondo lontano, raccontato ed evocato per i visitatori. Il sentito coinvolgimento del pubblico è testimoniato inoltre dalle affollatissime conferenze che hanno accompagnato l’esposizione. Notevole è stato anche l’interesse suscitato dalle opere inedite di Natalia Goncharova legate all’Italia, presentate per la prima volta ed entrate ormai a pieno titolo a far parte del corpus dell’artista”.</em></p>
<div id=

Dopo la Russia

Il trasferimento nel 1915 di Natalia Goncharova e Mikhail Larionov nell’Europa occidentale si rivelò permanente, contrariamente alle loro intenzioni iniziali. Un viaggio reso “senza ritorno” dalla Rivoluzione d’Ottobre di due anni dopo, dalla successiva guerra civile e, nel 1934, dalla fine di ogni sperimentazione dell’Avanguardia con l’allontanamento delle opere dalle principali collezioni russe, la dispersione nei musei di provincia e il Realismo socialista divenuto orientamento ufficiale dell’arte sovietica. La tournée in Spagna nel 1916 con Diaghilev fu fonte di suggestione per una serie di opere conosciute come Donne spagnole, tema che Natalia Goncharova ha più volte esplorato in ambito teatrale, in pittura e stampe. Le figure, che ricordano per la ieraticità e il formato i precedenti dipinti sacri ispirati alle icone, hanno viso e braccia stilizzate, ma i costumi sono scrupolosamente caratterizzati da mantiglie, merletti, pettini e ventagli. Differiscono dalle opere russe per i colori, limitati a toni sobri ma densi, dal bianco all’ocra.
 width=
Foto di Alessandro Moggi
Il rapporto con collezionisti americani ha procurato importanti commissioni a Natalia: Rue Winterbotham Carpenter volle per l’Arts Club di Chicago un paravento “primaverile, fiorito, cubista” e Natalia ha saputo rispondere perfettamente ai suoi desideri.
 width=

Goncharova in Italia

Nel 1914, durante il viaggio di Marinetti in Russia, Larionov, Goncharova e altri artisti gli riservarono un’accoglienza aggressiva e provocatoria, poiché aveva rivendicato che la teoria futurista, il cui manifesto era stato pubblicato a Parigi nel 1909, e presto tradotto in cirillico, avesse influenzato i futuristi russi, che reclamavano invece la propria autonomia.
 width=
Comune il rifiuto del passato, la volontà di provocare e la celebrazione del dinamismo dell’era attuale, ma gli italiani contrapponevano ai valori della vecchia cultura l’esaltazione della modernità e del progresso, mentre i russi auspicavano un ritorno alla preistoria del loro immenso territorio. Temi legati alla velocità attirarono l’attenzione sia dei futuristi italiani che russi: tra essi Boccioni, teorico del movimento in ambito artistico, Balla e la stessa Goncharova. A Roma, tra 1916 e il ’17, le tensioni di Natalia e Mikhail con Marinetti, Balla e Depero si stemperarono in nome del comune impegno per Diaghilev: a Balla l’impresario commissionò lo scenario plastico di Feu d’artifice, innovativa azione di luci, senza ballerini, su musica di Stravinsky, mentre a Depero chiese scene e costumi per Le Chant du rossignol, da una fiaba di Andersen, su musica dello stesso Stravinsky.
«In Italia, dove l’arte contemporanea è completamente assente, il Futurismo è apparso all’improvviso, cioè l’arte del futuro, un misto di Impressionismo e nazionalismo» Natalia Goncharova
 width=

Modernismo: il racconto di sala sei

Dal 1912 Natalia Goncharova si interessa per un breve periodo a temi urbani e moderni – macchine, fabbriche, velocità – anche quale risposta al Futurismo, di cui però contesta l’esaltazione della guerra e il maschilismo del gruppo, che non permette a donne di farne parte. Ne condivide invece la volontà di scandalizzare, come quando nel 1913, insieme ad altri artisti futuristi, di cui viene definita leader, passeggia per le strade più eleganti di Mosca con il volto e il corpo dipinti, in una performance ante litteram. Ai temi legati alla modernità, gli artisti russi associano altre tendenze dell’arte dell’Europa Occidentale, come le prospettive frammentate del Cubismo, creando uno stile definito Cubofuturismo. Foto di Alessandro Moggi Contemporaneamente appaiono nelle opere di Natalia Goncharova elementi raggisti, ancora prima che ne sia formulata la teoria da Larionov nei due manifesti Raggisti e Futuristi e Raggismo, pubblicati nel 1913 ma datati all’anno precedente. Il Raggismo (lučizm, da luč, “raggio”), primo movimento d’arte astratta di origine russa, crea forme spaziali come risultato dell’intersezione di fasci luminosi riflessi dagli oggetti: l’attenzione è concentrata sui raggi e i soggetti si riconoscono con difficoltà, tramutati in pura astrazione per suggerire un mondo oltre il visibile. Natalia Goncharova è tra i primi a compiere un ulteriore passo verso l’arte non figurativa, ispirandosi al tema dell’energia e ai processi invisibili della trasformazione fisica della materia.
Lunga vita allo stile raggista che abbiamo creato – libero dalle forme concrete e che si sviluppa secondo le leggi pittoriche Mikhail Larionov, Natalia Goncharova, 1913
 width=

Il teatro

Fu alla fine del 1913, in seguito alla retrospettiva di Natalia tenutasi a Mosca, che il geniale impresario teatrale Serge Diaghilev le commissionò i costumi per Le Coq d’or, basato sul poema di Alexander Pushkin e su musica di Nikolai Rimsky-Korsakov, che sarebbe andato in scena a Parigi nella primavera seguente. Il successo fu immediato perché la Russia e il suo folclore venivano riletti con forme moderne. Foto di Alessandro Moggi Nel 1915 i costumi di Liturgie furono affidati da Diaghilev a Natalia, che si ispirò alla ieraticità delle icone russe, ai dipinti dei trecentisti toscani e ai mosaici ravennati. L’anno successivo in Spagna l’artista lavorò ai costumi di Triana: sebbene anche questo balletto – al pari di Liturgie – non sia stato portato in scena, l’atmosfera, gli abiti, il flamenco ebbero un forte impatto su di lei, che in seguito ne trasferì le suggestioni nelle opere da cavalletto. I sontuosi costumi di Sadko(1916),su musica di Nikolai Rimsky-Korsakov, ottennero grandi consensi soprattutto per il fantastico mondo sottomarino dagli evidenti richiami alla cultura russa. Les Noces, su musica di Stravinsky, a lungo rielaborato e andato in scena solo nel 1923, fu certamente il balletto più radicale per la mancanza di elementi naturalistici e la sobria essenzialità. La fama di Natalia è legata anche all’Oiseau de feu (1926), ancora su musica di Stravinsky. Il video rievoca i Ballets Russes e il loro creatore Serge Diaghilev, unendo immagini, musiche, manifesti, balletti e illustrando scenografie, coreografie, costumi. Fondamentale, in questa nuova forma di spettacolo, la parità tra musica, danza e pittura, con le scene e i figurini, dovuti spesso all’impareggiabile contributo di Natalia, che ne diventano parte integrante.
«Il compito del costume non è quello di vestire, ma piuttosto di materializzare il personaggio immaginato, il suo tipo, il suo carattere». Natalia Goncharova, Anni Trenta
 width=

Natalia Goncharova: “La prima”

Tutti i record raggiunti dall’artista russa durante la sua attività e non solo. Nel 1910 è stata la prima donna ad avere esposto dipinti di nudi in Russia. Natalia Goncharova è stata anche la prima donna a essere accusata di blasfemia e ad avere opere sequestrate dalla polizia nel corso di tre mostre:
  • 1910: nel corso della mostra alla Società di Libera Estetica a Mosca vengono sequestrati suoi dipinti di nudo con l’accusa di offesa alla morale pubblica e pornografia. Processata, Natalia viene assolta.
  • 1912: durante una mostra dipinti di tema religioso di Natalia, tra cui il polittico Gli Evangelisti, vengono sequestrati dalla polizia per ordine del Santo Sinodo come immorali, essendo poco consoni al titolo provocatorio dell’esposizione La coda d’asino.
  • 1914: nel corso della monografica di San Pietroburgo, sedici opere di soggetto religioso vengono sequestrate, e poi restituite, a seguito della difesa da parte della stampa.
Prima artista, non solo donna, dell’Avanguardia russa ad avere una grande personale a Mosca nel 1913: circa ottocento opere vengono esposte al Salone Artistico di Klavdia Mikhailova. 1913: prima a essere definita “leader dei futuristi”. 1913: prima donna a dipingersi il volto e il corpo nel corso di una performance che attraversa le strade di Mosca. Prima donna a ballare il tiptap, nel primo film dell’avanguardia russa Dramma nel Cabaret futurista n. 13, in cui ha un ruolo centrale. Prima donna a lavorare stabilmente per i Ballets Russes, alla cui fortuna contribuisce in maniera fondamentale. 2019: prima retrospettiva in Italia dedicata a Natalia Goncharova.
 width=
Clicca sull’immagine per avere tutte le informazioni sulla mostra

“I am Natalia”: come funziona il filtro Instagram dedicato alla leader dei futuristi russi

In occasione della mostra Natalia Goncharova tra Gauguin, Matisse e Picasso Palazzo Strozzi ha realizzato IamNatalia uno speciale filtro Instagram per far conoscere Natalia Goncharova, straordinaria figura femminile delle avanguardie di primo Novecento, immedesimandosi nel suo spirito anticonformista, imitandone lo stile. Il filtro Instagram personalizzato fa parte di una nuova possibilità offerta dal social media (rilasciata a metà agosto circa) che permette di interagire direttamente con gli utenti. Un passo vero la realtà aumentata con l’obiettivo di unire nuove forme di interazione con il pubblico al racconto della mostra in corso. Il filtro è disponibile sulla pagina Instagram dell’account Palazzo Strozzi (@palazzostrozzi) e si usa attraverso 4 semplici step: 1) visita l’account Palazzo Strozzi (@palazzostrozzi) 2) Clicca sull’icona filtri 3) Seleziona IamNatalia 4) Inquadra il tuo viso o quello di un amico scatta un selfie o una foto e condividi con #IamNatalia e NataliaGoncharova Oppure
 width=
Scannerizza il QR Code che trovi qui accanto per aprire il filtro IamNatalia direttamente con il tuo smartphone.
Il filtro IamNatalia richiama i disegni che Natalia Goncharova utilizzò nel 1913 quando, insieme ad altri artisti futuristi, passeggiava per le strade più eleganti di Mosca con il volto e il corpo dipinti con immagini, parole offensive e frasi destinate a scandalizzare i benpensanti, secondo i principi della body art futurista. Una vera e propria performance ante litteram. Apri Instagram e unisciti al movimento #IamNatalia 😉
 width=