“I am Natalia”: come funziona il filtro Instagram dedicato alla leader dei futuristi russi

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In occasione della mostra Natalia Goncharova tra Gauguin, Matisse e Picasso Palazzo Strozzi ha realizzato IamNatalia uno speciale filtro Instagram per far conoscere Natalia Goncharova, straordinaria figura femminile delle avanguardie di primo Novecento, immedesimandosi nel suo spirito anticonformista, imitandone lo stile. Il filtro Instagram personalizzato fa parte di una nuova possibilità offerta dal social media (rilasciata a metà agosto circa) che permette di interagire direttamente con gli utenti. Un passo vero la realtà aumentata con l’obiettivo di unire nuove forme di interazione con il pubblico al racconto della mostra in corso. Il filtro è disponibile sulla pagina Instagram dell’account Palazzo Strozzi (@palazzostrozzi) e si usa attraverso 4 semplici step: 1) visita l’account Palazzo Strozzi (@palazzostrozzi) 2) Clicca sull’icona filtri 3) Seleziona IamNatalia 4) Inquadra il tuo viso o quello di un amico scatta un selfie o una foto e condividi con #IamNatalia e NataliaGoncharova Oppure
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Scannerizza il QR Code che trovi qui accanto per aprire il filtro IamNatalia direttamente con il tuo smartphone.
Il filtro IamNatalia richiama i disegni che Natalia Goncharova utilizzò nel 1913 quando, insieme ad altri artisti futuristi, passeggiava per le strade più eleganti di Mosca con il volto e il corpo dipinti con immagini, parole offensive e frasi destinate a scandalizzare i benpensanti, secondo i principi della body art futurista. Una vera e propria performance ante litteram. Apri Instagram e unisciti al movimento #IamNatalia 😉
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Religione: il racconto della quarta sala

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Natalia Goncharova si dedica a temi religiosi soprattutto fra il 1909 e il 1910, anche se ha continuato ad affrontarli almeno fino al 1916. Le sue opere sacre sono provocazioni consapevoli, non solo perché dipinte da una donna, cui la tradizione ortodossa impedisce di eseguire icone, attività riservata agli uomini perché solo loro creati a immagine di Dio, ma anche poiché unisce fonti tradizionali come i lubki e i dipinti delle iconostasi bizantine, che nel mondo ortodosso hanno valore sacrale, allo stile profano della modernità, ponendoli sullo stesso piano. Foto di Alessandro Moggi Di qui le controversie e gli scontri con le autorità e la Chiesa: le sue opere di soggetto sacro furono considerate parodie, e otto vennero sequestrate nel 1912 alla mostra La coda dell’asino, anche perché ritenute non appropriate per un’esposizione dal titolo dissacrante. Nella monografica moscovita del 1913 Natalia Goncharova riunì i dipinti religiosi in una sala separata, e furono riconosciuti tra i lavori più significativi, ma nella versione ridotta della mostra che si tenne l’anno successivo a San Pietroburgo, le ventidue opere di argomento sacro, tra cui il polittico Gli Evangelisti, vennero sequestrate per ordine del Santo Sinodo e Natalia denunciata per blasfemia. In seguito fu assolta dall’accusa. Il video in sala, attraverso spezzoni desunti da La linea generale di Sergei Eisenstein (1929) e Andrei Rublev di Andrei Tarkovsky (1966), introduce al mondo ortodosso, ai pittori di icone, a processioni e marce religiose, rituali fondamentali della devozione russa.
«donne […] dovete credere che tutti, donne comprese, hanno un intelletto a forma e immagine di Dio, che non ci siano limiti alla volontà e alla mente umana» Natalia Goncharova, 1913
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1913: monografica al femminile

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Il 30 settembre 1913 a Mosca, nel Salone Artistico della gallerista Klavdia Mikhailova, si aprì una retrospettiva di Natalia Goncharova in cui erano riunite circa ottocento opere tra dipinti, acquerelli, sculture, pastelli, disegni per teatro, tessuti, figurini di moda, ricami, carta da parati e lubki. Fu l’occasione per presentare dieci anni di lavoro che coprivano la sua carriera fino a quel momento, testimoniandone l’infaticabile attività. Le opere includevano le esperienze postimpressioniste, neoprimitiviste, ispirate all’arte tradizionale russa, fino alle più recenti e innovative ricerche. Fu la prima mostra monografica di un artista dell’avanguardia russa, e i dodicimila visitatori ne decretarono il successo, seppur controverso, consacrando Natalia Goncharova come figura carismatica dell’avanguardia. Il catalogo ebbe tre edizioni. Foto di Alessandro Moggi Natalia, che fino a quel momento non era riuscita a riunire sulle pareti del suo piccolo studio opere di grandi dimensioni come il polittico della Mietitura, poté finalmente vederle allestite. Prima donna, nel 1910, ad aver esposto dipinti raffiguranti nudi femminili, fu per tre volte accusata e processata per offesa alla pubblica morale e pornografia. Venne sempre assolta. Alla mostra furono acquistate tre opere dalla Galleria Tretyakov, il primo museo russo di arte nazionale, che riconobbe dunque Natalia come uno dei principali artisti contemporanei del paese.
«Questa donna trascina tutta Mosca e tutta San Pietroburgo dietro di sé; non si imita solo la sua opera, ma anche la sua personalità». Serge Diaghilev, 1913
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La Russia di Natalia

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La conoscenza di Cézanne, Gauguin, Matisse, Rousseau il Doganiere, Picasso, influenza la produzione dei giovani artisti russi, tra cui Goncharova e Larionov, che aderiscono alle ricerche volte al superamento di Naturalismo e Simbolismo. Il richiamo all’arte primitiva assume un carattere particolare in Russia, dove, tra il 1907 e il 1912, si sviluppa il Neoprimitivismo, che non trae ispirazione come in Francia da civiltà lontane, bensì dalle tradizioni, dal folclore e dalle radici culturali del paese. In due autoritratti Natalia offre un’immagine di sé contrastante: in uno indossa un elegante abbigliamento di moda all’epoca dell’ava omonima, adeguandosi ai canoni estetici della classe sociale di appartenenza, ma nell’altro si presenta vestita semplicemente, con il volto di cui evidenzia senza ingentilirli i tratti forti, davanti alle proprie opere e con uno sguardo diretto e consapevole. Non ha bisogno dei pennelli per dimostrare che è una pittrice, e nella mano esageratamente grande stringe gigli tigrati di sapore orientaleggiante. La sala accoglie dipinti legati alla vita nelle proprietà di famiglia di Natalia: gli anni in campagna le hanno infatti consentito di conoscere la quotidianità dei contadini e il loro mondo, portandola a ispirarsi agli intagli in legno, agli oggetti d’uso dipinti, alle stampe popolari (lubki) e alle antichissime sculture in pietra dalle forme ancestrali (kamennye baby). Foto di Alessandro Moggi Larionov, profondo studioso di temi folclorici e collezionista di lubki, figlio di un medico e farmacista militare, dopo il periodo di leva affronta spesso il tema dei soldati, riconducendolo a uno stile infantile, con richiami ai giocattoli venduti nelle fiere e alle insegne dei negozi. Il video evoca la Russia di Natalia – in continua dialettica tra campagna, dove l’artista soggiorna nella primavera-estate, e città, vissuta e raffigurata nel periodo invernale – attraverso fotografie d’epoca e spezzoni del documentario La caduta dei Romanov (1927), e deifilm Le donne di Rjazan della regista Olga Preobrazhenskaya (1927) e La linea generale di Sergei Eisenstein (1929). Mosca innevata col suo Cremlino, il palazzo del collezionista Sergei Shchukin, con il “Salone rosa” in cui le opere di Matisse sono state allestite dall’artista stesso, si contrappongono alla campagna russa presentata nei momenti di lavoro e di svago.
«L’arte del mio paese è incomparabilmente più profonda di tutto ciò che conosce l’Occidente». Natalia Goncharova, 1913
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Il Fuorimostra di Nascita di una Nazione

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Dal 16 marzo al 22 luglio 2018 Palazzo Strozzi ospita la mostra Nascita di una Nazione. Tra Guttuso, Fontana e Schifano: uno straordinario viaggio attraverso ottanta opere di artisti come Renato Guttuso, Lucio Fontana, Alberto Burri, Emilio Vedova, Enrico Castellani, Piero Manzoni, Mario Schifano, Mario Merz e Michelangelo Pistoletto.
L’esposizione, a cura di Luca Massimo Barbero, vede per la prima volta riunite assieme opere emblematiche del fermento culturale italiano del secondo dopoguerra, gli anni del cosiddetto “miracolo economico”, momento di trasformazione profonda della società italiana fino alla fatidica data del 1968.
È in questo ventennio che prende forma una nuova idea di arte, proiettata nella contemporaneità attraverso una straordinaria vitalità di linguaggi, materie e forme. Un itinerario artistico, quello della mostra, che parte dalla diatriba tra Realismo e Astrazione, prosegue con il trionfo dell’Arte Informale per arrivare alle sperimentazioni su immagini, gesti e figure dell’Arte Pop in giustapposizione con le esperienze della pittura monocroma fino ai nuovi linguaggi dell’Arte Povera e dell’Arte Concettuale. width=Vedute della mostra Nascita di una Nazione a Palazzo Strozzi. Foto Alessandro Moggi.

Al fine di esaltare la fondamentale rete di collaborazioni con musei e istituzioni del territorio, Palazzo Strozzi propone il Fuorimostra di Nascita di una Nazione: un ampio itinerario tra luoghi di Firenze e della Toscana che si pone l’obiettivo di valorizzare mete e beni della regione.

width=L’Accademia della Crusca a Firenze

La mostra a Palazzo Strozzi trova così una ideale prosecuzione in diversi luoghi di Firenze e della Toscana, in musei e istituzioni fiorentini quali l’Accademia della Crusca, l’Archivio Storico del Comune, la Biblioteca Nazionale Centrale, la Collezione Roberto Casamonti, la Fondazione Teatro della Toscana, il Gabinetto G.P. Vieusseux, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il Museo Salvatore Ferragamo, il Museo Marino Marini, il Museo Novecento e la sede regionale della RAI a Firenze ma anche con le città di Carrara, Empoli, Fiesole, Lucca, Pieve Santo Stefano (AR), Pistoia, Pontedera e Prato, permettendo la creazione di specifiche collaborazioni culturali con l’obiettivo di valorizzare luoghi quali ad esempio il Museo Piaggio, il Piccolo Museo del Diario, Palazzo Fabroni e il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci.

width=Il Piccolo Museo del Diario a Pieve Santo Stefano (AR)

width=Il Museo Piaggio a Pontedera

Il Fuorimostra di Nascita di una Nazione (sempre scaricabile e gratuito) vi condurrà in un itinerario completo di luoghi e eventi con cui scoprire e approfondire l’arte di questo periodo.

Scarica il Fuorimostra

Cinque motivi per visitare Nascita di una Nazione

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La mostra Nascita di una Nazione. Tra Guttuso, Fontana e Schifano a Palazzo Strozzi dal 16 marzo al 22 luglio 2018 è un avvenimento imperdibile nell’anno che celebra il 50esimo anniversario del Sessantotto.
Uno straordinario viaggio tra arte, politica e società nell’Italia dal fermento culturale italiano del secondo dopoguerra, gli anni del cosiddetto “miracolo economico”, momento di trasformazione profonda della società italiana, fino al periodo della contestazione del Sessantotto attraverso ottanta opere di artisti come Renato Guttuso, Lucio Fontana, Alberto Burri, Emilio Vedova, Enrico Castellani, Piero Manzoni, Mario Schifano, Mario Merz e Michelangelo Pistoletto.

Abbiamo chiesto al curatore Luca Massimo Barbero le ragioni che la rendono la mostra unica nel panorama italiano e internazionale.

1. La vitalità dell’informe
Le opere dei grandi maestri degli anni ’50 esposte in mostra sottolineano la loro intensa ricerca sulla materia. I lavori di artisti come Burri, Fontana, Vedova hanno traghettato la materia nei decenni successivi rendendola protagonista delle sperimentazioni successive.

width=Veduta della mostra con l’opera di Lucio Fontana Concetto spaziale, New York 10 in primo piano, sullo sfondo Scontro di situazioni ’59-II-1 di Emilio Vedova e Geremia di Mirko.
Foto Alessandro Moggi.

 

2. La libertà del monocromo: un nuovo spazio bianco
Il visitatore potrà esplorare quell’idea di opera nuova cara agli artisti degli anni ’60, i quali riscrivono la forma dell’opera d’arte come su un foglio vergine. Allo stesso tempo, questo foglio bianco è anche un nuovo schermo pieno di luce e il monocromo diventa un nuovo inizio.

width=Veduta della sala della mostra Monocromo come libertà. Foto Alessandro Moggi.

 

3. La nascita della nuova immagine
Nelle opere di artisti come Giosetta Fioroni e Domenico Gnoli, l’abbandono del realismo tradizionale per far apparire nuove figure che sono allo stesso tempo memoria storica, idoli della contemporaneità e personaggi sognati.

width=Giosetta Fioroni, La modella inglese, 1969, Collezione privata, Courtesy Galleria Mucciaccia. Foto Schiavinotto Roma.

 

4. Unisce politica, esistenzialismo e divertimento
Per artisti come Franco Angeli e Mario Schifano l’opera d’arte diventa un gigantesco tazebao dove l’archeologia del passato si trasforma in una sorta di cartone del presente. Qui i giovani mettono insieme l’esistenzialismo e la nuova musica, creando un corto circuito straordinario e ironico, tutto italiano, fatto di paradossi e contrasti e che potremmo definire “tra il Piper e il partito”.

width=Veduta della sala della mostra Cronaca e politica. Foto Alessandro Moggi.

 

5. Nuove geografie del pensiero
L’uomo e l’artista diventano una macchina pensante, impegnata, che porta nell’arte contemporanea dei nuovi gesti e dei nuovi pensieri. La materia del decennio precedente, brulicante di esistenzialismo, ora diventa punto di partenza per nuove meditazioni e nuovi orizzonti. L’Italia è laboratorio di un’arte concettuale dirompete e… povera. In mostra lavori emblematici come quelli di Luciano Fabro, Mario Merz, Giuseppe Penone e Michelangelo Pistoletto.

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Rovesciare i propri occhi_1970_EC004

Giuseppe Penone, Rovesciare i propri occhi, 1970, Collezione privata. Paolo Mussat Sartor @ Archivio Penone, Giuseppe Penone, by SIAE 2018

 

La mostra Nascita di una Nazione è aperta tutti i giorni inclusi i festivi dalle ore 10.00 alle ore 20.00 (ultimo ingresso alle 19.00).
Ogni giovedì dalle ore 10.00 alle ore 23.00 (ultimo ingresso alle 22.00).

Un anno di mostre: il 2018 di Palazzo Strozzi

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Dopo il grande successo della mostra Il Cinquecento a Firenze, conclusa il 21 gennaio con il grande successo di oltre 150.000 visitatori, il 2018 di Palazzo Strozzi continua. Ecco le mostre prenderanno vita nei prossimi mesi dell’anno.

 

NASCITA DI UNA NAZIONE. TRA GUTTUSO, FONTANA E SCHIFANO
Dal 16 marzo al 22 luglio 2018

width=Uno straordinario viaggio tra arte, politica e società nell’Italia tra gli anni Cinquanta e il periodo della contestazione del Sessantotto attraverso ottanta opere di artisti come Renato Guttuso, Lucio Fontana, Alberto Burri, Emilio Vedova, Enrico Castellani, Piero Manzoni, Mario Schifano, Mario Merz e Michelangelo Pistoletto.

L’esposizione, a cura di Luca Massimo Barbero, vede per la prima volta riunite assieme opere emblematiche del fermento culturale italiano tra gli anni Cinquanta e la fine degli Sessanta. È in questo ventennio che prende forma una nuova idea di arte, proiettata nella contemporaneità attraverso una straordinaria vitalità di linguaggi, materie e forme. Un itinerario artistico, quello della mostra, che parte dalla diatriba tra Realismo e Astrazione, prosegue con il trionfo dell’Arte Informale per arrivare alle sperimentazioni dell’Arte Pop in giustapposizione con le esperienze della pittura monocroma fino ai nuovi linguaggi dell’Arte Povera e dell’Arte Concettuale.

 

THE FLORENCE EXPERIMENT
Dal 19 aprile al 26 agosto 2018

width=Il nuovo progetto site specific del celebre artista tedesco Carsten Höller e del neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, a cura di Arturo Galansino, direttore della Fondazione Palazzo Strozzi: un grande esperimento che studia l’interazione tra esseri umani e piante attraverso l’installazione di due monumentali scivoli nel cortile rinascimentale e uno speciale laboratorio scientifico in Strozzina collegato alla facciata di Palazzo Strozzi.

The Florence Experiment utilizzerà in modo totalmente inedito diversi spazi di Palazzo Strozzi attraverso questi due momenti di coinvolgimento dei visitatori: la discesa da 20 metri di altezza dal loggiato superiore al cortile di Palazzo Strozzi attraverso gli scivoli e l’accesso a due speciali sale cinematografiche in Strozzina. Le emozioni di eccitazione, sorpresa, divertimento, timore vissute dai partecipanti saranno messe a confronto con la crescita e le reazioni di diverse tipologie di piante al fine di studiare l’empatia tra organismi vegetali ed esseri umani.

 

MARINA ABRAMOVIĆ
Dal 21 settembre 2018 al 20 gennaio 2019

Una grande mostra dedicata a Marina Abramović, una delle personalità più conosciute e controverse dell’arte contemporanea, celebre per l’utilizzo del proprio corpo come strumento di espressione.

L’evento si pone come una straordinaria retrospettiva, frutto del diretto coinvolgimento dell’artista, che riunirà oltre 100 opere dagli anni Settanta a oggi offrendo, oltre ad una panoramica sui lavori più famosi della sua carriera e alla riesecuzione dal vivo di sue celebri performance, la possibilità di scoprire la meno nota produzione degli esordi.

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Ti ricordiamo che diventando Amico di Palazzo Strozzi è possibile prendere parte a tutte queste mostre attraverso un esclusivo programma di sconti e vantaggi riservati.

Tante mostre per un Palazzo unico

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Palazzo Strozzi è un luogo molto speciale nel panorama culturale italiano.

Simbolo dell’architettura rinascimentale a Firenze, la prima pietra del palazzo fu gettata all’alba del 6 agosto 1489 per volere di Filippo Strozzi che morì prima che il palazzo fosse ultimato. Rappresenta l’esempio perfetto dell’ideale dimora signorile del Rinascimento e nel complesso appare come una piccola fortezza nel cuore della città. Il palazzo rimase proprietà della famiglia Strozzi fino al 1937, anno in cui fu acquistato dall’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, e successivamente ceduto allo Stato nel 1999, che lo ha dato in concessione al Comune di Firenze. Dalla Seconda Guerra Mondiale Palazzo Strozzi è stato considerato lo spazio più importante a Firenze per le grandi mostre temporanee.

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Questa infatti è la particolarità che differenzia Palazzo Strozzi rispetto alla maggior parte delle istituzioni culturali italiane: Palazzo Strozzi non è un “museo”, non ospita una collezione di opere d’arte permanente, ma è un luogo in cui diverse mostre temporanee si succedono fra di loro. Le opere qui esposte provengono ogni volta da diversi musei internazionali o dalle dimore dei prestatori privati, che hanno la fortuna di essere i custodi di questi capolavori.

width=Le sale dell’ultima mostra a Palazzo Strozzi Il Cinquecento a Firenze (21 settembre 2017-21 gennaio 2018)

All’interno degli spazi del Piano Nobile e delle antiche cantine della Strozzina, con una superficie espositiva di oltre 2000 metri quadri, ogni anno la Fondazione Palazzo Strozzi produce e organizza mostre, eventi ed installazioni che spaziano dall’archeologia al Rinascimento fino all’epoca moderna e all’arte contemporanea. La durata di queste esposizioni è quindi limitata nel tempo.

width=Vedute della mostra Da Kandinsky a Pollock. La grande arte dei Guggenheim a Palazzo Strozzi (19 marzo-24 luglio 2016)

In occasione di ogni evento espositivo il palazzo si trasforma.
Sono tantissimi i professionisti che con il loro impegno e lavoro contribuiscono a realizzare quella che sembra quasi una “magia”, modellando e quasi rivoluzionando gli spazi interni in accordo con le tematiche specifiche di ciascuna mostra.

width=La mostra Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico a Palazzo Strozzi (14 marzo-21 giugno 2015)

 

width=Le sale della mostra a Palazzo Strozzi Ai Weiwei. Libero (23 settembre 2016-22 gennaio 2017)

 

Se siete curiosi di scoprire come verranno trasformati gli spazi di Palazzo Strozzi in occasione della prossima mostra Nascita di una Nazione. Tra Guttuso, Fontana e Schifano, potrete scoprirlo di persona dal 16 marzo!

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Caterina un progetto con l’artista Cristina Pancini per A più voci

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A più voci è il programma che dal 2011 la Fondazione Palazzo Strozzi dedica alle persone con Alzheimer e a chi se ne prende cura. Per ogni mostra vengono realizzati cicli di tre incontri, progettati e condotti in collaborazione con educatori geriatrici.

Fin dall’inizio di A più voci nel 2011 il terzo incontro di ogni ciclo è stato concepito come un “laboratorio”, nel quale favorire la comunicazione tra caregiver e persona con Alzheimer attraverso linguaggi differenti da quelli verbali.
Dalla primavera del 2016 si è aggiunta una nuova voce al progetto, quella di un artista, e il laboratorio è diventato, più propriamente, “un’esperienza”.
Dopo Virginia Zanetti, che ha collaborato nel 2016, a partire da gennaio 2017 abbiamo chiesto all’artista Cristina Pancini di creare un progetto specifico legato alle opere di Bill Viola. Dopo riflessioni, inciampi e passi avanti, sorretti da forte dialogo condiviso, ha preso forma il progetto Caterina.

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Il punto di partenza è stata l’opera Catherine’s Room, dove Bill Viola si è ispirato alla predella con Storie di Santa Caterina tra beate domenicane attribuita al pittore senese Andrea di Bartolo. È la stessa Santa la cui vita è narrata nella Legenda Maior scritta nel 1393 da Raimondo da Capua.

width=Bill Viola, Catherine’s Room, 2001, Courtesy Bill Viola Studio

Per la sua installazione video Bill Viola è stato attirato soprattutto dalle scene in basso della tavola di Andrea di Bartolo, che raccontano la vita intima di donne sole, con un tono quotidiano, scene in cui si ripete lo stesso spazio interno.

width=Andrea di Bartolo, Caterina da Siena fra quattro beate domenicane e scene delle vite, 1394-1398 circa, Venezia, Gallerie dell’Accademia

Emergono quindi tre Caterine: la Catherine di Bill Viola, la Santa Caterina del libro e quella della tavola trecentesca, tre rappresentazioni diverse e contemporaneamente un’unica figura.
Il progetto di Cristina si articola intorno a una nuova Caterina, questa volta una ragazza in carne e ossa che i partecipanti di A più voci hanno l’opportunità di incontrare: Caterina – Cristina o più semplicemente “Caterina”.

Il primo passo dell’esperienza rimane l’osservazione delle opere in mostra, ogni anziano con il proprio caregiver. Poi si torna nella sala del laboratorio, trasformata per l’occasione in uno spazio da esplorare attraverso quattro postazioni appositamente preparate e accompagnate ognuna da una lettera d’istruzioni: scrivere il proprio indirizzo di casa; guardare dentro la stanza per esaminarla con occhio attento e fotografarla; entrare in relazione con alcuni oggetti posti su un tavolo; guardare fuori (dalla finestra).

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La stanza costituisce anche una “sala d’attesa” per l’ultima tappa, che avviene in uno spazio separato in cui si trova Caterina. Qui ogni anziano con il proprio accompagnatore trova un taccuino, una penna e un’altra lettera. “È da molto tempo che non esco”, c’è scritto.
Quali possono essere i consigli da dare a qualcuno che sta per mettersi in viaggio dopo un periodo di separazione dal mondo? Riprendendo la tradizione dell’Album Amicorum le pagine si sono riempite con i suggerimenti di ognuno: “trova una brava sorella”, “annusa il profumo di una rosa”, “non perdere di vista il cielo e il mare”. Sono questi pensieri ad accompagnare Caterina nei suoi viaggi, dai quali sono giunti i racconti sotto forma di lettera indirizzata a ogni partecipante.

width=Caterina è diventata anche una pubblicazione, frutto di un lavoro a più mani, dove ogni aspetto, dalla scelta della carta all’impaginazione, da ogni singolo testo al tipo di carattere sono stati pensati e realizzati con cura. Una cartellina raccoglie quattro quaderni con le parole di ogni partecipante e le lettere che Caterina ha inviato dopo essere uscita nel mondo.

La pubblicazione nasce come collaborazione con la casa editrice Boîte.
Si ringrazia Cordenons per la fornitura della carta.

Scopri di più sul programma A più Voci a Palazzo Strozzi

Ultimi giorni per Il Cinquecento a Firenze e Utopie Radicali

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Domenica 21 gennaio sarà l’ultimo giorno di apertura per le mostre in corso in questo momento a Palazzo Strozzi. Restano quindi pochissimi giorni per visitare Il Cinquecento a Firenze e Utopie Radicali, due mostre molto diverse fra loro ma entrambe imperdibili.

width=Il Cinquecento a Firenze. Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna, a cura di Carlo Falciani e Antonio Natali, permette un dialogo tra eccezionali opere sacre e profane, di cui numerose saranno restaurate per l’occasione, di artisti come Michelangelo, Bronzino, Giorgio Vasari, Rosso Fiorentino, Pontormo, Santi di Tito, Giambologna, Bartolomeo Ammannati.
Ultimo atto d’una trilogia di mostre sull’arte fiorentina del Cinquecento, iniziata con Bronzino nel 2010 e Pontormo e Rosso Fiorentino nel 2014 la mostra affronta attraverso opere pittoriche e scultoree lo sviluppo dell’arte fiorentina nella seconda metà del XVI secolo, una straordinaria stagione ricca di cultura e di estro intellettuale, segnata dalla Controriforma del Concilio di Trento e dalla figura di Francesco I de’ Medici, uno dei più geniali rappresentanti del mecenatismo di corte in Europa.

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La mostra Utopie Radicali. Oltre l’architettura: Firenze 1966-1976, ospitata negli spazi della Strozzina, celebra la straordinaria stagione creativa fiorentina del movimento radicale tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento.
Il percorso riunisce per la prima volta in un’unica mostra le opere visionarie di gruppi e personalità come Archizoom, Remo Buti, 9999, Gianni Pettena, Superstudio, UFO e Zziggurat, in un caleidoscopico dialogo tra oggetti di design, video, installazioni, performance e narrazioni capaci di raccontare un altro mondo possibile, un’utopia critica che ha avuto il merito di rompere con lo status quo di quegli anni, rendendo Firenze il centro di una rivoluzione di pensiero che ha segnato lo sviluppo delle arti a livello internazionale.

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Giovedì 18 gennaio, in concomitanza con l’ultima giornata di apertura serale fino alle ore 23.00 (ultimo ingresso alle 22.00) si terrà il Giovedì per i Giovani.
Una serata diversa dal solito in cui le mostre si animeranno grazie alla presenza di un gruppo di guide molto speciali: gli studenti del Liceo Artistico di Porta Romana (Firenze) e dell’Istituto Ernesto Balducci (Pontassieve, FI) che saranno disponibili a fornire informazioni sulle opere del percorso espositivo.
L’attività è gratuita con il biglietto di ingresso delle mostre.

Ricordiamo inoltre che giovedì dalle ore 18.00 i giovani fino ai 26 anni e gli studenti universitari potranno visitare entrambe le mostre con uno speciale biglietto congiunto a € 5,00.

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Per chi invece volesse visitare le mostre con una delle nostre guide è possibile farlo partecipando alle visite organizzate per singoli visitatori.
Per la mostra Il Cinquecento a Firenze le visite sono previste giovedì 18 gennaio alle 16.00 e alle 18.00, il costo è di € 10,00 oltre al biglietto di ingresso.
Per info e prenotazioni
da lunedì a venerdì
9.00-13.00; 14.00-18.00
Tel. 055 2469600
prenotazioni@palazzostrozzi.org

Per la mostra Utopie Radicali la visita si terrà domenica 21 gennaio alle 16.30.
La visita è gratuita e senza prenotazione fino a esaurimento dei posti. Non comprende il biglietto d’ingresso.

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In questi ultimi giorni di mostra è molto probabile che ci sia un’affluenza straordinaria di visitatori. Se volete evitare qualsiasi coda ed entrare direttamente nelle mostre, è possibile acquistare i biglietti online.